lunedì 4 agosto 2014

La “trappola” di Monti per Renzi in Il Sussidiario 5 agosto



FINANZA E POLITICA/ La “trappola” di Monti per Renzi

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FINANZA E POLITICA/ La “trappola” di Monti per Renzi

Dalla Germania, dove il vostro chroniqueur è in vacanza, si guarda all’Italia con costernazione. In primo luogo, la bocciatura di Standard & Poor’s dei titoli argentini potrebbe scatenare una crisi finanziaria: le interconnessioni dei flussi finanziari sono tali che dal “Cono Sud” dell’America Latina le tensioni raggiungerebbero presto l’eurozona. E tanto la Banca centrale europea quanto il Fondo monetario internazionale hanno avvertito che Italia e Spagna sono i paesi il cui debito pubblico può contagiare il resto del sistema più degli altri. Chi non ci crede legga le cronache del Banco Espirito Santo. In secondo luogo, negli ultimi 15 anni, il Cesifo di Monaco, il cui Presidente Hans Werner Sinn è anche il consigliere più ascoltato dal Cancelliere Angela Merkel, non ha mai sbagliato le previsioni sull’Italia: all’ultima tornata, accanto al “profondo rosso” del debito pubblico (116% del Pil quando entrammo dell’euro e adesso al 135%), vede i segni sempre più marcati di una deflazione.
Non mancano proposte per fare di meglio. La Fondazione economia dell’Università di Tor Vergata ha presentato un rapporto di 20 economisti il 3 luglio al ministero degli Affari esteri; non sembra che nessuno gli abbia dato peso. Il 30 luglio, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha diffuso sullo stesso tema un documento del Direttore generale per l’Analisi economica: anche in questo caso nessuna reazione. Anzi, le malelingue (che spesso ci azzeccano) affermano che è stato dato al web proprio in seguito alla frustrazione del fatto che chi avrebbe dovuto leggerlo se ne sarebbe infischiato.
In terzo luogo, in questo contesto la preoccupazione principale del Presidente del Consiglio sembra essere quella di girare in Italia per farsi vedere in ogni luogo. Quella secondaria pare essere trovare un posto per Federica Mogherini (a cui la Farnesina pare addirsi piuttosto poco). Tra un viaggio e l’altro, non si è accorto che la riforma della Costituzione approdata in Senato contiene un trappolone proprio per lui. Alcuni “dissidenti” del Pd hanno cercato di avvertire lui e i suoi collaboratori, senza cavare un ragno dal buco. L’opposizione non cavalca il tema perché vorrebbe Renzi di ritorno a Pontassieve.
Di che si tratta? Un punto che può apparire tecnico, ma ha una forte valenza politica. Facciamo un piccolo passo indietro: tanto il documento di Tor Vergata quanto quello del Tesoro mostrano l’esigenza di politica di crescita. Oggi ancora più forte di quanto non fosse il 3 o il 30 luglio poiché l’Istat ha certificato “inflazione zero”, ossia deflazione annunciata. Nel riformare la Costituzione, Renzi e i suoi collaboratori si stanno preoccupando di sopprimere il Cnel (ormai uno scalpo per mostrare che qualcosa è stato fatto), riportare al centro alcuni funzioni essenziali e far diventare senatori (protetti da immunità parlamentare) consiglieri regionali e sindaci molto attenzionati dalla magistratura.
Facciamo un passo un po’ più indietro ai tempi del Governo Monti. Il Premier e i suoi non hanno toccato la “legge rafforzata sul pareggio di bilancio” che li costringe a chiedere ogni anno una deroga all’Unione europea e comunque espone Governo e Parlamento a vertenze anche solo “incidentali” di fronte alla Corte Costituzionale. Una legge di cui non c’era alcuna esigenza, una volta ratificato il Fiscal compact, ove l’art. 81 della Costituzione venisse applicato correttamente. La volle fortissimamente il Ministro Moavero (ai tempi del breve Governo Monti) per mostrare ai suoi colleghi funzionari della Commissione europea come in pochi mesi aveva cambiato la mentalità degli italiani. La vanagloria è sempre dannosa.
Ora il Governo Renzi è nei guai. Da un lato, può cambiare il disegno di legge di riforma della Costituzione rendendo un mucchio di cocci un vaso di Pandora già a rischio di venire rotto. Può tenersi la “legge rafforzata” così com’è sapendo, però, di trovarsi nella posizione di quel proverbio fiorentino secondo cui ci sono mariti che per fare dispetto alla moglie si fanno tagliare gli attributi. È un pasticciaccio brutto. Solo lui può decidere cosa fare. Anche perché gli attributi sono i suoi.


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