lunedì 21 dicembre 2015

Musica La tradizione del sacro può attendere... Ancora un Natale di balletti e msica leggera In Avvenre 22 dicembre GIUSEPPE PENNISI Il periodo natalizio dovrebbe essere il grande momento della musica sacra o di ispirazione cristiana. Lo si tocca con mano scorrendo i cartelloni dei teatri e delle sale di concerto in Germania e negli Stati Uniti. Un po’ meno se si guarda a quelli italiani. Nonostante che in questo anno di Giubileo della misericordia ci si dovesse attendere uno sforzo di immaginazione e di attività, i programmi pullulano dei consueti balletti per famiglie di tutte le convinzioni, di operette (spopola La vedova allegra) e di musica leggera. Si arriva all’assurdo di calendarizzare in una chiesa i Carmina Burana di Carl Orff (musicista di corte di Hitler), composti per il raduno dei giovani nazisti a Francoforte nel 1934 su un testo, in latino arcaico, che è un inno al bere ed al fornicare. Non mancano eventi di rilievo – quale il grande concerto natalizio alla basilica di Sant’Antonio a Padova e quello tradizionale (il 30°) della basilica di San Francesco ad Assisi che sarà trasmesso su Rai 1 il giorno di Natale subito dopo la benedizione “Urbi ed orbi” di papa Francesco – e un pullulare di iniziative volenterose ma non sempre di grande qualità. Rara l’esecuzione di musica sacra contemporanea o della seconda metà del Novecento con il pericolo di dare l’impressione che la musica natalizia appartenga al passato, dal canto gregoriano al barocco (adatta più a cultori che a famiglie). Per molti aspetti, Roma si distacca dal quadro generale, anche a ragione della coincidenza tra periodo natalizio e inizio del Giubileo. Tre iniziative spiccano. La prima riguarda un progetto comune di tre istituzioni musicali (il Ponti



