Che cosa (non) hanno risposto Renzi e Padoan su Banca Etruria e Banca
Marche
Numerose autorevoli voci hanno scelto Formiche.net per
commentare la lettera inviata il 19 maggio da due Commissari
Europei al Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano. Non credo sia il
caso di tornare sul merito delle osservazioni dei Commissari Europei poiché la
materia è stata ampiamente sviscerata ed è comunque – come diceva mia nonna –
acqua passata.
Si stagliano invece sul futuro nelle
nostre relazioni con l’UE due domande: a) perché la lettera non è stata
pubblicata subito e b) soprattutto quale risposta è stata inviata dall’Italia
all’UE. E’ comprensibile che non sia stata resa pubblica prima della
promulgazione del “decreto salva banchette e banchieretti improvvisati ma lieti
di ingrassarsi con risparmi altrui”. Ne sarebbe risultata una corsa agli sportelli,
la quale, però, avrebbe impedito ai ‘banchieretti’ di scappare (con ricche
indennità e liquidazioni) prima dello scoppio dello scandalo. Il giorno dopo la
promulgazione del decreto, sarebbe stato utile pubblicare la lettera europea e
la replica italiana (presumibilmente di fine novembre).
Ricordo un caso, per certi aspetti,
analogo quando ero in Amministrazione. Due Commissari Europei scrissero al
Ministro di settore, al Ministro del Tesoro ed al Presidente del Consiglio una
lettera in cui si denunciava, chiaro e tondo, la cattiva gestione dei fondi
europei, facendo allusioni a malversazioni (ove non peggio) di un alto
funzionario. Il documento venne passato alla magistratura inquirente per le
indagini del caso sul funzionario (risultò che le allusioni avevano più di un
fondamento) ma partì una netta e piccata risposta, consegnata dal nostro
Rappresentante Permanente al Presidente della Commissione Europea, per
puntualizzare che avremmo tenuto conto delle osservazioni sui fondi ma
eventuali malversazioni non erano affare “comunitario” e che comunque il
Governo italiano non rispondeva ad allusioni non documentate.
Non è chiaro se la lettera dei due Commissari sia stata fornita
alla stampa il 23 dicembre dalla autorità italiane o da quelle europee. I
contenuti sono comunque strettamente tecnico giudici, di difficile
apprezzamento, quindi, da chi non è esperto della normativa comunitaria su
aiuti di Stato e su unione bancaria. Ritengo che, con il supporto
dell’Avvocatura dello Stato e di specialisti della materia, il Ministro
dell’Economia e delle Finanze avrebbe dovuto replicare negli stessi termini
tecnico giuridici. Se lo ha fatto, dovrebbe rendere pubblica la risposta. Se
non lo ha fatto, dovrebbe illustrare perché ha scelto una strada solo
indirettamente ricavabile dalla lettera di Bruxelles.
Il silenzio degli innocenti può dare
adito a numerose interpretazioni. Il Ministro Pier Carlo Padoan non è
certo un “innocente” privo di conoscenze specifiche e di modi e maniere per
trattare la vicenda meglio di quanto non si sia fatto. Palazzo Chigi è, invece,
pieno di innocenti che, senza rendersi conto di essere “apprendisti stregoni”,
amano mettere le mani in temi di stretta competenza del Ministero dell’Economia
e delle Finanze. Può essere che la loro “innocenza” (vera o presunta tale)
abbia fatto sì che non ci sia stata replica o che la replica sia stata
segretata (almeno sino a quando non sarà la Commissione Europea a renderla
nota).
C’è un’altra ipotesi. Finito non
certo bene il tentato fidanzamento tra il nostro Presidente del Consiglio e
Frau Merkel (che non fa mistero di considerarlo come uno sbruffone, un
condottiero privo di armate), la strategia di Palazzo Chigi è ora quella dello
scontro con la Repubblica Federale Tedesca e di scatenare contro Berlino anche
coloro che sono rimasti in brache di tela, distraendo l’attenzione dai veri
“pasticciacci brutti” di etruschi e dintorni. In tal modo, sul piano interno,
intercetterebbe voti anti-europei che stanno andando altrove e sul piano
europeo, dopo non avere ottenuto nulla in tema della tanto richiesta
‘flessibilità’, tenterebbe di mettersi, tardivamente, alla guida del “coretto a
cappella” anti-Germania. Tattica poco saggia: non solo il posto è occupato da
altri (Grecia in prima linea) ma ad uno sberleffo ottenuto a proposito delle
richieste di “flessibilità” se ne aggiungerebbe altri più duri su finanza
pubblica, debito, mance elettorali e quant’altro.
ultima modifica: da Giuseppe Pennisi
27/12/2015
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