L’evento Febaf
Banche di sviluppo a convegno su
investimenti a lungo termine Italiani informati sulle riforme
GIUSEPPE PENNISI
Oggi e domani si danno convegno a
Roma le banche di sviluppo del G20 per esaminare le prospettive per gli
investimenti a lungo termine. Non è un forum puramente tecnico. Vi partecipano
autorevoli componenti del governo e, nella sessione su investimenti a lungo
termine e lotta alla povertà, è invitato anche il Segretario di Stato della
Santa Sede, cardinale Pietro Parolin. C’è fame di investimenti di lungo
periodo, non solo in infrastrutture ma anche per le imprese (specialmente per
le piccole e medie aziende) e per ridurre la povertà, tanto nei Paesi in via di
sviluppo quanto nelle economie avanzate. Un terzo dei ponti ferroviari in uso
in Germania (con frequenti rattoppi) sono stati costruiti per trasportare
eserciti ai tempi della Prima Guerra Mondiale. Secondo l’American Society of
Civil Engineering, negli Stati Uniti ben 14mila dighe sono ad alto rischio.
L’anno scorso, la banche di sviluppo del G20 stimarono tra i 15 ed i 20
trilioni di dollari, i finanziamenti necessari per dotare non tutto il mondo ma
il loro gruppo di Paesi di infrastrutture adeguate entro il 2030. Un cifra
difficilmente raggiungibile anche pensando di mobilitare forme di partnership
pubblico-privato o parte delle riserve dei fondi in pensione in gran parte
collocate in titoli di Stato.
Dato che l’assise si svolge a Roma,
il pensiero non potrà non andare alla situazione degli investimenti a lungo
termine in Italia. Secondo il ddl di Stabilità (in discussione alla Camera), la
spesa pubblica per infrastrutture sarebbe scesa a meno dell’1,5% del Pil,
rispetto al 3,5% del Pil negli Anni Ottanta (in linea con la media Ocse di
allora), del 2,5% alla fine degli Anni Novanta. Dall’inizio della crisi
finanziaria ad oggi, la spesa pubblica in conto capitale ha subito una
riduzione del 40% circa.
Ridotta a livelli così bassi la
spesa totale, ci si concentra necessariamente su piccoli interventi di
completamento e manutenzione straordinaria. Utili e spesso, ma ben lontani
dall’afflato che si aveva quando, ad esempio, negli Anni Sessanta il traforo
del Monte Bianco venne costruito in appena tre anni e l’autostrada del Sole ci
veniva invidiata in tutto il mondo. Per altro, da un’analisi realizzata da Data
Web per conto della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza su un totale di
300mila fonti web internazionali, account twitter e stampa nazionale, i temi
più ricorrenti, tra gli italiani, all’interno di quelli legati alla finanza e
agli investimenti in Europa, sono le riforme strutturali, seguite dal 'Piano
Juncker' di 315 miliardi e, appunto, dal bisogno di investimenti a lungo
termine.
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