domenica 2 dicembre 2007

Telecom, dopo le nomine occhi puntati sul Cda

Lunedì 3 dicembre si riunisce il nuovo CdA della Telecom, dopo il tormentone relativo alle nomine agli incarichi-chiave dell’azienda. Per CdA e management della maggiore impresa di telecomunicazioni del Paese ci vuole coraggio. Hanno di fronte a loro problemi molto difficili. Che possono essere risolti solo con scelte sagaci, coraggiose e costanti (ove non tanto pervicaci da sembrare testarde), nonché astute.
Dalle scelte che verranno effettuate si potrà cominciare a risolvere il puzzle fondamentale della Telecom versione dicembre 2007. Il puzzle si può riassumere in un rebus: le decisioni in materia di management rappresentano un ritorno al passato (a 13 anni fa prima della complicata vicenda, densa di passaggi di mano di pacchetti azionari di riferimento ove non di controllo che ha portato alla Telecom di oggi)? Oppure di uno slancio verso il futuro?
I clienti Telecom lamentano che per molti di loro (specialmente le utenze private) poco o nulla è cambiato rispetto ai tempi del monopolio: disservizi frequenti, maniere non proprio cortesi di chi risponde al 187, bollette salate (a volte contestate).
In numerosi si sono rivolti ai competitori (questo è il mercato, bellezza!).
Molti nodi presenti 13 anni fa (alto indebitamento, separazione o meno della rete, ammodernamento tecnologico e la conseguente necessità di investimenti ingenti, relazioni sindacali non facili in cui molti addetti vivono ancora nel mondo del monopolio, come la signora del film “Good bye, Lenin!”). Tuttavia il contesto è cambiato. In Italia, in Europa, nel resto del mondo.
Si potrà risolvere il puzzle e dare una risposta al rebus, studiando i passi del nuovo CdA e management della Telecom su questi temi chiave:
1. Cosa intende essere l’azienda: un “campione nazionale” o un “campione europeo” orientato ad essere un “campione globale” in grado di gareggiare ogni giorno, ogni ora , ogni minuto con competitori agguerriti ed (adesso) tecnologicamente più avanzate? E’ l’interrogativo di fondo anche se pochi se lo posti in queste ultime settimane (in cui si pettegolava su questa o quella nomina). Circa tre anni, il “Rapport Beffa” "Pour une nouvelle politique industrielle", dal nome del Presidente della Commissione istituita da Jacques Chirac per la definizione di una politica dell’innovazione nell’industria francese ed europea ha indicato chiaramente che in un sento ad alto contenuto tecnologico come le telecomunicazioni l’epoca dei “campioni nazionali” è definitivamente terminata e che anche quella dei “campioni europei” potrà essere transitoria. Lo ribadisce un lavoro freschissimo di Oliver Falck e Stephan Heblich di due dei maggiori istituti di analisi economica tedesca (l’Ifo ed il Max Planck Institut).
L’alleanza con Télefonica rende comunque obbligato il binario dell’internazionalizzazione. Per diventare un “campione europeo” e “globale”, la Telecom, però, deve alleggerire il fardello del debito, effettuare grandi investimenti e trovare una soluzione al problema delle rete.
2. L’azienda ha un rapporto debito-margine operativo lordo pari a 3,4:1. Soltanto la Deustche Telekom ne ha uno di pari portata. C’è, però, una differenza importante: i tedeschi sono sulla via del completamento di un programma di ammodernamento tecnologico che la Telecom nostrana ha iniziato da relativamente poco tempo.
Per diventare un “campione europeo”, prima, e “globale”, poi, servono spese enormi in conto capitale (i cui ricavi sono inoltre molto differiti nel tempo). Ove ciò non bastasse, l’era dei tassi d’interesse rasoterra sembra terminata e le valute pare stiano riprendendo a ballare. Quindi, lo snellimento dell’indebitamento avviene in un cotesto di incertezza; ciò comporta rivolgersi al mercato dei derivati (il quale, lo si è visto in questi mesi; è pieno di trabocchetti). Le mosse e contromosse del management di Telecom in questo campo saranno più eloquenti dei comunicati del CdA e delle conferenze stampa.
3. La rete. Dal 9 all’11 dicembre a Berlino a Berlino si svolge una conferenza internazionale ad invito organizzata dalla Bertelsman Stiftung che riguarda la riforma internazionale della regolazione al fine di diminuirne i costi. Dai lavori preparatori della Conferenza e ancora di più dalle direttive europee, si evince che la separazione dalla rete è ineludibile. Ci sono, però, differenti percorsi. Alcuni dei quali possono contribuire a ridurre il peso del debito ed a realizzare gli investimenti per diventare un “campione europeo” e più tardi “globale”. Ancora una volta, le azioni diranno di più delle parole.

Riferimenti:
Falck O., Heblich S. “Do We Need National Champions? If so, Do We Need a
Champions-Related Industrial Policy? An Evolutionary Perspective"
Jena Economic Research Paper No. 2007-088
Geraldin D. "Twenty Years of Liberalization of Network Industries in the
European Union: Where Do We Go Now?" Howrey LLP, Tilburg University - Tilburg Law and Economics Center (TILEC)- processed
Hirsch B. "Sluggish Institutions in a Dynamic World: Can Unions and
Industrial Competition Coexist?" IZA Discus

Hoffmann B. “Telecommunications Liberalization"
GIGA Working Paper No. 47

Pennisi G. Una strategia Industriale per l’Italia”, Ideazione n. 2, 2005

Pennisi G., Scandizzo P.L. “Valutare l’Incertezza” Giappicchelli, 2003

Viani B. Consequences of Vertical Separation and Monopoly: Evidence from the Telecom Privatizations" AEI-Brookings Joint Center Working Paper No. 06-20
30 Novembre 2007 telecom telecomunicazioni Economia Commenta Email Condividi

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