Musica
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La tradizione del sacro può attendere...
Ancora un Natale di balletti e musica leggera
Il periodo natalizio dovrebbe essere il grande
momento della musica sacra o di ispirazione cristiana. Lo si tocca con mano
scorrendo i cartelloni dei teatri e delle sale di concerto in Germania e negli
Stati Uniti. Un po’ meno se si guarda a quelli italiani. Nonostante che in
questo anno di Giubileo della misericordia ci si dovesse attendere uno sforzo
di immaginazione e di attività, i programmi pullulano dei consueti balletti per
famiglie di tutte le convinzioni, di operette (spopola La vedova
allegra) e di musica leggera. Si arriva all’assurdo di
calendarizzare in una chiesa i Carmina Burana di
Carl Orff (musicista di corte di Hitler), composti per il raduno dei giovani
nazisti a Francoforte nel 1934 su un testo, in latino arcaico, che è un inno al
bere ed al fornicare.
Non mancano eventi di rilievo – quale il grande
concerto natalizio alla basilica di Sant’Antonio a Padova e quello tradizionale
(il 30°) della basilica di San Francesco ad Assisi che sarà trasmesso su Rai 1
il giorno di Natale subito dopo la benedizione “Urbi ed orbi” di papa Francesco
– e un pullulare di iniziative volenterose ma non sempre di grande qualità.
Rara l’esecuzione di musica sacra contemporanea o della seconda metà del
Novecento con il pericolo di dare l’impressione che la musica natalizia
appartenga al passato, dal canto gregoriano al barocco (adatta più a cultori
che a famiglie). Per molti aspetti, Roma si distacca dal quadro generale, anche
a ragione della coincidenza tra periodo natalizio e inizio del Giubileo. Tre
iniziative spiccano. La prima riguarda un progetto comune di tre istituzioni
musicali (il Pontificio istituto di musica sacra, la Cappella musicale
Pontificia Sistina e il Teatro dell’Opera di Roma). Sei grandi concerti di
musica “dello spirito” nella basilica di Sant’Agostino. Il primo ha avuto luogo
l’8 dicembre e sarà replicato il 30 dicembre alla Pontificia parrocchia di Sant’Anna
in Vaticano. Il secondo, e il più corposo, è il programma allestito
dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia. È iniziato il 9 dicembre con il
Concerto di Natale affidato non all’orchestra sinfonica,
ma alla formazione Juni (circa 120 ragazzi, età media quindici anni) e alla
Schola Cantorum (quasi 200 età media dodici anni) diretti da Salvatore Accardo
e dal maestro del coro Vincenzo Di Carlo in un programma di Beethoven, Rossini
e canti natalizi francesi e irlandesi. Il programma, inoltre, include la musica
contemporanea: quindici concerti (un festival) di gospel americano ed ha come
momento apicale
La creazione di Haydn con una formazione
di lusso (Andrés Orozco-Estrada sul podio, Christiane Karg, Benjamin Burns e
Günther Groissböck come solisti) fino a stasera. La creazione apre ogni anno l’ouverture spirituale del Festival estivo di
Salisburgo, che dedica due settimane alla musica religiosa, coniugando ogni
anno la musica di ispirazione cristiana con quella di una o due altre
religioni. Nonostante sabato 19 dicembre fosse giornata di shopping natalizio –
il concerto era alle 18 –, l’auditorium era pienissimo e il pubblico, grazie
anche ai libretti con traduzione in italiano, ha seguito con grande attenzione
e trasporto la partitura, relativamente poco eseguita nelle stagioni
concertistiche romane. Orozco-Estrada, i solisti e il coro hanno mostrato la
bellezza del viaggio “dal caos all’eternità” di Haydn. Chiaro segno che la
musica sacra attira.
Il terzo è la prima italiana, giovedì scorso,
alla Accademia Filarmonica Romana di
Credo, un oratorio multi-etnico su testi
di padre José Tolentino Mendonça (tratti anche da brani di Ibn Arabi, Giordano
Bruno, Giorgio Caproni, Zvi Kolitz e Fermando Pessoa). Nella partitura di Mario
Tronco, Leandro Piccioni e Pino Pecorelli predominano i “piano” e i “sottovoce”
e vengono amalgamati brani di Rossini, Britten, canti sufi e senegalese. È la
prima volta che
Credo viene presentato in versione
scenica (la prima assoluta si è svolta in settembre nella chiesa di San Domenico
a Lisbona). L’Orchestra di Piazza Vittorio (che ha scritto ed eseguito il
lavoro) ha un proprio pubblico molto fidelizzato. Entusiasmo da stadio e
richieste di bis.
Da questa rassegna mancano spettacoli di teatro
in musica per un Natale cristiano per tutta la famiglia e, quindi, per tutte le
età. Dall’enorme e poco esplorato baule della musica della seconda metà del
Novecento, ne vengono in mente almeno tre, raramente rappresentato in Italia:
le parabole di Chiesa di Benjamin Britten, Amahl and the night
visitors (“Amahl e i Re Magi”) di Giancarlo Menotti,
The Flood (“Il Diluvio Universale”) di Igor Stravinskij.
