Il Donizetti
manzoniano torna all’Opera
GIUSEPPE
PENNISI
Dopo ben 103
anni dall’ultima rappresentazione nella capitale è tornata al Teatro dell’Opera
di Roma Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti in una coproduzione con
il Teatro del Liceu di Barcellona. È in scena fino al 28 giugno. Nonostante
Lindaabbia avuto tanto successo a Vienna, dove era stata commissionata, da
indurre l’Imperatore a nominare Donizetti direttore musicale dei teatri
imperiali (con un emolumento da favola), è da considerare un’«opera rara»
(manca alla Scala dal 1998) a ragione della durata e sopra- tutto dalla
necessità di schierare almeno sei grandi voci in parti davvero impervie.
Eppure, Linda (anche se non da annoverarsi tra i capolavori di
Donizetti) meriterebbe maggiore circuitazione.
È l’opera
più manzoniana, e più cattolica, del catalogo del Donizetti. Ha debuttato nel
1842, anno dell’edizione definitiva dei Promessi sposi, le cui due
precedenti edizioni erano state diffusissime. La vicenda ricalca le grandi
linee di quella del romanzo di Manzoni (anche se l’azione è tra la Savoia e
Parigi), ma sono soprattutto i temi di fondo (messi ben in risalto dalla regia
di Emilio Sagi e dalle scene di Daniel Bianco) a fare riferimento a Manzoni:
l’ingenuità di Linda, la determinazione e il coraggio di Carlo, la forza del
sacerdote che li aiuta, i turpi disegni del marchese, la Fede nella Provvidenza
che risolverà i vari nodi dell’intreccio. In breve, il libretto di Gaetano
Rossi e la musica di Donizetti colgono lo spirito del romanzo molto meglio
delle opere direttamente tratte dal lavoro di Manzoni quali quelle di
Ponchielli e di Petrella, per non parlare dei musical di Titta Russo e di
Michele Gardi (in giro nell’estate festivaliera). L’opera è stata presentata in
versione quasi integrale (sostanzialmente eliminata la sinfonia e qualche
piccolo taglio nei tre atti, un solo intervallo) per contenere lo spettacolo in
circa tre ore e quarantacinque minuti. La scrittura orchestrale è di livello:
un tappeto di melanconia sinfonica su cui si stagliano imponenti parti sonore,
a iniziare dall’aria di introduzione della protagonista O Luce di
Quell’Anima, spesso scelta da specialiste di belcanto come brano da
concerto. È un Donizetti che ha metabolizzato Bellini, specialmente nei suoi lunghi
soggiorni parigini e scrive per una compagnia di canto avvezza ai do maggiori,
ai mi bemolle e a tutta la sintassi del belcanto.
In scene in
cui domina il bianco, il beige e il gravure, i sei protagonisti offrono
una grande interpretazione. Jessica Pratt sfoggia le sue note qualità
belcantistiche, coadiuvata da Ismael Jorgi, giovane tenore spagnolo, poco
conosciuto in Italia, ma tale da rivaleggiare con Juan Diego Flörez. Una
scoperta è il mezzosoprano Ketavan Kemoklidze nel ruolo en travesti di
Pierotto . Un’altra è il basso Christian van Horn nel ruolo del sacerdote.
Bruno De Simone, Roberto De Candia e Caterinna di Tonno sono sempre una
garanzia di professionalità. Teatro pieno (anche di giovani) nonostante il
venerdì estivo. Applausi calorosi.
© RIPRODUZIONE
RISERVATA
“Linda di
Chamounix” in scena nel teatro della capitale dopo 103 anni dall’ultima
rappresentazione Ottimi i protagonisti
Nessun commento:
Posta un commento