mercoledì 20 agosto 2014

La Bayreuth sull’Adriatico in Avvenire 21 agosto





GIUSEPPE PENNISI

PESARO
S
i conclude domani se­ra a Pesaro (ormai di­ventata la piccola Bay­reuth sull’Adriatico) il Rossini Opera Festival (Rof), giunto alla tren­tacinquesima edizione. È, quindi, tempo di bilanci e pro­spettive, tanto più che sin dall’inizio il festival ha essenzialmente man­tenuto lo stesso gruppo dirigente.

In primo luogo, quando, con La Gazza Ladra diretta da Gianandrea Gavazzeni, la manifestazione ha preso l’avvio, pochi pensavano che sarebbe diventata una realtà eco­nomica importante. Un’analisi del­l’Università di Urbino conferma che ciascun euro di contributo pubbli­co ne genera sei di aumento di fat­turato nell’economia dell’area nel periodo del festival, principalmen­te grazie all’apporto di un pubblico per due terzi composto da non re­sidenti nelle Marche e per la metà da stranieri. Lo si è avvertito questa e­state: l’area in cui importanti im­prese (Scavolini, Indesit) e istituzio­ni finanziarie (Banca Marche) sono in difficoltà, è apparsa rifiorire nel­le settimane del festival. In secondo luogo, molti consideravano teme­rario l’obiettivo di rappresentare e­dizioni critiche dell’intero patrimo­nio artistico lasciato da Rossini (e per decenni ignorato). Con la pro­duzione di Aureliano in Palmira, in questa trentacinquesima edizione, il target è stato raggiunto, anche creando un’apposita 'accademia' per la vocalità rossiniana, a cui nei primi anni si è sopperito invitando soprattutto contanti americani (nel­le cui 'music schools' il canto ros­siniano si insegna dagli anni ses­santa).

In secondo luogo, il festival in cor­so presenta anche qualche ombra. Il vero successo artistico e di pub­blico è Il Barbiere di Siviglia in un’e­dizione low cost dell’Accademia del­le Belle Arti di Urbino in cui, grazie a una miriade di idee che coinvol­gono il pubblico, si ride a crepapel­le. Un cast esemplare ( Juan Franci­sco Gatell, Paolo Bordogna, Chiara Amarù, Florian Sempey, Alex Expo­sito) e l’orchestra del Comunale di Bologna guidata con perizia da Gia­como Sacripanti tengono lo spetta­colo ai più alti livelli musicali. Due aspetti sono da sottolineare: le due precedenti edizioni sceniche della commedia in musica al festival, af­fidate nel 1992 a Luigi Squarzina (1992) ed a Luca Ronconi (2005), hanno annoiato (per la loro impo­stazione politico sociale) più che di­vertito il pubblico; lo spettacolo è nato come edizione semiscenica, ma i 'ragazzi' di Urbino ed i loro do­centi lo hanno trasformato in un gioiello di 'teatro totale' che non sfigurerebbe ai maggiori festival in­ternazionali (Aix, Vienna, Salisbur­go) e che merita di essere portato in tournée. L’opera inaugurale, Armi­da, è puro edonismo vocale: un so­prano in grado di svettare, ma anche di raggiungere registri molto gravi, alle prese con quattro tenori. La gio­vane Carmen Romeu si è disimpe­gnata bene ma ha un volume sotti­le e non scende a registri da con­tralto. Ottimi i quattro tenori (Anto­nino Siragusa, Randall Bills, Dmitri Korchak, Vassilli Kavayas). Bravo Carlo Lepore nel ruolo del malva­gio. Hanno lasciato perplessi la re­gia di Luca Ronconi, contestata da parte del pubblico, e la concerta­zione 'verdiana' di Carlo Rizzi.

L’attesa edizione critica di Aurelia­no in Palmira, affidata regia di Ma­rio Martone ed alla bacchetta di Will Crutchfield sfoggia grandi voci (Mi­cheal Spyres, Jessica Pratt e Lena Belkina) in un drammone di quat­tro ore da cui lo stesso Rossini ha at­tinto a man bassa per altri lavori. Di interesse prettamente filologico, ar­duo prevedere che abbia una nuo­va stagione. Nelle tre opere, i com­plessi (orchestra, coro) del Comu­nale di Bologna hanno dato un’ot­tima prova. Occorre notare che tra i due lavori giovanili ( Aureliano in Palmira e Ar­mida, basate rispettivamente sul perdono e sul pentimento) e La Pe­tite Messe Solennelle in programma al termine del festival c’è un nesso che merita di essere esplorato dal festival: il percorso del cattolicesi­mo di Rossini , da una fase 'libera­le (la Cantata per l’elezione al Papa­to di Pio IX, inizialmente conside­rato un innovatore) ad una fase qua­si bigotta ad una lunga serena fase matura. Per il 2015 sono in cantie­re: La Donna del Lago (con regia di Damiano Michieletto), Adelaide di Borgogna (Pier Alli) e La Gazzetta, satira del gionalismo pettegolo (Mazzonis).

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ROSSINI OPERA FESTIVAL. «Armida» con la regia di Ronconi









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