FESTIVAL
A Salisburgo le note del sacro
A Salisburgo le note del sacro
GIUSEPPE PENNISI
SALISBURGO
Da alcuni anni, una sezione del Festival di Salisburgo è dedicata alla musica sacra. Nata come 'ouverture spirituale', quest’anno la serie è iniziata il 18 luglio con La Creazione di Haydn, diretta da Bernard Haitink e terminata il 31 luglio con un confronto tra 'nuove tendenze' nella musica dello spirito islamica e cristiana. Trenta concerti (circa quaranta se si includono le sinfonie di Bruckner, tutte a carattere religioso). Pereira, in trasferimento alla Scala, sostiene che si tratta di «uno scrigno dove c’è molto da trovare»: quest’anno, ad esempio, è stato scoperto un oratorio di Mozart di cui si ignorava l’esistenza. Nei giorni a Salisburgo, oltre ad ascoltare il terso ed asciutto oratorio di Händel Israel in Egypt, seguito dal coro e dai solisti del Balthasar- Neumann Esemble, diretti da Thomas Engelbrock, mi sono dedicato al confronto tra musica contemporanea di ispirazione cristiana e musica dello spirito di tradizione islamica.
È un confronto in atto da tempo. Nel 1932, il Re Fuad dell’Egitto sponsorizzò un convegno internazionale a cui parteciparono Bartok e Hindemith. È rimasto tra pochi specialisti, anche in quanto la tradizione delle musica islamica è principalmente vocale mentre quella della musica occidentale strumentale. In Italia, la Sagra Musica Umbra ha fatto molto per fare conoscere la musica islamica, ma non ha ancora giustapposto le due esperienze sul piano della musica sacra contemporanea. Nell’ultimo dei concerti sul tema a Salisburgo, uno studio per musica elettronica di Mar André (scuola Boulez-Ircam) viene messo a confronto con quattro composizioni contemporanee. Samir Oder Tamini, compositore palestinese di cittadinanza israeliana, noto anche per i suoi studi filosofici sul Corano, presenta un lavoro per un’orchestra di una ventina di elementi. Intitolato Cihnagir dal nome di un quartiere di Istanbul ne rappresenta, in 12 minuti, la diversità etnica e religiosa. Sullo stesso tema Marc-André necessita di un organico vasto, dislocato in vari luoghi della sala ed integrato da live electronics per evocare le voci del mullah, dei rabbini e dei sacerdoti di varie religioni cristiane dando alla partitura un vasto senso ecumenico. Kesik per 12 istrumenti della compositrice turca Zeynep Gedizliouglu guarda invece alle cesure tra le culture, e le religioni del Mediterraneo, con ’a solo’ dell’oboe denso di richiami alla tradizione orientale.
Il lavoro( in prima mondiale), commissionato dal Festival del compositore egiziano Amr Okba si basa sul romanzo Rhadopis of Nubia del Premio Nobel, Naguib Mahfouz; è un poema sinfonico di stampo europeo sulla responsabilità e la lealtà di chi governa nei confronti dei suoi cittadini. Tratta anche di come i sacerdoti possono fare uso improprio di religione e fede per puri fini di potere. Molto più prossimi alla contemporaneità occidentale il lavoro di Hossam Mahmoud
Tarab 5 presentato anche esso in prima esecuzione mondiale. La «Tarab» è un canto sacro arabo molto intenso; include un ’a solo’ per violino basato su testo di san Giovanni della Croce.
Sorge spontaneo chiedersi se il dialogo tra musicisti non ne possa facilitare uno più ampio economico e sociale.
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Dalla musica elettronica di Mar André al canto arabo della 'Tarab' un confronto tra sinfonie cristiane e islamiche
OUVERTURE SPIRITUALE. Musica sacra al Festival
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