OPERA/
Perché con Il Barbiere finalmente il ROF ci azzecca
Pubblicazione: mercoledì 20 agosto 2014
Il Barbiere di Siviglia
NEWS Musica
Alla terza produzione scenica de Il Barbiere di
Siviglia, il Rossini Opera Festival (ROF) finalmente ci azzecca. E produce,
a costo bassissimo, uno spettacolo che merita di andare in tournée nei
principali teatri storici italiani (purché di dimensioni contenute come il
Teatro Rossini di Pesaro) nonché di presentare l’Italia in festival
internazionali come quelli di Vienna e Aix-en-Provence che hanno sale adatte.
Eppure, non sarebbe dovuta essere una produzione scenica.
Programmata a ragione della riduzione del budget
complessivo della manifestazione a causa della riduzione delle sponsorizzazioni
(per ragioni di crisi aziendali e bancarie nell’Italia centrale), non potendo
presentare Il Barbiere ancora una volta in versione da concerto, si era
pensato ad una versione semi-scenica che fosse poco più di un saggio di fine
corso dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino, affiancandoli però con
cantanti di rango, una buona orchestra ed un maestro concertatore giovane ma già
affermato. A poco a poco il progetto si è trasformato in un allestimento
scenico vero e proprio. E che allestimento scenico!
A Pesaro mettere in scena Il Barbiere fa
tremare i polsi. Si pensi che per presentare un Barbiere che fosse
filologicamente esemplare il Festival iniziato nel 1979 ha aspettato sino al
1992. Gli aspetti musicali erano buoni (ma non eccelsi); tuttavia, la regia di
Luigi Squarzina trasportava l’azione nella sala di anatomia dell’Archiginnasio
dell’Università di Bologna. Tra scheletri e fiale. Allegria! Il pubblico
entrava in teatro pensando di divertirsi (come di solito avviene quando è in
scena una delle maggiori commedie in musica del diciannovesimo secolo) e ne
usciva triste. Peggio ancora nel 2005: grandissime voci, ma nell’enorme
palcoscenico Luca Ronconi leggeva Il Barbiere come apologo sociale in
cui il capitalista Bartolo teneva in prigione la povera Rosina.
L’Accademia delle Belle Arti di Urbino (tutti i
componenti dell’équipe sono elencati nel programma di sala ma non c’è né un
regista né uno scenografo in senso stretto) ha concepito invece uno spettacolo
multimediale divertentissimo che mantiene l’orchestra del Teatro Comunale di
Bologna nella tradizionale buca ed è concertata con sapienza da Giacomo
Sacripanti) ma utilizza tutto il teatro- palcoscenico, palchi, platea-
per l’azione scenica. I costumi sono ovviamente contemporanei, tranne quello
dell’ufficiale che al termine del primo atto entra in sala in uniforme
napoleonica e su un cavallo impagliato di grandezza naturale. Rosina (Chiara
Amarù) è ‘grassottella’ come richiede il libretto ma non ha difficoltà con una
coloratura che la porta a registri da contralto. Juan Francisco Gatell è un
Conte d’Almaviva che affronta spavaldamente , e con grande naturalezza, l’aria
finale Cessa di più resistere che molti tenori scansano con il pretesto
che non è essenziale all’azione ma anzi la rallenta. Figaro è il francese
Florian Sempey, un vero diavolo di vivacità atletica e canora. Don Bartolo e
Don Basilio i veterani Paolo Bordogna ed Alex Esposito. Felicia Bongiovanni è
una Berta a tutto tondo.
Azione spigliatissima con visual aids di classe. Ritmo
incalzante da film comico. Tante risate, tanti applausi e tante speranze che
questo Barbiere viaggi a lungo in Italia ed all’estero.
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