Lo Schiaccianoci e la nuova strada dell’Opera di Roma
Al Teatro dell’Opera di Roma il rilancio non riguarda solamente l’opera e le due stagioni concertistiche – di cui una dedicata al Giubileo e l’altra in cui ciascun concerto percorre un tema su tre secoli, dal XVIII al XX – o ancora il festival di teatro in musica contemporanea. Ma anche la danza.
Scritto da Giuseppe Pennisi | giovedì, 24 dicembre 2015 · 0
Lo Schiaccianoci – Opera di Roma, 2015 – photo Yasuko
Kageyama
All’Opera di Roma è stata chiamata da Parigi, dove risiede e opera da anni,
una giovane ma grande étoile, Eleonora Abbagnato, che ha
debuttato con nuova produzione di un balletto tradizionale per le feste
natalizie, Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, che si replica, con grande
successo di pubblico, quasi ogni sera fino all’8 gennaio. Come mostra la
locandina, si alternano vari cast, segnatamente nei ruoli principali.Di norma Lo Schiaccianoci viene presentato adattando la versione di Ivanov e Petipa, con cui debuttò il 18 dicembre del 1892 al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Un balletto tratto da l’Histoire d’un casse-noisette di Alexandre Dumas (1845), versione edulcorata di Casse-Noisette et le Roi des rats di E.T.A. Hoffmann (1816). Quindi, un divertissement natalizio per l’aristocrazia e l’alta borghesia russa.

Lo Schiaccianoci – Opera di Roma, 2015 – photo Yasuko
Kageyama
Nella versione di Giuliano Peparini con cui si inaugura la
Stagione di Balletto 2015-2016 del Teatro dell’Opera, non solo l’ambientazione
è nel mondo dell’alta finanza di questi giorni ma, mantenendo la partitura
immutata, il libretto viene cambiato e il balletto diventa un Bildungsroman in
cui la protagonista prende coscienza delle diseguaglianze sociali. Forse una
lettura più in linea con i sentimenti di Čajkovskij, a cui era stato
commissionato un divertissement natalizio ma che stava componendo la Sesta
sinfonia ed era nel pieno della crisi esistenziale che, di lì a poco, lo
porterà al suicidio.Peparini è uno dei registi più prolifici e più eclettici della scena internazionale. Già a sedici anni danzava all’American Ballet School di New York. La sua esperienza è stata, successivamente, in Francia, a Marsiglia e a Parigi, e in Russia, a San Pietroburgo. Non ha riguardato unicamente il balletto classico, ma anche la danza moderna e il più grande spettacolo acquatico del mondo, The House of Dancing Water, ormai diventato un’attrazione turistica permanente a Macao. E ancora regista di Romeo e Giuletta – Ama e Cambia il Mondo , opera moderna di David Zard che ha debuttato nel 2013 all’Arena di Verona. Con un curriculum così, non ci poteva aspettare uno Schiaccianoci elegante e manierato, privo di messaggi e pensato solo per allietare le feste di Natale e Capodanno.

Lo Schiaccianoci – Opera di Roma, 2015 – photo Yasuko
Kageyama
“Essendo cresciuto tra codici e schemi”, afferma Peparini, “torno
oggi al balletto classico con una nuova consapevolezza e visione. Il mio
Schiaccianoci è un albero di Natale con tanti colori, dove
l’essenziale è ben organizzare questa diversità, una fusion stilistica di danze
molto diverse tra di loro. Quando creo, agisco per necessità e sulla base di
questa, uso un linguaggio classico o contemporaneo, street o musical, un
melting pot di movimento che mi rappresenta in quel momento. In schiaccianoci
c’è una storia, ma è la storia che nasce dalla mia visione della società, dalla
mia sensibilità: per esempio non ci sarà la canonica trasformazione dello
schiaccianoci pupazzo in principe, ma una trasformazione più sottile, contemporanea,
quella che ci investe tutti i giorni, camminando per strada. Marie incontra da
subito il suo principe, ma non lo capisce. Lo scopre lentamente, attraverso
l’innamoramento. Ancora, il Re dei topi e il suo esercito sono i ragazzi bulli,
compagni di François, i bad boys che incarnano quell’elemento oscuro che
attanaglia l’adolescenza di molti dei nostri ragazzi”.
Lo Schiaccianoci – Opera di Roma, 2015 – photo Yasuko
Kageyama
Quindi Lo schiaccianoci di Giuliano Peparini è una rilettura in
chiave contemporanea dal forte taglio teatrale. L’interpretazione della
partitura musicale è affidata al direttore David Coleman, le
scene a Lucia D’Angelo e Cristina Querzola, i
costumi a Frédéric Olivier, la videografica a Gilles
Papain e le luci a Jean-Michel Désiré. Un
vero trionfo alla prima il 20 dicembre: la protagonista, la giovanissima Roberta
Bianchi, è stata promossa “prima ballerina” sul campo durante le
ovazioni al termine dello spettacolo. Giuseppe Pennisi
www.operaroma.it
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