Musica

Musica
La tradizione del sacro può attendere... Ancora un Natale di balletti e musica leggera
Il periodo natalizio dovrebbe essere il grande momento della musica sacra o di ispirazione cristiana. Lo si tocca con mano scorrendo i cartelloni dei teatri e delle sale di concerto in Germania e negli Stati Uniti. Un po’ meno se si guarda a quelli italiani. Nonostante che in questo anno di Giubileo della misericordia ci si dovesse attendere uno sforzo di immaginazione e di attività, i programmi pullulano dei consueti balletti per famiglie di tutte le convinzioni, di operette (spopola La vedova allegra) e di musica leggera. Si arriva all’assurdo di calendarizzare in una chiesa i Carmina Burana di Carl Orff (musicista di corte di Hitler), composti per il raduno dei giovani nazisti a Francoforte nel 1934 su un testo, in latino arcaico, che è un inno al bere ed al fornicare.
Non mancano eventi di rilievo – quale il grande concerto natalizio alla basilica di Sant’Antonio a Padova e quello tradizionale (il 30°) della basilica di San Francesco ad Assisi che sarà trasmesso su Rai 1 il giorno di Natale subito dopo la benedizione “Urbi ed orbi” di papa Francesco – e un pullulare di iniziative volenterose ma non sempre di grande qualità. Rara l’esecuzione di musica sacra contemporanea o della seconda metà del Novecento con il pericolo di dare l’impressione che la musica natalizia appartenga al passato, dal canto gregoriano al barocco (adatta più a cultori che a famiglie). Per molti aspetti, Roma si distacca dal quadro generale, anche a ragione della coincidenza tra periodo natalizio e inizio del Giubileo. Tre iniziative spiccano. La prima riguarda un progetto comune di tre istituzioni musicali (il Pontificio istituto di musica sacra, la Cappella musicale Pontificia Sistina e il Teatro dell’Opera di Roma). Sei grandi concerti di musica “dello spirito” nella basilica di Sant’Agostino. Il primo ha avuto luogo l’8 dicembre e sarà replicato il 30 dicembre alla Pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Il secondo, e il più corposo, è il programma allestito dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia. È iniziato il 9 dicembre con il Concerto di Natale affidato non all’orchestra sinfonica, ma alla formazione Juni (circa 120 ragazzi, età media quindici anni) e alla Schola Cantorum (quasi 200 età media dodici anni) diretti da Salvatore Accardo e dal maestro del coro Vincenzo Di Carlo in un programma di Beethoven, Rossini e canti natalizi francesi e irlandesi. Il programma, inoltre, include la musica contemporanea: quindici concerti (un festival) di gospel americano ed ha come momento apicale
La creazione di Haydn con una formazione di lusso (Andrés Orozco-Estrada sul podio, Christiane Karg, Benjamin Burns e Günther Groissböck come solisti) fino a stasera. La creazione apre ogni anno l’ouverture spirituale del Festival estivo di Salisburgo, che dedica due settimane alla musica religiosa, coniugando ogni anno la musica di ispirazione cristiana con quella di una o due altre religioni. Nonostante sabato 19 dicembre fosse giornata di shopping natalizio – il concerto era alle 18 –, l’auditorium era pienissimo e il pubblico, grazie anche ai libretti con traduzione in italiano, ha seguito con grande attenzione e trasporto la partitura, relativamente poco eseguita nelle stagioni concertistiche romane. Orozco-Estrada, i solisti e il coro hanno mostrato la bellezza del viaggio “dal caos all’eternità” di Haydn. Chiaro segno che la musica sacra attira.
Il terzo è la prima italiana, giovedì scorso, alla Accademia Filarmonica Romana di
Credo, un oratorio multi-etnico su testi di padre José Tolentino Mendonça (tratti anche da brani di Ibn Arabi, Giordano Bruno, Giorgio Caproni, Zvi Kolitz e Fermando Pessoa). Nella partitura di Mario Tronco, Leandro Piccioni e Pino Pecorelli predominano i “piano” e i “sottovoce” e vengono amalgamati brani di Rossini, Britten, canti sufi e senegalese. È la prima volta che
Credo viene presentato in versione scenica (la prima assoluta si è svolta in settembre nella chiesa di San Domenico a Lisbona). L’Orchestra di Piazza Vittorio (che ha scritto ed eseguito il lavoro) ha un proprio pubblico molto fidelizzato. Entusiasmo da stadio e richieste di bis.
Da questa rassegna mancano spettacoli di teatro in musica per un Natale cristiano per tutta la famiglia e, quindi, per tutte le età. Dall’enorme e poco esplorato baule della musica della seconda metà del Novecento, ne vengono in mente almeno tre, raramente rappresentato in Italia: le parabole di Chiesa di Benjamin Britten, Amahl and the night visitors (“Amahl e i Re Magi”) di Giancarlo Menotti, The Flood (“Il Diluvio Universale”) di Igor Stravinskij. Si possono mettere in scena in teatri anche di piccole dimensioni , sono a basso costo, ed esistono traduzioni ritmiche (anche se sarebbe preferibile presentarli in lingua originale con sopratitoli).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nei cartelloni italiani mancano spettacoli d’ispirazione cristiana Qualche caso positivo nella capitale, come “La creazione” di Haydn Fra gli altri eventi di rilievo, i concerti alla basilica di Sant’Antonio a Padova e di San Francesco ad Assisi


