martedì 21 giugno 2016

Il Donizetti manzoniano torna all’Opera il 19 maggio



Il Donizetti manzoniano torna all’Opera
GIUSEPPE PENNISI
Dopo ben 103 anni dall’ultima rappresentazione nella capitale è tornata al Teatro dell’Opera di Roma Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti in una coproduzione con il Teatro del Liceu di Barcellona. È in scena fino al 28 giugno. Nonostante Lindaabbia avuto tanto successo a Vienna, dove era stata commissionata, da indurre l’Imperatore a nominare Donizetti direttore musicale dei teatri imperiali (con un emolumento da favola), è da considerare un’«opera rara» (manca alla Scala dal 1998) a ragione della durata e sopra- tutto dalla necessità di schierare almeno sei grandi voci in parti davvero impervie. Eppure, Linda (anche se non da annoverarsi tra i capolavori di Donizetti) meriterebbe maggiore circuitazione.
È l’opera più manzoniana, e più cattolica, del catalogo del Donizetti. Ha debuttato nel 1842, anno dell’edizione definitiva dei Promessi sposi, le cui due precedenti edizioni erano state diffusissime. La vicenda ricalca le grandi linee di quella del romanzo di Manzoni (anche se l’azione è tra la Savoia e Parigi), ma sono soprattutto i temi di fondo (messi ben in risalto dalla regia di Emilio Sagi e dalle scene di Daniel Bianco) a fare riferimento a Manzoni: l’ingenuità di Linda, la determinazione e il coraggio di Carlo, la forza del sacerdote che li aiuta, i turpi disegni del marchese, la Fede nella Provvidenza che risolverà i vari nodi dell’intreccio. In breve, il libretto di Gaetano Rossi e la musica di Donizetti colgono lo spirito del romanzo molto meglio delle opere direttamente tratte dal lavoro di Manzoni quali quelle di Ponchielli e di Petrella, per non parlare dei musical di Titta Russo e di Michele Gardi (in giro nell’estate festivaliera). L’opera è stata presentata in versione quasi integrale (sostanzialmente eliminata la sinfonia e qualche piccolo taglio nei tre atti, un solo intervallo) per contenere lo spettacolo in circa tre ore e quarantacinque minuti. La scrittura orchestrale è di livello: un tappeto di melanconia sinfonica su cui si stagliano imponenti parti sonore, a iniziare dall’aria di introduzione della protagonista O Luce di Quell’Anima, spesso scelta da specialiste di belcanto come brano da concerto. È un Donizetti che ha metabolizzato Bellini, specialmente nei suoi lunghi soggiorni parigini e scrive per una compagnia di canto avvezza ai do maggiori, ai mi bemolle e a tutta la sintassi del belcanto.
In scene in cui domina il bianco, il beige e il gravure, i sei protagonisti offrono una grande interpretazione. Jessica Pratt sfoggia le sue note qualità belcantistiche, coadiuvata da Ismael Jorgi, giovane tenore spagnolo, poco conosciuto in Italia, ma tale da rivaleggiare con Juan Diego Flörez. Una scoperta è il mezzosoprano Ketavan Kemoklidze nel ruolo en travesti di Pierotto . Un’altra è il basso Christian van Horn nel ruolo del sacerdote. Bruno De Simone, Roberto De Candia e Caterinna di Tonno sono sempre una garanzia di professionalità. Teatro pieno (anche di giovani) nonostante il venerdì estivo. Applausi calorosi.
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“Linda di Chamounix” in scena nel teatro della capitale dopo 103 anni dall’ultima rappresentazione Ottimi i protagonisti
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