Un festival internazionale ai Giardini dell’Accademia Filarmonica Romana
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Un festival pensato come viaggio dal Maghreb ai Balcani, dall’India al Brasile, dall’Iran al Portogallo, con tanti altri paesi coinvolti da ogni angolo del pianeta, Ad inaugurare il festival, una grande festa martedì 28 giugno all’insegna dell’India: arte, musica, fotografia, le pratiche ascetiche e meditative di millenaria tradizione di questo paese asiatico, fanno per la prima volta ingresso nei Giardini della Filarmonica con una mostra allestita in Sala Affreschi (Il corpo e la danza: Kelo Naïyar una selezione di scatti di Alain Daniélou e Raymond Burnier, realizzati nel 1941), l’installazione site-specific per i Giardini Looking for Lost Water dell’artista Atul Bhalla. Sempre nei Giardini ci sarà una sessione aperta di Yoga (ore 18-20) e il concerto in Sala Casella (ore 21.45) dei musicisti del Ganges Riverbanks Trio, fra i più celebri interpreti della tradizione musicale indiana, con il maestro Vishwa Mohan Bhatt anche vincitore di un Grammy Award. Ad aprire la giornata l’incontro-concerto (ore 19.30) dedicato alla figura di Carlo Broschi, detto “Il Farinelli”, il più celebre cantante evirato del Settecento, che vedrà la partecipazione dell’ensemble barocco Concerto Romano, diretto da Alessandro Quarta, che eseguirà musiche dell’epoca.
Lunedì 4 luglio, in programma la giornata dedicata a “Mondo e Usa”. Partendo da In C (1964) dell’americano Terry Riley, il manifesto del minimalismo musicale, il pezzo “più importante dopo la Sagra della primavera di Stravinskij” secondo alcuni, un incontro in Sala Casella (ore 19) con Federico Capitoni e Vincenzo Martorella, autore ed editore di un nuovo libro dedicato a quest’opera, e a seguire il concerto Punti Cardinali di Imago Sonora, ensemble in residenza alla Filarmonica per la musica contemporanea, che oltre al pezzo di Riley presenta una prima assoluta di Giacomo Manzoni (Thanatopsis per baritono e 6 strumenti) e alcuni brani dei più significativi compositori del secondo ‘900. Nella seconda parte della serata, sempre in Sala Casella (ore 21.45), Dall’altra parte delle stelle, un’istantanea sul mondo dei primi del Novecento, un piccolo viaggio nell’America vista come “nuovo mondo”, scenario dove poter sognare. Dalla musica di Cole Porter e George Gershwin, agli estratti di opere letterarie e materiali inediti dell’epoca, con le voci di Raffaella Misiti e Bruno Corazza, Emiliano Begni (anche al pianoforte) e gli attori Lisa Lombardi, Livia Saccucci, Gennaro Iaccarino e Marco Paparella.
Martedì 5 luglio ci sarà torna un appuntamento ormai fisso per i Giardini: il concerto finale in Sala Casella (ore 19.30) degli allievi della masterclass di canto di Elizabeth Norberg-Schulz, didatta richiestissima e raffinata interprete del repertorio liederistico. Ne sono interpreti giovani e promettenti cantanti, scandinavi, italiani, giapponesi, cinesi, russi e di tante altre nazionalità che affollano i Giardini durante le giornate del Festival. A seguire il secondo omaggio all’India (Sala Casella ore 21.45), protagonista il danzatore e coreografo Mavin Khoo, uno dei migliori interpreti di danza bharatanatyam della scena contemporanea a livello internazionale. Sarà una serata di danza e musica classica indiana con canto, cimbali, percussioni e violino, impreziosita dalla lettura di alcuni passaggi, letti dall’autore, da Il buio dell’India di Giorgio Montefoschi numerosi e ricorrenti soggiorni.
Nato a Porto Alegre, Zé Galía è fra i più apprezzati cantautori e chitarristi brasiliani di oggi. Artista eclettico, unisce con originalità il racconto ai tanti stili musicali del suo paese, prima fra tutti la Bossa Nova su cui incentrerà il suo concerto in Sala Casella (ore 20) nella giornata di mercoledì 6 luglio dedicata nella prima parte al Brasile. A seguire (ore 21.45 Sala Casella) Romarabeat: più che un concerto, un progetto, dove due culture, quella araba e quella dei Balcani dei Rom, che nel corso dei secoli hanno condiviso un mondo di suoni, ritmi e danze, s’incontrano di nuovo nella Roma di oggi e, senza sapere perché, si riconoscono. Ne sono interpreti insieme al coro Taschler Voices, Ziad Trabelsi (oud), Houcine Ataa (voce), Paolo Rocca (clarinetto), Mitica Namol (fisarmonica), Florin Preda (cymbalom), Primiano Di Biase (tastiere), Petrica Namol (contrabbasso), Khaled Ben Salah (percussioni), alcuni di essi provenienti dalla multietnica Orchestra di Piazza Vittorio.
