FAST FORWARD FESTIVAL (27 maggio - 9 giugno)
Il Fast Forward
Festival non solo aggiunge al già esistente - e ricco - panorama romano di
musica sperimentale il teatro in musica (come fanno Parigi, Vienna, Berlino
e Barcellona), ma ha anche una peculiarità: l’idea e la leadership sono del
Teatro dell’Opera che, in collaborazione con otto altre istituzioni e sedi
(Teatro Argentina, Auditorium Parco della Musica, Teatro India, Teatro
Nazionale, Teatro di Villa Torlonia, Villa Medici) e con alcuni istituti di
cultura stranieri, ha portato, in undici fittissimi giorni, dieci
spettacoli, quasi tutti in prima italiana, e fornito, grazie a una
selezione accurata (da parte del direttore artistico Giorgio Battistelli)
una carrellata del teatro in musica europeo e nordamericano degli ultimi
cinquant’anni.
Si è iniziato con Schwarz auf Weiss (Nero su Bianco) di Heiner
Goebbels, per poi proseguire con La Passion selon
Sade di Sylvano Bussotti (del 1966), Vie de Famille di Jean-Pierre
Drouet, Empty moves 1 - 2 - 3 di Angelin
Preljocaj e John Cage, Blank Out di Michel van der
Aa, Miroirs/Ravel di Francesco
Prode, Inevitable, Music 5 di
Sébastien Roux, Il Suono ed il Gesto dell’Ars Ludi
Ensemble, One Man Show di Jen-Pierrs
Drouet e l’attesissima Proserpina di Wolfgang Rihm.
In questa recensione mi sono soffermato su tre dei dieci appuntamenti.
GOEBBELS Schwarz auf Weiss Concertazione e
Regia dell’autore. Esecuzione dell’Ensemble Modern, scene e luci Jean Kalman costumi Jasmin Andreae testi di Edgar Allan Poe e Maurice Blanchot
Teatro Argentina,
27 maggio
È un lavoro del
1996 di grande originalità. Non ha una trama nel senso tradizionale del
termine, ma una forte drammaturgia: è un commiato al poeta tedesco e
drammaturgo Heiner Müller (1929-1996), la cui voce registrata legge brani
di Edgard Allan Poe, di Thomas S. Elliot e di Maurice Blanchot, mentre i
diciotto solisti (prevalgono gli ottoni, i fiati e le percussioni, ma c’è
anche la dolcezza del kodo giapponese) non solo suonano i loro strumenti,
ma recitano e danzano (con gli strumenti e tra di loro) e si uniscono a
formare gruppi in rapide scene costruite solamente con le luci (di Jean
Kalman). È suono puro, anche se in natura la purezza non esiste, ma anche
puro movimento (ugualmente non esistente). Tutti gli esecutori si muovono
secondo un ritmo ossessivo, quasi come una cerimonia funebre
In breve, una
riflessione di ottanta minuti sul trapasso dall’avventura terrena
all’aldilà, di grande forza espressiva e denso di passione (nonché di un
pizzico di umorismo).
(© Yasuko Kageyama
- Opera di Roma)
BUSSOTTI La Passion selon Sade A. Caiello, V.
Costanzo, E. Petrachi, F. Russo, F. Fancucci; Direttore Marcello Panni regia Luca Bargagna scene Giada Abiendi costumi Anna Maria Ruocco luci Silvia Crocchianti e Marco Alba
28 maggio, Teatro
Studio Borgna al Parco della Musica.
Si tratta stavolta
di un lavoro del 1966, che all’epoca ebbe molto successo e che, dalle
settimane di musica contemporanea di Palermo, arrivò, tra l’altro, a
Milano, a Parigi ed a New York, spesso concertato dall’allora giovanissimo
Marcello Panni (anche in questa occasione sul podio). Tra la fine degli
anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, il “divino marchese” De Sade
ebbe una fase di celebrità anche in teatro ed al cinema: si pensi al Marat/Sade di Peter Brook e ai lavori di Vadim. A differenza di Pasolini (che ne
rappresentò i lati più torbidi), nella letteratura dell’epoca venivano
esaltati i suoi aspetti libertari, più che quelli libertini. Il testo di
Bussotti, tratto da alcuni passaggi di Justine et Juliette, che rappresentano il vizio e la
virtù e vengono interpretate ambedue dalla stessa attrice e dallo stesso
mezzosoprano, non sintetizza il romanzo. Con il supporto di due attori/mimi
e di un danzatore, Bussotti trae dal romanzo un apologo: il trionfo della
Musica sulle passioni. Curiosa la scrittura: mentre le istruzioni di scena
sono dettagliatissime (davvero minute nella gestualità richiesta agli
interpreti), la partitura è una serie di “notazione grafiche” che lasciano
ampio spazio all’improvvisazione del maestro concertatore e dell’ensemble.