Il periodo natalizio dovrebbe essere il grande momento della musica sacra o di ispirazione cristiana. Lo si tocca con mano scorrendo i cartelloni dei teatri e delle sale di concerto in Germania e negli Stati Uniti. Un po’ meno se si guarda a quelli italiani. Nonostante che in questo anno di Giubileo della misericordia ci si dovesse attendere uno sforzo di immaginazione e di attività, i programmi pullulano dei consueti balletti per famiglie di tutte le convinzioni, di operette (spopola La vedova allegra) e di musica leggera. Si arriva all’assurdo di calendarizzare in una chiesa i Carmina Burana di Carl Orff (musicista di corte di Hitler), composti per il raduno dei giovani nazisti a Francoforte nel 1934 su un testo, in latino arcaico, che è un inno al bere ed al fornicare.
Non mancano eventi di rilievo – quale il grande concerto natalizio alla basilica di Sant’Antonio a Padova e quello tradizionale (il 30°) della basilica di San Francesco ad Assisi che sarà trasmesso su Rai 1 il giorno di Natale subito dopo la benedizione “Urbi ed orbi” di papa Francesco – e un pullulare di iniziative volenterose ma non sempre di grande qualità. Rara l’esecuzione di musica sacra contemporanea o della seconda metà del Novecento con il pericolo di dare l’impressione che la musica natalizia appartenga al passato, dal canto gregoriano al barocco (adatta più a cultori che a famiglie). Per molti aspetti, Roma si distacca dal quadro generale, anche a ragione della coincidenza tra periodo natalizio e inizio del Giubileo. Tre iniziative spiccano. La prima riguarda un progetto comune di tre istituzioni musicali (il Pontificio istituto di musica sacra, la Cappella musicale Pontificia Sistina e il Teatro dell’Opera di Roma). Sei grandi concerti di musica “dello spirito” nella basilica di Sant’Agostino. Il primo ha avuto luogo l’8 dicembre e sarà replicato il 30 dicembre alla Pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Il secondo, e il più corposo, è il programma allestito dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia. È iniziato il 9 dicembre con il Concerto di Natale affidato non all’orchestra sinfonica, ma alla formazione Juni (circa 120 ragazzi, età media quindici anni) e alla Schola Cantorum (quasi 200 età media dodici anni) diretti da Salvatore Accardo e dal maestro del coro Vincenzo Di Carlo in un programma di Beethoven, Rossini e canti natalizi francesi e irlandesi. Il programma, inoltre, include la musica contemporanea: quindici concerti (un festival) di gospel americano ed ha come momento apicale
La creazione di Haydn con una formazione di lusso (Andrés Orozco-Estrada sul podio, Christiane Karg, Benjamin Burns e Günther Groissböck come solisti) fino a stasera. La creazione apre ogni anno l’ouverture spirituale del Festival estivo di Salisburgo, che dedica due settimane alla musica religiosa, coniugando ogni anno la musica di ispirazione cristiana con quella di una o due altre religioni. Nonostante sabato 19 dicembre fosse giornata di shopping natalizio – il concerto era alle 18 –, l’auditorium era pienissimo e il pubblico, grazie anche ai libretti con traduzione in italiano, ha seguito con grande attenzione e trasporto la partitura, relativamente poco eseguita nelle stagioni concertistiche romane. Orozco-Estrada, i solisti e il coro hanno mostrato la bellezza del viaggio “dal caos all’eternità” di Haydn. Chiaro segno che la musica sacra attira.
Il terzo è la prima italiana, giovedì scorso, alla Accademia Filarmonica Romana di
Credo, un oratorio multi-etnico su testi di padre José Tolentino Mendonça (tratti anche da brani di Ibn Arabi, Giordano Bruno, Giorgio Caproni, Zvi Kolitz e Fermando Pessoa). Nella partitura di Mario Tronco, Leandro Piccioni e Pino Pecorelli predominano i “piano” e i “sottovoce” e vengono amalgamati brani di Rossini, Britten, canti sufi e senegalese. È la prima volta che
Credo viene presentato in versione scenica (la prima assoluta si è svolta in settembre nella chiesa di San Domenico a Lisbona). L’Orchestra di Piazza Vittorio (che ha scritto ed eseguito il lavoro) ha un proprio pubblico molto fidelizzato. Entusiasmo da stadio e richieste di bis.
Da questa rassegna mancano spettacoli di teatro in musica per un Natale cristiano per tutta la famiglia e, quindi, per tutte le età. Dall’enorme e poco esplorato baule della musica della seconda metà del Novecento, ne vengono in mente almeno tre, raramente rappresentato in Italia: le parabole di Chiesa di Benjamin Britten, Amahl and the night visitors (“Amahl e i Re Magi”) di Giancarlo Menotti, The Flood (“Il Diluvio Universale”) di Igor Stravinskij. Si possono mettere in scena in teatri anche di piccole dimensioni , sono a basso costo, ed esistono traduzioni ritmiche (anche se sarebbe preferibile presentarli in lingua originale con sopratitoli).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nei cartelloni italiani mancano spettacoli d’ispirazione cristiana Qualche caso positivo nella capitale, come “La creazione” di Haydn Fra gli altri eventi di rilievo, i concerti alla basilica di Sant’Antonio a Padova e di San Francesco ad Assisi

Nessun commento: