giovedì 10 dicembre 2015

Banche di sviluppo a convegno su investimenti a lungo termine Italiani informati sulle riforme in Avvenire 11 dicembre



L’evento Febaf
Banche di sviluppo a convegno su investimenti a lungo termine Italiani informati sulle riforme
GIUSEPPE PENNISI
Oggi e domani si danno convegno a Roma le banche di sviluppo del G20 per esaminare le prospettive per gli investimenti a lungo termine. Non è un forum puramente tecnico. Vi partecipano autorevoli componenti del governo e, nella sessione su investimenti a lungo termine e lotta alla povertà, è invitato anche il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin. C’è fame di investimenti di lungo periodo, non solo in infrastrutture ma anche per le imprese (specialmente per le piccole e medie aziende) e per ridurre la povertà, tanto nei Paesi in via di sviluppo quanto nelle economie avanzate. Un terzo dei ponti ferroviari in uso in Germania (con frequenti rattoppi) sono stati costruiti per trasportare eserciti ai tempi della Prima Guerra Mondiale. Secondo l’American Society of Civil Engineering, negli Stati Uniti ben 14mila dighe sono ad alto rischio. L’anno scorso, la banche di sviluppo del G20 stimarono tra i 15 ed i 20 trilioni di dollari, i finanziamenti necessari per dotare non tutto il mondo ma il loro gruppo di Paesi di infrastrutture adeguate entro il 2030. Un cifra difficilmente raggiungibile anche pensando di mobilitare forme di partnership pubblico-privato o parte delle riserve dei fondi in pensione in gran parte collocate in titoli di Stato.
Dato che l’assise si svolge a Roma, il pensiero non potrà non andare alla situazione degli investimenti a lungo termine in Italia. Secondo il ddl di Stabilità (in discussione alla Camera), la spesa pubblica per infrastrutture sarebbe scesa a meno dell’1,5% del Pil, rispetto al 3,5% del Pil negli Anni Ottanta (in linea con la media Ocse di allora), del 2,5% alla fine degli Anni Novanta. Dall’inizio della crisi finanziaria ad oggi, la spesa pubblica in conto capitale ha subito una riduzione del 40% circa.
Ridotta a livelli così bassi la spesa totale, ci si concentra necessariamente su piccoli interventi di completamento e manutenzione straordinaria. Utili e spesso, ma ben lontani dall’afflato che si aveva quando, ad esempio, negli Anni Sessanta il traforo del Monte Bianco venne costruito in appena tre anni e l’autostrada del Sole ci veniva invidiata in tutto il mondo. Per altro, da un’analisi realizzata da Data Web per conto della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza su un totale di 300mila fonti web internazionali, account twitter e stampa nazionale, i temi più ricorrenti, tra gli italiani, all’interno di quelli legati alla finanza e agli investimenti in Europa, sono le riforme strutturali, seguite dal 'Piano Juncker' di 315 miliardi e, appunto, dal bisogno di investimenti a lungo termine.
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