Questo libro arriva al momento opportuno. In circa 350 pagine scritte in linguaggio molto chiaro aiuta a comprendere “l’eccezione italiana” nell’attuale crisi internazionali. In particolare, a capire come mai non siamo dovuti ricorrere a salvataggi bancari e nazionalizzazioni come hanno fatto Usa, Gran Bretagna, Germania e Belgio, perché il nostro tasso di occupazione è cambiato meno che in altri Paesi nonostante la caduta del pil e soprattutto quali sono i punti di forza che si annidano dietro quelli che sembrano punti di debolezza (la rete di piccole e medie imprese).
Il saggio passa in rassegna l’evoluzione dell’economia e della politica economica italiana nel primo decennio del XXI secolo, e le prospettive per il prossimo futuro raccontando e commentando i documenti di politica economica (principalmente i Dpef) prodotti dai Governi in carica e soffermandosi su alcuni temi di importanza strategica (i programmi per le infrastrutture, le riforme del fisco, del mercato del lavoro, della previdenza complementare, le liberalizzazioni) . Consente, quindi, di cogliere tanto il cambiamento quanto i contraccolpi ed i passi indietro. Permette anche di toccare con mano (pure ai non specialisti) la “cassetta degli attrezzi” di cui dispone la politica per trattare i complessi temi e problemi di politica economica del XXI secolo.
Nonostante il titolo , l’economia non appare “perduta”. Nelle ultime pagine del libro, si individua un percorso per continuare ad essere, nel dopo-crisi, nelle prime file dell’economia internazionale
Bruno Costi “Alla ricerca dell’economia perduta- Le proposte di politica economica in Italia dal 2001 al 2008” Ed. I Quaderni di Economia Italiana- Unicredit Group
pp. 350
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