Eco e
Narciso. Lo Scarlatti ritrovato
giugno 15, 2016 Giuseppe Pennisi
Roma
Barocca, animato dal Maestro Lorenzo Tozzi ha offerto ad un pubblico
selezionato un vero gioiello.
Mentre
il recente Maggio Musicale Fiorentino dimostra come grandi istituzioni deputate
alla riscoperta di musiche obliate e di teatro in musica dimenticato siano
spesso latitanti tanto che il pubblico volta loro le spalle, il 10 giugno a
Roma si è toccato con mano come piccolo ma importante complesso, Roma Barocca,
animato dal Maestro Lorenzo Tozzi ha offerto ad un pubblico selezionato un vero
gioiello.
Tozzi
ed i suoi colleghi hanno recuperato una partitura “sparita” di Domenico
Scarlatti e la ha presentata alla Biblioteca Angelica, una delle più antiche e
più eleganti biblioteche romane. Attenzione, l’idea originale era di
rappresenta nel luogo romano più adatto, ai piedi del Gianicolo nel prestigioso
Bosco Parrasio, donato all’Accademia dell’Arcadia creata nel 1726 dal Re
Giovanni V di Portogallo. Ma le incerte condizioni del tempo hanno indotto gli
organizzatori e fare la rappresentazione al chiuso. Ne ha giovato l’acustica
perché i tre alti piani in legno di scaffali colmi di libri del settecento
assorbono la musica molto meglio di un luogo all’aperto.
Si
tratta di una breve opera in tre atti intitolata “Amor d’un’ombra e gelosia
d’un’aura ‘ovvero ‘Eco e Narciso’”. L’opera era stata commissionata al giovane
Domenico Scarlatti (aveva 29 anni) dalla Regina Vedova Maria Casimira Sobieska
di Polonia, il cui marito Giovanni III Sobieski, aveva sconfitto le armate
turche che stavano per invadere l’Europa. In Polonia, occorre ricordare, il Re
era eletto dalla Dieta ed alla sua morte la vedova riceveva un cospicuo
appannaggio ma era pregata di lasciare il campo. Maria Casimira, che pur giunta
in Polonia all’età di cinque anni come dama di compagnia di un’altra regina di
origine francese non parlava una parola di polacco, intrigò tanto e poi tanto
per mantenere il trono che venne invitata ad andare a vivere al di fuori dei
confini del Regno. Fu, con i suoi figli, esile a Roma per quattordici anni e,
pur continuando ad intrallazzare, dedicò parte del suo tempo alle arti. In
questo quadro, commissionò l’opera, su libretto dell’arcade Carlo Sigismondo
Capece, suo segretario, e la fece rappresentare, nel gennaio 1714, nel Teatro
della Regina a Palazzo Zuccari a Trinità dei Monti (dove è oggi ospitata la
Biblioteca Hertziana) .
Che
l’opera ebbe successo si deduce dal fatto che perso l’originale del 1714, è
stato ritrovato gran parte del lavoro in una versione del 1720 ) per la messa
in scena del lavoro a Londra nel 1720 al Teatro di Haymarket, gestito da Georg
Friedrich Händel. È un recupero importante realizzato attraverso una operazione
di filologia sperimentale compiuta da Tozzi collazionando il libretto romano di
Carlo Sigismondo Capece con quello il testo di Paolo Rolli utilizzato a Londra.
Il testo di Rolli è un rifacimento quasi radicale ad opera dello stesso
Scarlatti (con aggiunte del suo amico Rosengrave) Il risultato sono 14 numeri
musicali relativi ai due ruoli principali di Eco e Narciso, interpretati
rispettivamente dal mezzosoprano Beatrice Mercuri e dal controtenore Angelo
Bonazzoli (il ruolo era stato scritto per un castrato). I tre atti sono
compattati in uno della durata complessiva di circa un’ora. E’ un lavoro
delizioso in cui arie melanconiche e di bravura dei due protagonisti sono intercalate
da momenti solamente orchestrali. Mostra ancora una volta come il baracco
romano, spesso trascurato, abbia avuto una sua specificità di eleganza e
raffinatezza sobria, molto differente dal barocco veneziano o napoletano che
prediligevano vocalizzi e florilegi. Si deve dare atto al complesso guidato da
Tozzi ed ai due bravi solisti di aver ricreato l’atmosfera della Roma musicale
all’inizio del settecento.
Sarebbe
auspicabile gustare il lavoro in un piccolo teatro come il Teatro Litta di
Milano e La Cometa di Roma oppure in quello della Regia di Caserta. L’opera
verrà registrata dalla Casa Editrice Bongiovanni di Bologna, e gode del
sostegno della prestigiosa Accademia dell’Arcadia e del Museo Nazionale di
Palazzo di Wilanów (Varsavia), già residenza reale di Maria Casimira e Giovanni
Sobieski, nonché del patrocinio dell’Ambasciata di Polonia in Italia.
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