Si possono mettere in scena in teatri anche di piccole dimensioni , sono a
basso costo, ed esistono traduzioni ritmiche (anche se sarebbe preferibile
presentarli in lingua originale con sopratitoli).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nei cartelloni italiani mancano spettacoli
d’ispirazione cristiana Qualche caso positivo nella capitale, come “La
creazione” di Haydn Fra gli altri eventi di rilievo, i concerti alla basilica
di Sant’Antonio a Padova e di San Francesco ad Assisi
Il periodo natalizio dovrebbe essere il grande
momento della musica sacra o di ispirazione cristiana. Lo si tocca con mano
scorrendo i cartelloni dei teatri e delle sale di concerto in Germania e negli
Stati Uniti. Un po’ meno se si guarda a quelli italiani. Nonostante che in
questo anno di Giubileo della misericordia ci si dovesse attendere uno sforzo
di immaginazione e di attività, i programmi pullulano dei consueti balletti per
famiglie di tutte le convinzioni, di operette (spopola La vedova
allegra) e di musica leggera. Si arriva all’assurdo di
calendarizzare in una chiesa i Carmina Burana di
Carl Orff (musicista di corte di Hitler), composti per il raduno dei giovani
nazisti a Francoforte nel 1934 su un testo, in latino arcaico, che è un inno al
bere ed al fornicare.
Non mancano eventi di rilievo – quale il grande
concerto natalizio alla basilica di Sant’Antonio a Padova e quello tradizionale
(il 30°) della basilica di San Francesco ad Assisi che sarà trasmesso su Rai 1
il giorno di Natale subito dopo la benedizione “Urbi ed orbi” di papa Francesco
– e un pullulare di iniziative volenterose ma non sempre di grande qualità.
Rara l’esecuzione di musica sacra contemporanea o della seconda metà del
Novecento con il pericolo di dare l’impressione che la musica natalizia
appartenga al passato, dal canto gregoriano al barocco (adatta più a cultori
che a famiglie). Per molti aspetti, Roma si distacca dal quadro generale, anche
a ragione della coincidenza tra periodo natalizio e inizio del Giubileo. Tre
iniziative spiccano. La prima riguarda un progetto comune di tre istituzioni
musicali (il Pontificio istituto di musica sacra, la Cappella musicale
Pontificia Sistina e il Teatro dell’Opera di Roma). Sei grandi concerti di
musica “dello spirito” nella basilica di Sant’Agostino. Il primo ha avuto luogo
l’8 dicembre e sarà replicato il 30 dicembre alla Pontificia parrocchia di Sant’Anna
in Vaticano. Il secondo, e il più corposo, è il programma allestito
dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia. È iniziato il 9 dicembre con il
Concerto di Natale affidato non all’orchestra sinfonica,
ma alla formazione Juni (circa 120 ragazzi, età media quindici anni) e alla
Schola Cantorum (quasi 200 età media dodici anni) diretti da Salvatore Accardo
e dal maestro del coro Vincenzo Di Carlo in un programma di Beethoven, Rossini
e canti natalizi francesi e irlandesi. Il programma, inoltre, include la musica
contemporanea: quindici concerti (un festival) di gospel americano ed ha come
momento apicale
La creazione di Haydn con una formazione
di lusso (Andrés Orozco-Estrada sul podio, Christiane Karg, Benjamin Burns e
Günther Groissböck come solisti) fino a stasera. La creazione apre ogni anno l’ouverture spirituale del Festival estivo di
Salisburgo, che dedica due settimane alla musica religiosa, coniugando ogni
anno la musica di ispirazione cristiana con quella di una o due altre
religioni. Nonostante sabato 19 dicembre fosse giornata di shopping natalizio –
il concerto era alle 18 –, l’auditorium era pienissimo e il pubblico, grazie
anche ai libretti con traduzione in italiano, ha seguito con grande attenzione
e trasporto la partitura, relativamente poco eseguita nelle stagioni
concertistiche romane. Orozco-Estrada, i solisti e il coro hanno mostrato la
bellezza del viaggio “dal caos all’eternità” di Haydn. Chiaro segno che la
musica sacra attira.
Il terzo è la prima italiana, giovedì scorso,
alla Accademia Filarmonica Romana di
Credo, un oratorio multi-etnico su testi
di padre José Tolentino Mendonça (tratti anche da brani di Ibn Arabi, Giordano
Bruno, Giorgio Caproni, Zvi Kolitz e Fermando Pessoa). Nella partitura di Mario
Tronco, Leandro Piccioni e Pino Pecorelli predominano i “piano” e i “sottovoce”
e vengono amalgamati brani di Rossini, Britten, canti sufi e senegalese. È la
prima volta che
Credo viene presentato in versione
scenica (la prima assoluta si è svolta in settembre nella chiesa di San Domenico
a Lisbona). L’Orchestra di Piazza Vittorio (che ha scritto ed eseguito il
lavoro) ha un proprio pubblico molto fidelizzato. Entusiasmo da stadio e
richieste di bis.
Da questa rassegna mancano spettacoli di teatro
in musica per un Natale cristiano per tutta la famiglia e, quindi, per tutte le
età. Dall’enorme e poco esplorato baule della musica della seconda metà del
Novecento, ne vengono in mente almeno tre, raramente rappresentato in Italia:
le parabole di Chiesa di Benjamin Britten, Amahl and the night
visitors (“Amahl e i Re Magi”) di Giancarlo Menotti,
The Flood (“Il Diluvio Universale”) di Igor Stravinskij.
Si possono mettere in scena in teatri anche di piccole dimensioni , sono a
basso costo, ed esistono traduzioni ritmiche (anche se sarebbe preferibile
presentarli in lingua originale con sopratitoli).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nei cartelloni italiani mancano spettacoli
d’ispirazione cristiana Qualche caso positivo nella capitale, come “La
creazione” di Haydn Fra gli altri eventi di rilievo, i concerti alla basilica
di Sant’Antonio a Padova e di San Francesco ad Assisi
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