Marcello Panni e gli interpreti non se ne approfittano per tentare di
“modernizzare” il lavoro, ma lasciano intatto il profumo dell’avanguardia
di cinquant’anni fa, al fine di passare il testimone alle nuove
generazioni.
Roma,
Auditorium Parco della Musica 26 05 2016
Fast Forward Festival
La Passion selon Sade di Sylvano Bussotti
Direttore Marcello Panni
Soprano Alda Caiello
Regia Luca Bargagna
Scene Giada Abiendi
Ensemble Novecento
©Musacchio & Ianniello
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NB la presente foto puo’ essere utilizzata esclusivamente per l’avvenimento
in oggetto o per pubblicazioni riguardanti l’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia
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Roma,
Auditorium Parco della Musica 26 05 2016
Fast Forward Festival
La Passion selon Sade di Sylvano Bussotti
Direttore Marcello Panni
Soprano Alda Caiello
Regia Luca Bargagna
Scene Giada Abiendi
Ensemble Novecento
©Musacchio & Ianniello
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NB la presente foto puo’ essere utilizzata esclusivamente per l’avvenimento
in oggetto o per pubblicazioni riguardanti l’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia
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Roma,
Auditorium Parco della Musica 26 05 2016
Fast Forward Festival
La Passion selon Sade di Sylvano Bussotti (prove)
Direttore Marcello Panni
Soprano Alda Caiello
Regia Luca Bargagna
Scene Giada Abiendi
Ensemble Novecento
©Musacchio & Ianniello
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NB la presente foto puo’ essere utilizzata esclusivamente per l’avvenimento
in oggetto o per pubblicazioni riguardanti l’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia
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(©
Musacchio&Ianniello)
RIHM Proserpina M. Erdmann;
Direttore Walter Kobéra regia Valentina Carrasco scene Carles Berga (ispirate alle opere di Clay Apenouvon) costumi Clay Apenouvon luci Patrizia Maggi
7 giugno, Teatro
Nazionale
Proserpina è un monodramma in musica di Rihm del 2008 che ha debuttato nel maggio
2009 al Rokokotheater di Schwetzingen nell’ambito del festival annuale di
musica contemporanea della graziosa città nei pressi di Stoccarda. È tratto
dal monodramma di Goethe (scritto per essere letto, non messo in scena) e
basato in gran misura sulle tristi vicende della propria sorella. La
produzione al festival di Roma è molto simile, per apparato scenica e
regia, a quella del debutto (già ripresa più volte in Paesi di lingua
tedesca ma per la prima volta su un palcoscenico italiano). Il soprano
Mojca Erdmann è la medesima interprete del debutto assoluto: ella eccelle
in un vero tour de force di circa un’ora,
sempre in scena e quasi sempre cantando una melodia limpida e trasparente
densa di richiami ai migliori, e più ardui, ruoli scritti da Richard
Strauss per voci femminili. Le fanno quasi da contrappunto un piccolo coro
di soprani e contralti fuori scena, un piccolo ensemble in buca ed un trio
(ottavino, tromba e tuba) sul palco. Le scene avvolgono l’interprete (e le
sue amiche) nella discesa di Proserpina (abbandonata per sempre da padre e
madre) all’Ade e mostrano il progressivo aumento della consapevolezza della
protagonista di ciò che le sta accadendo: da una graduale separazione dal
nucleo familiare (rasserenata,però, dalla presenza delle sue amiche), ad un
legame sempre più tenue con il mondo, alla trasformazione
dell’ambientazione in una lugubre camera nuziale che, a sua volta, diventa
la tomba dove resterà per sempre.
La musica di Rihm
non riguarda tanto il dolore spirituale per il mondo che Proserpina perde
per sempre, quando la scoperta della morte da parte di chi, figlio degli
Dei, si crede immortale. È musica densa, tesa, ma facilmente fruibile dal
pubblico, che ha accolto il lavoro con vere e proprie ovazioni-
(© Yasuko Kageyama
- Opera di Roma)
Giuseppe Pennisi
rivistamusica | 09/06/2016 alle 12:54 |
Etichette: blanchot, bussotti, caiello, Erdmann, fast forward, goebbels, kalman, panni, proserpina, rihm, Roma, sade, schwarz auf weiss | Categorie: Dalla platea, Uncategorized | URL: http://wp.me/p4L9eX-c7
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