InScena
Il sogno di Britten, magia all'Opera di Roma
di Giuseppe Pennisi
A
mid-summer night's dream di Benjamin Britten è all'Opera di Roma fino al 26
giugno e rappresenta un anticipo delle celebrazioni per il centenario dalla
nascita dell'autore nel 2013. È un'edizione nuova di zecca di Paul Curran (con
le scene e i costumi di Kevin Knight), ambientata in un museo di storia
naturale in cui si dipana, tra finzione e realtà, il complicato intreccio dei
rapporti fra quattro coppie in un mondo di fate e folletti.
Il gioco, gli amori, le liti
e gli scambi di partner declinano una vasta gamma di rapporti
erotico-sentimentali e il rimpianto della giovinezza (per due delle quattro
coppie, ormai un ricordo). Una scena unica, con pochi elementi per caratterizzare
i differenti ambienti, rende lo spettacolo a basso costo e facilmente
trasferibile. La direzione musicale di James Conlon mette in risalto l'abilità
di Britten nel riallacciarsi alla tradizione musicale rinascimentale
britannica, incorporando tecniche rigorosamente novecentesche di costruzione di
ogni scena su un unico tema. La concertazione è cameristica, l'organico molto
essenziale, composto da cembalo, due arpe e piccole pattuglie di archi, fiati,
ottoni e percussioni. Nonostante le vaste dimensioni del Teatro dell'Opera non
favoriscano le sonorità concepite per una sala in legno di 400 posti, raramente
le percussioni e i fiati hanno avuto una smalto così chiaro. In scena ci sono
voci giovani, fra cui Lawrence Zazzo, un magnifico controtenore. (riproduzione
riservata)
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