Siegfried a Palermo
dicembre 11, 2015 Giuseppe Pennisi
Dal 18 al 29 dicembre sarà in scena a conclusione della stagione 2015
Siegfried di Richard Wagner. 
Siegfried è la più breve delle tre “giornate” del Ring. Comporta un complicato allestimento con draghi, nani e, come protagonista, un fanciullo quasi imberbe, coperto solo di pelli (nonché in una lunga scena, quella del bagno nel sangue del drago, totalmente ignudo) ma con la voce da heldentenor (tenore eroico) con la voce ed il fisico perfetti per il ruolo. Con voci quasi interamente maschili nei primi due atti, poi, è opera densa di descrizioni (la foresta e i suoi misteri – rese mirabilmente va von Karajan) ma con forti pulsioni eroiche (si riascolti Furtwangler o Kemp) pur nei toni talvolta di un idillio quasi intimista (nelle letture di Solti, Boulez e Boehm). Inoltre, c’è uno stacco netto tra i primi due atti e gran parte del terzo dove domina l’incredibilmente libidinosa (per metà Ottocento) scena finale.
Trascorsero 12 anni prima che, completato il resto, Wagner compose questa parte conclusiva. L’analisi della struttura del terzo atto e in particolare dell’ultima scena mostra, che per trovare note e accordi, Wagner sarebbe dovuto scendere nell’eros di Tristan und Isold, caratterizzato da una scrittura quasi interamente cromatica con accenti tali da anticipare la dodecafonia. E risalire nell’esplosione di gioia di vita tutta diatonica dei Meistersinger. Ucciso il drago, bagnatosi nel sangue della bestia, conquistato l’anello che dona l’onnipotenza, spezzata la lancia allo stesso re degli dei, attraversato un muro di fiamme, il giovane Siegfried si trova davanti a qualcosa che non ha visto prima: una donna addormentata (Brunhilde). Si accorge della differenza quando le apre la corazza. Ha, per la prima volta nella sua vita, paura. Al ragazzo in procinto di diventare uomo, Brunhilde spiega la differenza tra generi e gli insegna cosa è l’amore e come lo si fa.
Quindi, 45 minuti di eros pieno di gioia culminante in un orgasmo finale in fortissimo “do”, proprio mentre in quegli stessi anni il melodramma in Italia, il grand opèra in Francia e il nazionalismo perbenista in Russia scacciavano l’eros, con un ostracismo durato oltre mezzo secolo, sia dal teatro in musica che dal teatro tout court. Per quei 45 minuti ci voleva una musica ardita e innovativa che sarebbe riapparsa solo nel secondo atto del Parsifal. Va ricordato che l’eros era di fatto scomparso dai teatri con il rossiniano Le Conte Ory. Lo stesso Wagner avrebbe ripreso l’argomento, prima che nel Parsifal, nel primo atto di Gotterdamerung (“Il Crepuscolo degli Dei”) dove si assiste addirittura a uno scambio di coppie in cui uno dei partner, Brunhilde, non è consenziente. La musica, però, enfatizza il dramma della violenza alla semi-divina valchiria diventata donna; non l’eros, tanto meno l’eros gioioso del finale di Siegfried, un vero e proprio inno alla sacralità della copula, molto più lunga e più trascinante di quella con cui si apre Der Rosankavalier (l’orgasmo della trentatreenne Marie Therese e del diciassettenne Octavian). La locandina propone un cast di altissimo livello.
La Locandina
Direttore: Stefan Anton Reck
Regia: Graham Vick
Scene e costumi: Richard Hudson
Azioni mimiche: Ron Howell
Luci: Giuseppe Di Iorio
Assistente alla regia: Lorenzo Nencini
Assistente a scene e costumi: Elena Cicorella
Siegfried Christian Voigt
Mime Peter Bronder
Wanderer (Wotan) Thomas Gazheli
Alberich Sergei Leiferkus
Fafner Michael Eder
Erda Judit Kutasi
Brünnhilde Meagan Miller
Stimme des Waldvogels Deborah Leonetti
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