21 giugno
2016
Nel contesto di un più vasto studio sulla “prassi
globali per contrastare la povertà e migliorare l’equità”, la Banca Mondiale ha
esaminato il tema “dell’invecchiamento e della solidarietà familiare in Europa”
in un paper (Policy Research Working Paper No.7678) , diffuso , per ora,
solamente in via telematica agli abbonati ai servizi dell’istituzione con sede
a Washington. Il documento prende avvio dalla constatazione che “all’inizio del
ventunesimo secolo”, le relazioni inter-generazionali rimangono un aspetto
essenziale della crescita e della sostenibilità del modello sociale europeo.
Tramite una vasta rassegna della letteratura, vengono
messi a confronto i differenti strumenti di “scambio intergenerazionale”
attuati in Europa. Ne deriva una tassonomia, in base alla quale i Paesi europei
sono divisi in tre gruppi: a) quelli nordici (tra cui vengono inclusi anche
Francia e Belgio che hanno una strumentazione abbastanza simile a quelle degli altri
della categoria); b) quelli meridionali (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna) e
c) quelli dell’Europa centrale ed orientale aderenti all’Unione
Europea. Una conclusione di rilievo: “l’intensità delle attività dei
nonni” nei Paesi dell’Europa meridionale è tale da “rappresentare
un’alternativa a servizi pubblici, spesso molto carenti per la cura dei
bambini. Vivere insieme è anche una strategia utilizzata dalle famiglie per
aiutarsi a vicenda”.
Inoltre, nei Paesi dell’Europa meridionale, le donne
dedicano maggior supporto, e maggior tempo, alla cura degli anziani e dei
mariti di quanto non facciano gli uomini, i quali invece forniscono maggiori
aiuti economici ai figli. “I livelli di istruzione e di reddito” inoltre sono
fortemente correlati alle tipologia di supporto familiare: contrariamente alle
impressioni superficiali, sono le famiglie a reddito alto e medio alto a
fornire più risorse e più tempo agli anziani, ai figli ed ai nipoti, mentre “il
supporto informale” è molto debole nei ceti a basso reddito.
Il documento solleva, indirettamente, molti
interrogativi per quanto attiene alla politica seguita dall’Italia. Non sarebbe
preferibile un sistema tributario basato su quozienti familiari per meglio
permettere quel supporto intra-familiare che sembra essere una delle
caratteristiche del Paese? Misure come gli 80 euro ai dipendenti a basso
reddito ed i 500 euro ai diciottenni (senza differenziazione di reddito o di
ricchezza) sono efficienti ed efficaci e vanno nella direzione dove sta andando
il resto d’Europa o ci distanziano ancora di più dalle “buone prassi” altrui?
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