Il “Credo” multietnico dell’Orchestra di Piazza Vittorio
Tra gli spettacoli proposti in
questo periodo natalizio ha particolare rilievo quello che l’Orchestra di
Piazza Vittorio propone all’Accademia Filarmonica Romana, giovedì 17
dicembre al TeatroOlimpico: la prima italiana, e la prima assoluta in versione
scenica di “Credo”, un oratorio interreligioso e multi-etnico nato dalla
collaborazione con il sacerdote e poeta José Tolentino Mendonça, fra le
voci più autorevoli e note della cultura cattolica portoghese. È una
partitura di musiche per interpreti di estrazioni completamente diverse,
elaborate da Mario Tronco (anche direzione artistica e musicale), Leandro
Piccioni e Pino Pecorelli. La scenografia è affidata a Lino
Fiorito e il disegno luci a Daniele Davino. La prima assoluta è
stata in settembre nella Basilica di San Domenico a Lisbona. Ne è stato tratto
un CD affascinante; nella partitura dominano i “piano” ed i “sottovoce” come si
addice ad una dialogo intimo con Dio.
Credo è un messaggio di fratellanza e di
pace, efficace e potentissimo, testimoniato dalla compresenza sul palco di
musicisti provenienti da ogni parte del mondo, uniti dalla musica al di là dei
differenti credi religiosi, politici, sociali e culturali. In sintonia anche
con il Giubileo della Misericordia, appena iniziato.
Si passa dalla musica araba al canto
armonico, da Rossini (da Petite messe solennelle) e Britten
(una ninna nanna tratta da A Ceremony of Carol) al canto mistico sufi,
dalla voce del griot – il cantastorie della tradizione africana – al
suono del basso elettrico e ai suoni elaborati. Il timbro dell’oud –
l’antico liuto del mondo arabo-islamico – si fonde con il suono
dell’organo e della kora, una sorta di arpa-liuto proveniente
dall’Africa occidentale. Altrettanto interessante la scelta dei testi, che
accosta frasi celebri di Giordano Bruno ai versi del poeta portoghese Fernando
Pessoa, di Giorgio Caproni, del filosofo e poeta musulmano andaluso
Ibn Arabi (1165-1240), di Zwi Kolitz ebreo lituano scampato alla
Shoah, e dello stesso Mendonça, che ha curato la selezione dei testi. Il
tutto interpretato in un crogiolo di lingue fra latino, portoghese, arabo,
lingua wolof e italiano.
Coprodotto da Vagabundos, Accademia
Filarmonica Romana e Festival Todos di Lisbona, il nuovo progetto
dell’Orchestra di Piazza Vittorio prende forma dall’idea di dare un significato
musicale all’espressione “dialogo interreligioso”. Il dialogo si
riferisce all’interazione positiva e cooperativa fra persone o gruppi di
persone appartenenti a differenti tradizioni religiose e si focalizza sulla
comprensione tra religioni diverse e sulla tolleranza che ne deriva (rimanendo
sulle rispettive posizioni), anziché sulla sintesi di elementi diversi in nuove
forme di credenza. Il teologo Küng, già nel 1964 con occhio assai
disincantato, sentenziava: “Il confronto tra le religioni del mondo in vista
della pace mondiale è addirittura una questione di sopravvivenza”.
“Credere è una condizione necessaria
per vivere – spiega Mario
Tronco direttore artistico e musicale dell’Orchestra di Piazza Vittorio –. Che
sia una dottrina, un pensiero o una qualsiasi relazione tra persone, ciò in cui
credi determina il tuo cammino nella vita. È quella magia naturale che hanno i
bambini e che si perde inevitabilmente crescendo, quando si sviluppa il
pensiero, insieme alla nostalgia e una pulsione irresistibile a tornare a
credere nelle cose che non si vedono. Questo ‘Credo’ è una preghiera
confidenziale, non rituale, per chi crede che Dio esiste ma anche per quelli
che, guardando una stella o davanti al disastro, pregano, perché Dio esista“.
ultima modifica: da Giuseppe Pennisi
14/12/2015
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