sabato 22 dicembre 2007

IL CDA ALITALIA DECIDE MA IL GOVERNO TENTENNA

Dopo una camera di consiglio (il termine non può essere più appropriato) durata otto ore (chiara indicazione della cura con cui è stato esaminato il “dossier” e delle discussioni tra i componenti del CdA), l’organo di governo dell’Alitalia ha deciso a favorire della candidatura di AirFrance-Klm per le nozze per la dissestata aviolinea italiana. Su L’Occidentale del 17 dicembre è stato riportato un ampio sunto della vicenda relativa alla vendita della partecipazione dello Stato (49,9% del capitale sociale) di Alitalia. Nello stesso articolo venivano suggeriti possibili parametri di valutazione e criteri di scelta che avrebbero dovuto ispirare la decisione del CdA ed indicata una bibliografia tecnica aggiornata per approfondimenti. Tali suggerimenti venivano offerti perché l’autorità politica (il Governo Prodi), pur lanciando quotidianamente dichiarazioni – spesso contradditorie – sulla vicenda da oltre un anno, non ha mai fornito l’indirizzo che sarebbe stato suo dovere, prima ancora che suo diritto, dare al CdA al fine di guidarne le scelte operative. L’Occidentale si limitava a fare umilmente supplenza (senza avere alcuna pretesa di sostituirsi ai doveri ed ai diritti dell’Esecutivo) anche alle scopo di potere disporre di parametri e criteri per valutare la scelta del CdA.
Il primo parametro di valutazione veniva individuato nell’apporto di cassa o direttamente oppure tramite una scambio di azioni coniugato con un aumento di capitale; il secondo nella centralità internazionale, non regionale o nazionale, della rinnovata Alitalia; il terzo nella conformità alle regole italiane ed europee in termini di concorrenza. Nelle eventualità che ambedue i contendenti superassero esattamente nello stesso modo questi parametri di valutazione, i criteri di scelta avrebbero dovuto premiare la convenienza per i consumatori in termini di rotte e di tariffe e tenere conto degli aspetti occupazionali.
Dato che non si è tenuta né un’asta vera e propria né un beauty contest, si conoscono i contenuti delle offerte di AirFrance-Kml e di Airone esclusivamente tramite le sintesi riportate dai giornali. Sulla base di questa informativa (peraltro piuttosto ampia sulla stampa economica) ed in attesa che il management dell’Alitalia produca un documento ufficiale che illustri compiutamente il percorso che ha portato alla scelta, l’offerta AirFrance-Klm pare rispettare i parametri di valutazione indicati da L’Occidentale meglio di quella di Airone: comporta immediatamente cassa (di cui Alitalia ha urgente bisogno), pone il vettore (che mantiene il marchio) in posizione chiave nella maggiore partnership europea del settore (nonché in uno dei global player più significativi), sembra conforme alle regole italiane ed europee in materia di concorrenza (anche se su questo punto occorre ricordare che in questi giorni la Commissione Europea ha iniziato un accertamento nei confronti di AirFrance-Klm in tema di eventuale posizione dominante nel comparto dei cargo). Poco si sa delle specifiche in materia di rotte, tariffe ed occupazione anche se i lineamenti del piano industriale proposto da AirFrance-Klm sembra diano priorità a Fiumicino come terzo hub della partnership (insieme a Amsterdam e Parigi); ciò comporta, necessariamente, un nuovo progetto per Malpensa. E’ naturale che le Regioni del Nord esprimano preoccupazione: con una procedura più trasparente (quale un’asta vera e propria) si sarebbe disposto di informazioni che forse non ha neanche lo stesso CdA di Alitalia .
La decisione del CdA Alitalia non è la conclusione della vicenda. E’ soltanto l’inizio di quella che dovrebbe essere l’ultima fase dell’annoso tormentone. Nei prossimi giorni saranno disponibili – speriamo – maggiori e migliori dati tecnici, finanziari ed economici, man mano che la trattativa vera e propria tra Alitalia, da un lato, e AirFrance-Klm si sviluppa ed i suoi aspetti perdono carattere di riservatezza.
E’ verosimile, comunque, che Alitalia diventi una grana di non poco conto per Prodi &Co. nelle prime settimane di gennaio, in parallelo con la “verifica” dell’intero programma di governo. Sta infatti crescendo una forte opposizione , bi-partisan, alla scelta del CdA Alitalia, alimentata principalmente dai sindacati e dagli interessi, legittimi, che da alcuni lustri ruotano attorno a Malpensa.
Non spetta a L’Occidentale entrare in queste polemiche, anche e soprattutto perché non si dispone di dati essenziali per una valutazione tecnico-professionale delle varie posizioni. E’ essenziale, però, rivelarne i nodi politici. In primo luogo, il “grande elettore” di Prodi & Co. è stata la Triplice sindacale: la fase finale di una vicenda sgangherata e per molti aspetti opaca segna un solco ancora più forte di quelli degli ultimi mesi tra i sindacati e l’Esecutivo: lo sciopero del 28 gennaio sta assumendo tutti i lineamenti di un corteo funebre. In secondo luogo, il partito anti-AirFrance-Klm ha trovato i propri leader nel Vice Presidente del Consiglio Francesco Rutelli e nel Ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi. Le proteste, in nome della “romanità” del primo, lacerano sul nascere un Partito Democratico che già sta dando al proprio bacino elettorale una pessima immagine di soggetto politico frantumato da correnti. Il secondo non è mai stato un fautore della privatizzazione e – rivela proprio oggi un settimanale milanese – da bravo e coerente comunista crede il settore debba avere un forte intervento pubblico ed una rigorosa regolamentazione. In terzo luogo – e questo è l’aspetto più importante- l’Alitalia è una società quotata, guidata da persona scelta direttamente dal Presidente del Consiglio e con un CdA in cui il Governo ha propri rappresentanti. Nelle ultime settimane, Prodi (per calmare i suoi riottosi compagni di cordata) ha affermato più volte che la decisione finale spetta alla politica, inferendo che le scelte del CdA sarebbero mere prese di posizioni consultive. Non è quanto dicono i codici. Una volta formalizzata la decisione del CdA, smentirla aprirebbe un caso più grave dei casi Petroni e Speciale. Con possibili vertenze per danni che ricadrebbero sui singoli componenti dell’Esecutivo.
Potrebbe essere la bomba ad orologeria (metà gennaio 2008) per la deflagrazione finale di questo litigioso Esecutivo.

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