OPERA/ Linda di Chamounix: Donizetti semiserio invoca la Provvidenza
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Linda-Di-Chamounix, Jessica Pratt, foto di
Yasuko KageyamI
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Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti deve essere considera un’opera
rara, non solamente perché non si rappresentava a Roma dal 1913 ed alla Scala
(dove era forte l’influenza di Tullio Serafin e di Gianandrea Gavazzeni, due
grandi estimatori di questo lavoro) dal 1998. Poche, e soprattutto nei
festival, le riprese all’estero.
Eppure, come dimostrato da questa coproduzione del Teatro
dell’Opera di Roma (dove si replica sino al 28 giugno) e del Teatro Liceu di
Barcellona è un’opera di grande qualità che, rappresentata in prima mondiale a
Vienna il 19 maggio 1842, valse a Donizetti la nomina a compositore di corte e
maestro della cappella imperiale.
Nella sterminata produzione di Donizetti deve essere considerata
un’opera tardiva; sarebbe morto in manicomio solo quattro anni più tardi.
Inoltre, l’opera appartiene al genere ‘semi-serio’ o ‘larmoyant’, genere
che univa il drammatico, il patetico ed il comico ed è stato molto in voga in
Francia ed Italia, dall’epoca napoleonica al 1830-45 quando si eclissò dalle
preferenze del pubblico e da quelle degli impresari. Utile ricordare che l’anno
scorso l’intero Rossini Opera Festival (ROF) è stato dedicato a parte della
produzione semiseria del pesarese.
In Italia, il melodramma verdiano e in Francia ll grand-opéra
passarono come rulli compressori sul ‘semiserio’ concepito per un raffinato
pubblico aristocratico che voleva commuoversi ma chiedeva anche il lieto fine
mentre i teatri erano sempre più affollati da pubblico borghese che amava le
tinte forti. Altra ragione per la quale Linda di Chamounix
quasi sparì dai cartelloni sono le impervie richieste vocali che richiese:
almeno sei grandi voci di cui due (i protagonisti) avvezzi al belcanto.
Bellini non era passato invano a Parigi dove successivamente aveva risieduto a
lungo Donizetti. Non per nulla l’aria di entrata della protagonista O Luce
di Quell’Anima è stata per anni un cavallo di battaglia di belcantiste
come Joan Sutherland: l’opera abbonda di do maggiore, mi bemolle, e vocalizzi –
differenziandosi così dai canoni, più contenuti, del genere ‘semiserio’.
C’è una ragione in più che rende l’ascolto di Linda di
Chamounix particolarmente interessante: è un’opera manzoniana. Le prime
due edizioni de I Promessi Sposi avevano avuto un tremendo successo e
la terza (quella definitiva) usciva quasi contemporaneamente con la prima
assoluta di Linda di Chamounix.
Si sa molto poco sulla religiosità o meno di Donizetti anche se,
per le sue funzioni di maestro di cappella, compose molta musica sacra. Era
anche, un secolo e mezzo più tardi, uno dei compositori preferiti di Papa
Giovanni XXIII. Tuttavia, con una trama quasi manzoniana, con la Fede nella
Provvidenza (che scoglie tutti gli imbrogli), con la castità dell’amore dei due
giovani protagonisti, Linda di Chamounix può
essere considerata quasi un’opera religiosa.
Andiamo alla produzione. La regia di Emilio Sagi e le scene di
Daniel Bianco danno, con un apparato semplice, le tinte (bianco, beige,
gravure) che ben si adattano all’atmosfera densa di melanconia della
Savoia e di un ricco appartamento parigino. Come sempre con Sagi di ottimo
livello la recitazione.
Per ragioni di durata complessiva dello spettacolo è stata
eliminata la sinfonia (di 15 minuti) e sono stati mantenuti i ‘tagli di
tradizione’. L’orchestra, quindi, come nelle opere di Bellini è essenzialmente
di supporto alle voci. Il maestro concertatore Riccardo Frizza ha fornito un
tappeto orchestrale di melanconia e ben agevolato le voci.
Cast internazionale di grande spessore. L’australiana Jessica Pratt
(ormai quasi sempre in Italia) sfoggia le sue ben note qualità belcantistiche,
affiancata da Ismael Jordi, giovane tenore spagnolo, poco conosciuto in
Italia, ma tale da rivaleggiare con Juan Diego Flörez. Una scoperta è il
mezzosoprano Ketavan Kemoklidze nel ruoloen travesti di
Pierotto . Un’altra è il basso Christian van Horn nel ruolo del sacerdote.
Bruno De Simone, Roberto De Candia e Caterina di Tonno sono sempre veterani del
genere ed una garanzia di professionalità.
Teatro pieno, nonostante i campionati europei e condizioni atmosferiche
che invitavano ad andare al mare. Applausi calorosi e sinceri.
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