Roma, 5 giu (Velino) - Cade in queste settimane il centenario della nascita di uno dei maggiori direttori d’orchestra e compositori italiani: Gianandrea Gavazzeni (1909-1996). Il Maestro dei maestri, dal momento che numerosi di coloro che oggi trionfano sui podi italiani e stranieri (si pensi a Stefano Ranzani) sono stati suoi allievi. Le biografie di Gavazzeni non mancano. Ma l’Italia ufficiale pare essersene dimenticata. E, con poche eccezioni, anche quella dei media. Allievo prediletto di Ildebrando Pizzetti, nella musica Gavazzeni esordì da compositore. Alla composizione dedicò più di venti anni della propria vita lasciando una produzione copiosa. Cultore dell'arte e della figura di Arturo Toscanini, che gli trasmise la passione per la direzione d'orchestra, divenne successivamente, e con sempre maggior successo, autore di irripetibili stagioni e memorabili esecuzioni alla Scala per oltre cinquant'anni. Fu anche uno dei protagonisti del Teatro dell’Opera di Roma e del San Carlo, nonché del Metropolitan di New York dove, inaugurando la stagione del 1976 con un “Trovatore” da sogno (Scotto, Verrett, Pavarotti, Manuguerra), condusse con tale intensità l’inno nazionale statunitense da innescare una “standing ovation” che restò memorabile negli annali del maggior teatro d’opera degli Usa.
Gavazzeni strinse profonda amicizia con grandi personalità del mondo artistico e politico quali Mascagni, Puccini, Giordano, Gronchi, Montale, Mila, Petrassi, Karajan e la Callas. Musicista versatile, musicologo, saggista e intellettuale di vasta cultura, contribuì in maniera indelebile alla storia della musica del nostro tempo con numerosi scritti, volumi autobiografici e studi su Donizetti, Pizzetti, Musorgskij, sulla musica russa dell'Ottocento in generale e su numerosi altri compositori a lui contemporanei. E’ stato un vero protagonista del Novecento intellettuale italiano. Cosa fa il nostro Paese per ricordarlo? La Scala, a cui tanto ha dato, oltre a una mostra fotografica gli ha dedicato le rappresentazioni di “Assassinio nella Cattedrale” di Pizzetti. Sky manda in onda domani sera nel canale “Classica” una preziosa “Fedora” da lui concertata (Freni e Domingo sono i protagonisti), nonché un documentario sulla sua vita e il suo apporto alla cultura italiana. “Fedora” e il documentario verranno replicati più volte, in differenti orari, fino al 12 giugno. Il piccolo editore Bongiovanni di Bologna pubblica una vera chicca: “Parisina” di Mascagni in un’edizione molto rara messa in scena dall’Opera di Roma nel 1978. RaiTrade ha pubblicato circa un anno fa un dvd del film di Rossellini “Giovanna d’Arco al rogo” di Honneger diretta da Gavazzeni al San Carlo. Ma l’occasione non era per ricordare il concertatore, quanto per promuovere la stagione dell’Accademia di Santa Cecilia che sarebbe stata inaugurata con quel lavoro.
Non sorprende il silenzio del Teatro dell’Opera di Roma e del San Carlo, ambedue commissariati e alle prese con difficoltà gestionali. Non si sa se oltre alla citata iniziativa di RaiTrade, viale Mazzini ne abbia in cantiere altre sulle reti televisive (alla radio esecuzioni di Gavazzeni si possono ascoltare spesso nei programmi musicali). Se lo ha fatto o intende farlo, la Rai brilla per elegante discrezione: è stata così fine – avrebbe detto Petrolini - ma così fine, che non si vede. Un’ultima annotazione intorno all’opera di Verdi “Simon Boccanegra“. Si ricordano due celebri edizioni: una diretta da Claudio Abbado con i complessi della Scala e quella, di alcuni anni precedente, concertata da Gavazzeni con i complessi della Rca. Sono due letture molto differenti. Probabile, però, che Verdi avrebbe preferito quella di Gavazzeni perché così straziante nel dar corpo al giovane costretto a darsi alla politica e al complesso rapporto tra padre e figlia.
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