domenica 3 giugno 2012
Atene e Madrid, se arriva la «grande slavina» in Avvenire 2 giugno
l’analisi Atene e Madrid, se arriva la «grande slavina»
DI GIUSEPPE PENNISI
I l 28 e il 29 giugno, i Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea si riuniranno per riflettere del futuro dell’integrazione del continente e (si auspica) varare le misure di crescita e solidarietà per superare la crisi. Il 17 giugno si svolgerà una nuova tornata di elezioni politiche in Grecia, dal cui esito dipenderà, in gran misura, se la Repubblica ellenica manterrà o meno l’accordo raggiunto in marzo con i creditori raggruppati nell’Institute of International Finance (Iif), nonché con la Banca centrale europea (Bce), la Commissione Europea (Ce) e il Fondo monetario internazionale (Fmi). Ancora prima di allora, si saprà se darà frutti positivi la trattativa, interna e internazionale, che dal primo maggio si sta conducendo in Spagna per evitare il tracollo del sistema bancario (un tracollo che rischia di danneggiare seriamente gli istituti del resto d’Europa, specialmente quelli francesi e tedeschi che hanno rapporti più stretti con quelli iberici).
Se il ritorno della Grecia alla dracma e il tracollo dei servizi finanziari spagnoli si verificassero quasi in parallelo – dicono al Fmi – , «una grande slavina» coinvolgerebbe l’intera fi¬nanza internazionale e aggravereb¬be la recessione in corso in Europa e ritarderebbe i tempi per una ripresa. Alla Bce e alla Ce –oltre che nei singoli Stati dell’Ue – si stanno mettendo a punto «piani B» per fronteggiare un’eventuale «grande slavina». I portavoce delle autorità italiane negano di avere nel cassetto scenari e strategie alternative per fronteggiar¬la; riserbo comprensibile – anche per non abbattere ulteriormente il morale dei concittadini – ma programmi coordinati con molti altri Stati dell’eurogruppo sono stati predisposti, se non altro per non essere impreparati se l’evento si verifica. Tanto più che siti per abbonamento di analisi del rischio e di strategie di opzioni reali (come www.crystalball.com) gli attribuiscono tra il 30% ed il 50% di probabilità.
Come nella orwelliana «Fattoria de¬gli Animali», di fronte alla grande slavina «alcuni saranno più eguali degli altri». Sia nell’ambito dei Paesi maggiormente interessati (Grecia, Spagna) sia a livello internazionale. In Grecia, da alcune settimane, chi può trasferisce conti correnti e soprattutto conti di deposito, all’estero, sempre all’interno dell’eurozona (dove vige libertà assoluta di movimenti di capitale) ma verso lidi più sicuri. Alla Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri) si ha sentore di movimenti analoghi in Spagna (al tema ha dedicato un ampio servizio il
New York Times del 25 maggio). Mentre le fasce più deboli di Grecia e Spagna fanno seria fatica a mettere in¬sieme il pranzo con le cena, quelle più forti si stanno ponendo ai ripari.
E gli istituti, a cui risparmiatori piccoli e grandi hanno affidato il loro risparmio? La situazione è variegata. Un quadro completo lo ha forse unicamente l’Iif che ne raggruppa 400 ed è stato il principale negoziatore dell’accordo di marzo con la Grecia. L’intesa di marzo favorisce numero¬si creditori di Atene molto di più di quanto non mostri la stampa d’informazione finanziaria. Per quanto riguarda gli istituti spagnoli, la radice – come si è scritto su Avvenire del 20 maggio – è principalmente interna: prestiti facili al settore delle costruzioni. Lo scenario è una serie di na-zionalizzazioni (con indennizzi for¬temente scontati) che colpiranno soprattutto partner francesi, britanni¬ci e tedeschi.
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