Dopo un periodo di prove al Teatro Rossini di Lugo di Romagna, l’ultima scoperta di Riccardo Muti – la quarta versione del “Demofoonte” di Nicolò Jommelli composta nel 1770 su libretto di Pietro Metastasio – ha preso il volo al Festival di Pentecoste di Salisburgo. Sarà di nuovo in Romagna in luglio al Ravenna Festival, dopo una serie di repliche all’Opéra a Parigi; in autunno, una probabile una tournee in Italia centrale.
“Demofoonte” è un’”opera seria”: sgarbi fatti agli Dei, mostri inviati per punire i colpevoli (veri o presunti), amori tormentati ed intrighi sino al lieto fine di prammatica. Jommelli, uno dei maestri della “scuola napoletana”, ebbe una grande influenza sui musicisti più giovani di lui- in particolare su Mozart. Di particolare interesse, nella partitura, i recitativi “accompagnati” che accentuano l’azione ed anticipano le “tragedie liriche” dell’inizio dell’Ottocento. A Salisburgo, l’opera ha avuto un’accoglienza calorosa, nonostante le circa quattro ore di spettacolo. Muti ha diretto con una bacchetta agile e spigliata. La regia di Cesare Lievi e le scene di Margherita Palli sono efficaci nello spostare l’azione da una mitica Grecia alla fine del Settecento. Il successo è soprattutto merito dei giovani della Orchestra Cherubini (selezionati con molta cura) e dei sette solisti , anche loro tra le nuove generazioni del teatro in musica. Alle prese con arie molto ardue – l’”opera seria” della scuola napoletana era l’esaltazione del virtuosismo vocale – tutti reggono bene la prova. Spiccano, in particolare, Dimitri Korchak e Maria Grazia Schiavo. Nelle prossime riprese e tournée, una sforbiciata qua e là farebbe apprezzare ancora di più spettacolo e interpreti.
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