40 miliardi l’anno: questo il costo di cui le imprese si sobbarcano per informare la Pa su ciò che fanno e su come lo fanno. La stime è approssimata per difetto perché si è riusciti a quantizzare soltanto la metà dei costi informativi (a carico delle imprese per rispondere ad adempimenti Pa) dell’anno che sta per terminare – il primo per il quale è stato effettuato un censimento del genere. Di questo totale un po’ meno della metà riguarda adempimenti contabili. Del restante flusso di 27 miliardi di euro, due terzi derivano da direttive e regolamenti europei: l’Ue assomiglia ad un Leviathan che sforza regole a più non posso (e non sempre coerenti tra loro).
Questi da non si riferiscono all’Italia ma alla normativa federale tedesca. Se si fosse calcolato il costo degli adempimenti informativi per Länder, città autonome e comuni la stima sarebbe stata molto più alta. In Italia i 40 miliardi sono ancora di più approssimati per difetto: da un lato, da noi producono adempimenti informativi in capo alle imprese anche le Province, le Comunità Montane, le Azl e molti altri enti grandi e piccoli; da un altro, nel Belpaese il numero delle regole in vigore è molto più alto e risale ai tempi di Cavour mentre in Germania si è fatto piazza pulita, per forza di cose, dopo la seconda guerra mondiale. Questi sono unicamente parte dei costi della regolazione; incidono pesantemente sulla competitività e sulle quote di mercato internazionale (in Germania, nonostante tutto, in espansione ed in Italia in contrazione da oltre un lustro).
Più significativi dei dati – raccolti al 30 settembre 2007 e presentati, in una pubblicazione, alla Conferenza Internazionale sulla Riforma della Regolazione organizzata a Berlino, dal 9 all’11 dicembre, dalla Fondazione Berstelman – è che in Germania la decisione i effettuare la rilevazione e l’analisi (in base a indicazioni Ocse ed Ue- che pur ne esce malconcia)- è stata presa dal Consiglio dei Ministri federale il 25 aprile 2006. Ed Abbiamo già risultati, ancorché preliminari.
In Italia, dalla fine degli Anni Novanta Palazzo Chigi, Palazzo Vidoni ed altri manieri nel cuore di Roma discettano di Analisi d’Impatto della Regolazione (Air) con sciami di comitati e stormi di consulenti. Sino ad ora non si è visto nulla, pur se gli specialisti di corridoi affermano che si è giunti a stime solide sul costo della regolazione per i vivai ed i frantoi. Le ragioni del silenzio possono essere tre: a) troppe poche risorse destinate all’attività; c) inadeguata qualità della squadra; d) cifre ancora più scioccanti di quelle della rilevazione tedesca (e di analisi annuali condotte nel Regno Unito, Francia, Olanda, Usa, Corea ed altri Paesi, Croazia inclusa). Od una combinazione delle tre. Il Prof. Luigi Nicolais è uomo di scienza, aperto al dibattito. Non è il caso di organizzare un seminario e trarre le conseguenze in termini di risorse, di squadra e di metodo? Considerando seriamente anche la tecnica della ghigliottina (la chiamano così!) in atto in Croazia e Corea e le “sunset legislation” di Usa e Regno Unito: le regole decadono dopo alcuni anni se non di nuovo approvate (con tutte le formalità del caso) da chi ha titolo ad emetterle.
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