GIUSEPPE PENNISI
PESARO
Si conclude domani sera a Pesaro (ormai diventata la piccola Bayreuth sull’Adriatico) il Rossini Opera Festival (Rof), giunto alla trentacinquesima edizione. È, quindi, tempo di bilanci e prospettive, tanto più che sin dall’inizio il festival ha essenzialmente mantenuto lo stesso gruppo dirigente.
In primo luogo, quando, con La Gazza Ladra diretta da Gianandrea Gavazzeni, la manifestazione ha preso l’avvio, pochi pensavano che sarebbe diventata una realtà economica importante. Un’analisi dell’Università di Urbino conferma che ciascun euro di contributo pubblico ne genera sei di aumento di fatturato nell’economia dell’area nel periodo del festival, principalmente grazie all’apporto di un pubblico per due terzi composto da non residenti nelle Marche e per la metà da stranieri. Lo si è avvertito questa estate: l’area in cui importanti imprese (Scavolini, Indesit) e istituzioni finanziarie (Banca Marche) sono in difficoltà, è apparsa rifiorire nelle settimane del festival. In secondo luogo, molti consideravano temerario l’obiettivo di rappresentare edizioni critiche dell’intero patrimonio artistico lasciato da Rossini (e per decenni ignorato). Con la produzione di Aureliano in Palmira, in questa trentacinquesima edizione, il target è stato raggiunto, anche creando un’apposita 'accademia' per la vocalità rossiniana, a cui nei primi anni si è sopperito invitando soprattutto contanti americani (nelle cui 'music schools' il canto rossiniano si insegna dagli anni sessanta).
In secondo luogo, il festival in corso presenta anche qualche ombra. Il vero successo artistico e di pubblico è Il Barbiere di Siviglia in un’edizione low cost dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino in cui, grazie a una miriade di idee che coinvolgono il pubblico, si ride a crepapelle. Un cast esemplare ( Juan Francisco Gatell, Paolo Bordogna, Chiara Amarù, Florian Sempey, Alex Exposito) e l’orchestra del Comunale di Bologna guidata con perizia da Giacomo Sacripanti tengono lo spettacolo ai più alti livelli musicali. Due aspetti sono da sottolineare: le due precedenti edizioni sceniche della commedia in musica al festival, affidate nel 1992 a Luigi Squarzina (1992) ed a Luca Ronconi (2005), hanno annoiato (per la loro impostazione politico sociale) più che divertito il pubblico; lo spettacolo è nato come edizione semiscenica, ma i 'ragazzi' di Urbino ed i loro docenti lo hanno trasformato in un gioiello di 'teatro totale' che non sfigurerebbe ai maggiori festival internazionali (Aix, Vienna, Salisburgo) e che merita di essere portato in tournée. L’opera inaugurale, Armida, è puro edonismo vocale: un soprano in grado di svettare, ma anche di raggiungere registri molto gravi, alle prese con quattro tenori. La giovane Carmen Romeu si è disimpegnata bene ma ha un volume sottile e non scende a registri da contralto. Ottimi i quattro tenori (Antonino Siragusa, Randall Bills, Dmitri Korchak, Vassilli Kavayas). Bravo Carlo Lepore nel ruolo del malvagio. Hanno lasciato perplessi la regia di Luca Ronconi, contestata da parte del pubblico, e la concertazione 'verdiana' di Carlo Rizzi.
L’attesa edizione critica di Aureliano in Palmira, affidata regia di Mario Martone ed alla bacchetta di Will Crutchfield sfoggia grandi voci (Micheal Spyres, Jessica Pratt e Lena Belkina) in un drammone di quattro ore da cui lo stesso Rossini ha attinto a man bassa per altri lavori. Di interesse prettamente filologico, arduo prevedere che abbia una nuova stagione. Nelle tre opere, i complessi (orchestra, coro) del Comunale di Bologna hanno dato un’ottima prova. Occorre notare che tra i due lavori giovanili ( Aureliano in Palmira e Armida, basate rispettivamente sul perdono e sul pentimento) e La Petite Messe Solennelle in programma al termine del festival c’è un nesso che merita di essere esplorato dal festival: il percorso del cattolicesimo di Rossini , da una fase 'liberale (la Cantata per l’elezione al Papato di Pio IX, inizialmente considerato un innovatore) ad una fase quasi bigotta ad una lunga serena fase matura. Per il 2015 sono in cantiere: La Donna del Lago (con regia di Damiano Michieletto), Adelaide di Borgogna (Pier Alli) e La Gazzetta, satira del gionalismo pettegolo (Mazzonis).
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ROSSINI OPERA FESTIVAL. «Armida» con la regia di Ronconi
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