mercoledì 3 giugno 2009

FINANZIAMENTI A PIOGGIA E LA MUSICA AFFOGA Il Tempo 3 maggio

Per Platone, la musica è la più alta delle filosofie. Ad introduzione de “La notte dell’Epifania”, William Shakespeare afferma: “se la musica è cibo dell’amore, continua a suonare”. E’ quale amore è più forte di quello per l’Alto e , quindi, per il proprio prossimo? Il 16 aprile scorso al termine del concerto per il suo 80simo compleanno, Papa Benedetto XVI ha detto:“Sono convinto che la musica sia il linguaggio universale della bellezza, capace di unire tra loro gli uomini di buona volontà su tutta le terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene ed al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso”.
Queste parole di un Papa tedesco e teologo ricordano che in Germania anche nell’epoca dell’ateismo di Stato nei Länder orientali, l’educazione musicale è sempre stata tenuta in grande considerazione, verosimilmente in quanto (unico) nesso con l’Alto. Nella seconda metà degli Anni 70, ero in un’Etiopia dilaniata da guerre civili, siccità e carestie. A Gondar, vi era un solo alberghetto, spartano, in collina. A ragione dell’altitudine e della fievole lampadina, alle 22 dormivo. Alle 5 del mattino andai a sgranchirmi le gambe, scendendo verso il villaggio. Il silenzio venne rotto da un coro da una grotta trasformata in Chiesa rupestre- una monodia a più voci, prevalentemente bassi ma in cui i monaci più giovani avevano un registro simile a quello dei controtenori. Il testo e la partitura erano su un lungo rotolo in pergamena. Nel poverissimo insanguinato “Impero” (dove l’aspettativa di vita alla nascita si aggirava sui 35 anni), cantando le loro preci mattutine, con strumenti a percussione ed a fiato, i monaci, tramite la musica, viaggiavano dal Bene al Bello verso l’Alto. La composizione aveva molto in comune con l’antico Exsultet di Avezzano, forse la prima partitura rimastaci (risale all’XIX secolo), ascoltata a fine aprile a Roma a Santa Maria Maggiore. Un repertorio solo per pochi fidelizzati? Niente affatto. Nel 2004, l’associazione di musica contemporanea “Nuova Consonanza” ha dedicato alla “musica dello spirito”, il suo festival annuale. L’estate scorsa tre festival italiani hanno consentito di effettuare un viaggio dal tempo dei canti di Gondar e dell’Exsultet sino alla più sfrenata contemporaneità quale l’opera-video (con orchestra, solisti, mimi e live electronics) di Adriano Guarnieri, “Pietra di Diaspro”.
C’è un nesso tra la monodia rupestre dei monaci etiopi, l’Exsultet di Avezzano e le espressioni più moderne di musica spirituale quali quelle che impiegano il declamato ed il live electronics? Si può tentare una risposta grazie a due grandi manifestazioni, a Roma (il VI festival internazionale di musica e arte sacra dal 10 al 13 ottobre nelle quattro Basiliche vaticane) ed Pisa ( il VII festival internazionale di musica sacra Anima Mundi , dal 13 settembre al 20 ottobre). In ambedue si sono avvicendate grandi orchestre (Wiener Philarmoniker, Amsterdam Baroque Orchestra and Choir, Symphonisches Orchestre der Humbold-Universität, Royal Philarmonic Orchestra, Orchestra della Radio di Colonia, Concerto Italiano, Cappella Musicale della Cattedrale di Pisa) e grandi solisti con programmi articolati dal primo Seicento, al Barocco, al Romanticismo, al Novecento Storico (principalmente Britten) ed alla contemporaneità (la Missa Solemnis di Wolfgang Seifen in onore di Benedetto XVI), permettendo ancora un viaggio nei secoli.
Un anello importante per raccordare l’antico con la contemporaneità è un periodo spesso dimenticato (in quanto travolto dal barocco e dal romanticismo): la musica ambrosiana dei decenni successivi al Concilio di Trento, uno stile in parte imposto dal Cardinal Carlo Borromeo che richiese di applicare con rigore i precetti musicali del Concilio (che vietavano abbellimenti, soprattutto vocali, in quanto le preghiere vanno eseguite in modo chiaro e nella giusta velocità) La musica ambrosiana divenne monofonica, ed asciutta, imperniata sul falsobordone in cui il cantus firmus veniva accompagnato con voci parallele ad intervalli consonanti. Non distante dal declamato di Britten (si pensi alla cantata Saint Nicholas) e dalle espressioni con cui si apre questo XXI secolo. A Roma la si è ascoltata nel concerto “Nova Metamorfosi” de Le Poème Harmonique guidato da Vincent Dumestre. Quando i milanesi rivalorizzeranno questa loro significativa esperienza?

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