sabato 13 giugno 2009

L’ACCORDO CON LA CASA BIANCA PASSA PER DUE ESEMPI CONCRETI Avvenire 13 giugno

Silvio Berlusconi dovrà tenere in mente due cifre quando il 15 giugno,– nella veste di Presidente del Consiglio italiano e Presidente dell’ormai imminente G8 de l’Aquila – incontrerà, alla Casa Bianca, il Presidente Usa Barack Obama. Le più eloquenti (delle tante elaborate dai suoi collaboratori) per illustrare sia come si è finiti nel pasticciaccio brutto della crisi internazionale sia come si può uscirne. La prima riguarda il prezzo di un barattolo di caffé macinato per uso casalingo. La seconda il tasso di risparmio delle famiglie americane. Sulla seconda si sono scritti volumi e volumi in questi ultimi anni (e prodotto il film “We All Fall Down”- “Cadiamo Tutti Insieme”) per sostenere che gli Usa sono finiti in un baratro senza fondo in cui stanno trascinando il resto del mondo. La prima è invece meno nota; è stata calcolata, nelle sue implicazioni economiche e finanziaria, da Jenifer Martin che insegna diritto e finanza alla prestigiosa University Brandeis in un saggio che apparirà in autunno nella “University of Memphis Law Review”, ma le cui bozze sono in circolazione tra gli addetti ai lavori.
Veniamo alla cifra più utile a fare comprendere perché siano urgenti regole di base internazionali (che il Ministro Giulio Tremonti chiama “global standard”) lineari ma condivise ed applicate dal “nocciolo duro” (ossia i principali Stati) della comunità internazionale. Nonostante sia stato varata all’inizio del 2009 (e sulla scia della crisi) una nuova regolamentazione Usa per rendere più trasparente l’utilizzazione di carte di credito da parte dei consumatori, ancora oggi un barattolo di caffé macinato comprato a $ 4 al supermercato può costare, all’acquirente, sino a $ 39 se saldato non prontamente ma con carta di credito ed un debito in progressiva “escalation”. Ciò ha schiacciato i risparmi prima ed i consumi poi degli americani ed è una delle determinanti del pasticcio in corso. Jenifer Martin documenta che la (nuova) regolamentazione (redatta dalle autorità monetaria e dalle casse di risparmio Usa) è tanto barocca da poter dare luogo a fraintendimenti ed abusi. Un confronto internazionale, conclude il lavoro, la avrebbe probabilmente resa più semplice e soprattutto più chiara.
L’altro numero riguarda il tasso di risparmio delle famiglie americane: rasoterra, ossia attorno al 2% del reddito disponibile nel primo lustro del 21simo secolo (rispetto al 12% circa dell’Italia) , negativo dal 2005 all’esplosione della crisi, ha toccato il 5,7% in aprile (il livello più alto degli ultimi 14 anni). Secondo un lavoro di David Rosemberg in uscita in agosto se la tendenza continua si potrà tornare al livello record di 14,6% segnato nel maggio 1975 quando gli Usa stavano uscendo da una severa recessione. Un fenomeno analogo – ricordano storici economici come Jeffrey Williamson – si è avuto alla fine della Grande Depressione degli Anni 30. In ambedue le occasioni - la Grande Depressione e gli Anni 70- l’aumento del tasso di risparmio degli americani fu accompagnato da una maggiore selettività sia dei consumi sia degli investimenti, nonché della strumentazione per finanziare gli uni e gli altri.
Sui “global standard” che l’Italia (e l’Ue più in generale) vorrebbero vedere varati al G8 de l’Aquila, il Governo Usa ha mostrato perplessità (anche in quanto i Governi asiatici hanno espresso riserve). Da “uomo del fare” a “uomo del fare”, Berlusconi può sostenere che se tali standard sono un freno al costo al consumatore del barattolo di caffé rappresentano pure uno strumento per aumentare il risparmio delle famiglie e migliorarne la qualità degli impieghi. Con vantaggi per gli Stati Uniti e per il resto del mondo.

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