martedì 5 giugno 2012

Un´estate violenta o costruttiva? in Formiche giugno

Un´estate violenta o costruttiva? 05/06/2012 | Giuseppe Pennisi L´estate del 2012 sarŕ “violenta” o sarŕ “costruttiva”? C’č, da un lato, una miscela tale da attizzare piů di un incendio, ma ci sono anche segnali costruttivi di cui quasi non parla la stampa economica, ma che In giugno inizia l´estate. Quella del 2012 sarà "violenta" (per parafrasare il titolo del bel film di Valerio Zurlini del lontano 1959) o sarà "costruttiva"? C´è, da un lato, una miscela tale da attizzare più di un incendio: la possibilità di un´insolvenza della Spagna al prossimo rifinanziamento del debito estero, i programmi di uscita dall´euro di alcuni Stati dell´eurozona, il rischio che l´aumento della pressione tributaria in Italia trasformi in depressione la recessione in atto, una nuova lite su come organizzare gli organi di governo di Fondo monetario e di Banca mondiale, la "notarizzazione" del fallimento definitivo della Doha development agenda (Dda) per la liberalizzazione degli scambi mondiali. Non mancano i presagi di un´estate "violenta", per cui è bene che i politici e i tecnici che li assistono non prevedano vacanze troppo lunghe. Ci sono, però, anche segnali costruttivi, di cui quasi non parla la stampa economica, ma che meritano di essere approfonditi. Il più interessante è il possibile inizio di un negoziato per una "zona di libero scambio" Usa-Ue. Nascerebbe sulle ceneri della Dda, ma rappresenterebbe un´indicazione importante per i Brics e per i Paesi in via di sviluppo nella direzione di una crescita dell´economia mondiale attivata dalla liberalizzazione degli scambi nell´area "atlantica" − come fu quella degli anni tra la conclusione del Kennedy Round e la prima crisi petrolifera (e il parallelo tracollo del sistema monetario internazionale quale definito, nel 1944, alla conferenza di Bretton Woods). Il lavorio diplomatico ha preso l´avvio a metà aprile con la visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, alle istituzioni comunitarie a Bruxelles. È continuato con discrezione; i principali interlocutori sono il direttore generale per il Commercio con l´estero della Commissione europea, Jean-Luc Demarty, e la vice rappresentante speciale del presidente degli Stati Uniti per i Negoziati commerciali, Miriam Sapiro. Il dialogo è continuato in maggio. Il commissario europeo al Commercio Karel De Gucht si dichiara convinta che si vedranno "buoni frutti", sempre che non si voglia essere "eccessivamente ambiziosi". L´Ue ricordiamolo ha concluso un accordo per una "zona di libero scambio" con la Corea del Sud, ma trattative analoghe con il Mercosur e l´India si trascinano da anni. Due sono gli ostacoli principali a un´intesa con gli Stati Uniti, ambedue posti principalmente dalla Francia: a) il commercio di prodotti agricoli (che rimetterebbe in causa la politica agricola comune) e b) gli scambi in materia di beni e servizi culturali (principalmente audiovisivo). È possibile che i due comparti vengano, almeno in una prima fase, accantonati. Tuttavia, la crisi (si sostiene a Bruxelles) ha inciso sulle prassi consolidate: in un´Europa che ristagna e rischia di avvitarsi su se stessa sarebbe dannoso rinunciare all´opportunità di trovare un volano per la ripresa nel commercio attraverso l´Atlantico. Oggi, nonostante l´apprezzamento dell´euro rispetto al dollaro in atto da alcuni anni, gli scambi Ue-Usa evidenziano un surplus consistente a favore dell´Europa a 27 (il cui export verso gli Stati Uniti ha toccato i 260,6 miliardi di euro, rispetto ad un import di 184,2 miliardi di euro quindi con un attivo di 76,3 miliardi di euro). L´intercambio Ue-Usa è particolarmente favorevole all´Europa nei settori dell´impiantistica industriale, dei trasporti e della chimica. Quindi, in settori di punta sotto il profilo tecnologico. In comparti tradizionali (come l´abbigliamento), invece, l´Ue ha un surplus debolissimo (appena 2,4 miliardi di dollari) nei confronti degli Stati Uniti. Una zona di libero scambio "atlantica" favorirebbe una crescita trainata dalla tecnologia in Europa. © Riproduzione riservata

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