Molto attesa come ogni anno, non poteva mancare anche in questa edizione la giornata Iran in programma giovedì 7 luglio. Partendo da alcuni versi di Farough Farrokhzad - la più importante poetessa persiana del Novecento, che ha fatto del tema della libertà il principio fondamentale della sua opera artistica e la sua breve seppur intensa vita (è morta infatti a 32 anni) -, la giornata si apre in Sala Casella con un appuntamento (ore 20) tutto al femminile in cui la poesia si alterna e dialoga con la musica classica, sia di tradizione occidentale che iraniana, così come le artiste coinvolte in questo progetto, fra cui l’attrice Ghazal Shakeri, fra i volti più conosciuti e amati del suo paese, e la violoncellista Nasim Saad. Si cambia completamente genere nell’appuntamento successivo (ore 21.45), con una delle figure più interessanti del jazz internazionale, il pianista franco-iraniano Arshid Azarine che fonde nella sua personalissima musica tradizioni del suo paese d’origine con le influenze jazz del suo paese d’adozione. Con il suo trio e la voce di Ariana Vafadari, presenta il suo nuovo lavoro 7 Djan, un progetto poetico-musicale ispirato al Canto degli uccelli di Farīd ad-Dīn ‘Attār, celebre poema racconta il raggiungimento dell’illuminazione spirituale.
Repubblica Ceca e Portogallo sono le protagoniste dell’ultimo appuntamento della prima settimana del Festival venerdì 8 luglio. In Sala Casella (ore 20) due dei più affermati musicisti cechi di oggi, il giovane violinista Miroslav Ambroš e la pianista Zuzana Ambrošová eseguiranno pagine ispirate alle immense possibilità virtuosistiche del violino di Paganini, Sarasate, Bazzini e degli autori cechi Dvořák e Suk. Nella seconda parte della serata, la Sala Casella (ore 21.45) ospita il concerto del cantante Pedro Moutinho fra i più famosi fadisti portoghesi. O Fado em nós (Il fado dentro di noi) è titolo del suo concerto e del suo ultimo album: le melodie tramandano l’eco dei tanti artisti che hanno cantato e suonato il Fado, rammentano le emozioni che hanno suscitato, suggeriscono i luoghi che hanno ispirato queste armonie, in una continuità tra passato e presente.
Si apre nel segno della Polonia la seconda settimana del Festival, lunedì 11 luglio. Il primo appuntamento con una giovane promessa del pianismo internazionale: livornese, classe 1996, Michelle Candotti debutta alla Filarmonica Romana (Sala Casella ore 20) con una Soirée Chopin, programma dunque tutto dedicato a Chopin, fra i compositori da lei particolarmente amati (nel 2015 ha rappresentato con successo l’Italia al 17° Concorso Pianistico Internazionale “Fryderyk Chopin” di Varsavia). È invece un mix di world music, folk e musica classica quello che proporrà il quintetto d’archi Vołosi (Sala Casella ore 21.45), ensemble polacco dal sorprendente virtuosismo formatosi nel 2010, che unisce musicisti d’impostazione accademica a quelli di formazione popolare, provenienti dai vari angoli dei Carpazi.
Nella giornata che ospita Malta e Austria, martedì 12 luglio, è un gradito ritorno quello della pianista maltese Gabi Sultana, che nel nostro festival debuttò nel 2014. Sempre attenta al repertorio dei nostri giorni, quest’anno alla Sala Casella (ore 20) la giovane pianista incentra il suo programma sul Novecento, con Debussy, Prokof’ev, e tre autori americani (Christopher Cerrone, Frederic Rzewski e Steve Reich), a testimonianza del forte legame che lega la cultura maltese al mondo anglosassone. Nella seconda parte della serata (ore 21.45 Sala Casella), spazio al quartetto austriaco dei Neue Wiener Concert Schrammeln formazione che affonda le radici nella Schrammelmusik, la musica popolare tanto in voga nella Vienna di fine Ottocento che fece danzare ed entusiasmare i viennesi di ogni classe sociale: fra valzer, polke, con un salto fin nella wordmusic, i Neue Wiener Concert Schrammeln ci condurranno in un viaggio fra passato e presente, scandito dal ritmo e dalla inconfondibile melodia di uno dei repertori musicali più amati dai viennesi.
