Nonostante i sorrisi ottimistici, Romano Prodi è, in fondo al cuore, preoccupato per le prospettive economiche del 2008. La vigilia di Natale 20 istituti econometrici (tutti privati, nessuno italiano) hanno indicato che nel 2008 la crescita del pil sarà attorno all’1,3%; il “rischio di previsione”, aggiungono, è elevato – oltre un terzo prevede un tasso di aumento del pil inferiore all’1%. Pure le elaborazioni preliminari del Fondo monetario internazionale(Fmi), suggeriscono che, tenendo conto degli effetti della finanziaria, la crescita dell’Italia sarà rasoterra. Prodi ed i suoi stretti collaboratori pensano di attribuire la responsabilità al Governo Usa ed al rallentamento in atto negli Stati Uniti. Sempre secondo i 20 istituti, il rallentamento Usa si è già verificato: siamo alla coda finale con un aumento del pil del 2% nel 2008 (il doppio circa di quello dell’Italia) rispetto al 2,1% del 2007.
In effetti, Prodi & Co.conoscono due lavori freschissimi: uno studio della Banca centrale europea (Bce) sul potenziale di lungo periodo dei principali Paesi ed un’analisi comparata Ocse sulle strategia di sviluppo. La Bce stima proprio all’1,3% l’anno il potenziale di crescita di lungo periodo dell’economia italiana rispetto al 2,2% l’anno per la media dell’intera area dell’euro che ha comunque un potenziale basso di crescita a lungo termine rispetto al 3,2% l’anno degli Usa, al 2,8% del Canada ed al 2,5% della Gran Bretagna. L’Italia non è solo l’ultima ruota del carro nell’area dell’euro, ma sfigura pure di fronte al vecchio ed addormentato Giappone. L’analisi Ocse individua (sulla base di un complesso studio statistico) nelle politiche che comportano bassa utilizzazione e produttività del lavoro (accentuate dall’ultima finanziaria e dalla legge sulla riforma del welfare) la ragione per cui l’Italia è l’ultima in classifica per potenziale di tenore di vita e per crescita del medesimo. Ove ciò non bastasse un’elaborazione, ancora preliminare, del servizio studi della Banca d’Israele corrobora i risultati Bce ed Ocse; aggiunge che in caso di shock di lunga durata (come quelli derivanti dal processo d’integrazione economica internazionale) tendiamo ad attuare politiche di bilancio che non li contrastano ma li rafforzano. Le ultime due finanziarie (quelle del Governo Prodi) rafforzano (con aumenti della pressione fiscale) le tendenze recessive che stanno attraversando gli Usa ed altri Paesi occidentali.
Negli scaffali di casa Prodi a Via Gerusalemme 7 a Bologna c’è una copia del testo di Paul Samuelson su cui Romano venne iniziato alla disciplina economica (“Economics: un introductory analysis” McGraw Hill, 1964): a p.250 il capitolo sulla politica economica a medio termine è introdotto da una citazione dal “Giulio Cesare” di Shakespeare: ”Il difetto non è nelle tue stelle, ma in te stesso”. Il guaio è che le stelle del benessere degli italiani dipendono dai difetti di Prodi.
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