Il vero ingorgo romano non è né sulla tangenziale né sul raccordo anulare. Ma negli uffici giudiziari dove nell’intero distretto di corte d’appello, la nuove cause civili nel 2008 hanno, sino ad ora, subito un balzo dell’8%- ben 222mila che si aggiungono ad uno stock di oltre mezzo milione giacenti in quanto lascito degli anni passati. I nodi sono moltissimi: dalla riforma dei codici all’insufficienza degli organici. Un diplomatico keynota ironizza che le classifiche delle Fondazioni Fraser e Heritage pongono la giustizia civile romana dopo quella della Bielorussia e del Benin in quanto tempo dei procedimenti e certezza della pena.
Non può certo un semplice economista suggerire soluzioni ad un nodo su cui hanno riflettuto e stanno riflettongo decine di commissioni di studio composte di addette-ai-lavori e di cittadini-consumatori del bene pubblico “giustizia”, un bene che pare negato a molti italiani.
Tuttavia, può essere utile riflettere su una delle determinanti dell’ultima ondata dell’ingorgo: ogni giorno sulle scrivanie dei giudici di pace arrivano 400 nuovi ricorsi contro multe, considerate, a torto od a ragione, “pazze”. Sulle gracili scrivanie, spesso in compensato, si sta accumulando un Himalaya di ricorsi che minaccia di farle crollare, dando un immagine anche fisica del tracollo della giustizia civile romana. Quasi tutti questi ricorsi sono nei confronti della Equilitalia Gerit s.p.a., concessionaria del Comune: riguardano multe notificate mediamente dieci giorni prima che passassero i cinque anni dalla supposta infrazione (e, quindi, scattasse la decadenza dei termini). In quasi tutte le notifiche Gerit non è allegata né l’originale della contravvenzione (vi è spesso una fotocopia difficilmente leggibile) e quasi mai l’avviso con lettera raccomandata secondo quanto previsto dal codice civile. E’ altamente probabile, che gran parte delle multe verranno annullate. Nel frattempo, tale modo di gestire ci porta dietro la Bielorussia ed il Benin e impedisce agli italiani di avere una giustizia efficiente ed efficace.
Che fare? Se fosse in vigore la “class action” per cui si batte il Ministro Renato Brunetta, la Gerit sarebbe più attenta ai propri comportamenti poiché i suoi dirigenti rischierebbe risarcimenti miliardari, pignoramento immediato dei propri beni (mentre è in corso il processo) ed in caso di dolo e colpa grave anche il carcere (negli Usa sono stati comminati ergastoli).
Brunetta non è stato ascoltato. Quindi, non resta che appellarsi al Sindaco se i ricorsi si concludono annullando la miriade le cartelli Gerit si operi perché i dirigenti della società vengano invitati a seguire la terapia “Villa Literno” (ossia raccolta di pomodori invece che di multe). Nel frattempo, si può considerare una sanatoria per quanto richiesto dalla Gerit con tanto ritardo, chiedendo, però, alla Gerit medesima di versare al Comune le somme dovute e non incassate a ragione della sua sciatta lentocrazia.
I romani, e gli italiani, comunque, non possono essere vessati ed i tribunali ingorgati da chi, con il gettito tributario, non fa il proprio lavoro o lo fa male.
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