Fra le maggiori rappresentanti della scuola violinistica romena, allieva di Stefan Gheorghiu e del leggendario Tibor Varga, Clara Cernat è una delle più brillanti musiciste del suo paese, che rappresenta nella giornata di mercoledì 13 luglio. Con il pianista francese Thierry Huillet, un duo affiatato nella musica e nella vita, presenta in Sala Casella (ore 20) un programma dedicato principalmente alla tradizione musicale rumena, con una delle figure più prestigiose della musica di questa terra, George Enescu, autore di composta ma intensa classicità. Alle 21.45 in programma Shakespeare in Note omaggio al grande poeta inglese a 400 anni dalla scomparsa. Da un’idea di Teresa Notaro, la serata vede sul palco l’attrice Marzia Dal Fabbro e l’Ensemble vocale ResAltera diretto da Stefano Vasselli: una finestra del tempo aperta su un ideale spazio fisico in cui Shakespeare è ritratto mentre crea, rilegge, medita i suoi scritti e concede alle parole di evocare la musica, e alla musica del suo tempo di permeare i suoi testi.
Da sempre attenta ai giovani talenti, la Filarmonica non si lascia sfuggire questo nuovo astro nascente, vero e proprio enfant prodige. Si tratta del giovanissimo pianista slovacco Martin Chudada, dalla sorprendente maturità artistica, classe 2001, che in Sala Casella (ore 20) presenta un programma con alcuni dei più interessanti lavori per pianoforte di Beethoven, Mendelssohn e Prokof’ev. A seguire (ore 21.45 Sala Casella) il Quartetto Pessoa con il pianista Antonio Di Pofi: dopo il successo dell’anno scorso, con un omaggio ai Beatles nella originale trascrizione per quartetto d’archi e pianoforte, questa volta tocca a una Queen Rhapsody: i grandi successi della band britannica vengono rielaborati per un organico classico che solo apparentemente sembra lontano dalle sonorità originarie e ben si presta a questa inconsueta elaborazione.
Con Spagna e Mediterraneo si conclude il Festival venerdì 15 luglio. Si parte con il concerto in Sala Casella (ore 20) per quartetto d’archi e duo di chitarra che affianca la musica di Boccherini che nel ‘700 trovò fortuna in Spagna, con quella dello spagnolo Antonio Blanco Tejero, compositore oggi residente alla Reale Accademia di Spagna. Ne saranno interpreti il Quartetto Mitjia e il duo di chitarra Blanco-Sinacori. Gran finale (ore 21.45 Sala Casella) con Cantando il Mediterraneo, un percorso di musica e parole che parte dal Sud Italia e arriva a toccare le sponde degli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, antichissimo crocevia di merci, navi, idee, modi di vivere, e soprattutto musica e cultura. Si susseguono canti di lavoro del Sud, cantigas spagnole di pellegrinaggio, musica della diaspora sefardita e canti in sabir, l’antica lingua del Mediterraneo, con l’impiego degli antichi strumenti del Mediterraneo. Sul palco Stefano Saletti (oud, bouzouki, chitarra, voce), Barbara Eramo (voce, u-bass), Gabriele Coen (clarinetto, sassofono, flauto) e Arnaldo Vacca (percussioni).
Infine, per chi vuole arrivare più addentro nella notte in compagnia della musica, in programma una serie di brevi concerti, Divagazioni notturne, nella piccola e accogliente Sala Affreschi (ore 23); i programmi sono un po’ a sorpresa, ma comunque insoliti, così come i loro strumenti: fisarmonica, chitarra, mandolino e contrabbasso. Protagonisti il fisarmonicista Pietro Roffi con le sue Schegge impazzite (4 e 15 luglio), Fabrice Denys Fantazio, contrabbassista e borsista dell’Accademia di Francia con Objects musicaux non identifies (6 e 8 luglio), il chitarrista Emiliano Gentili con Night thoughts (11 luglio), che sarà anche in duo con Olena Kurkina al mandolino (13 luglio).
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