In
Italia servirebbero 5 anni di vera crescita per tornare ai livelli di consumi
pre-crisi
Quali sono stati gli effetti della crisi in corso dal 2008
sulle famiglie? Come hanno reagito le famiglie e in che modo la mano pubblica è
venuta loro incontro? Sono tematiche di particolare rilievo all’indomani
dell’approvazione della legge di Stabilità e mentre dagli Stati Uniti arrivano
i dati di un Pil che ha ripreso a crescere come non faceva da oltre dieci anni
a fronte di una recessione che non finisce di mordere l’Italia. In primo luogo,
come correttamente sottolinea la Banca d’Italia, la crisi deve essere divisa in
una fasi: la prima 2008-2010 è stata una crisi globale (innescata dalle
disfunzioni della finanza americana) in cui i consumi delle famiglie (in Italia
come altrove) sono diminuiti di pari passo con la compressione del reddito
disponibile; la seconda (dal 2011 e ancora in atto) è una crisi del debito
sovrano, specificatamente europea e che colpisce alcune tipologie di famiglie
più di altre. E sono state proprio le famiglie a puntellare il debito sovrano,
evitandone il default, con un aumento della quota destinata al risparmio
nonostante la compressione dei redditi (vedi grafico a fianco, ndr).
Tale sforzo – che altrove sarebbe stato chiamato
'patriottico' – è stato incoraggiato? Non si direbbe, considerando come il
prelievo fiscale sul risparmio sia aumentato da 6,9 miliardi di euro nel 2011
ai 15,9 miliardi di euro stimati per il 2015. E tali stime non includono il
prelievo aggiuntivo su circa un milione di risparmiatori italiani a ragione
dell’accordo intergovernativo con il quale, l’estate scorsa, abbiamo recepito
la normativa americana Facta e applicato ai conti di italiani con doppia
cittadinanza le regole tributarie Usa dove l’imposizione sul risparmio
(specialmente sui fondi comuni) è più pesante di quella sul reddito.Inoltre non
tengono conto dell’aumento della fiscalità sui fondi pensione, pur compensata
con un emendamento dell’ultimora al Senato, che potrebbe comportare una perdita
del 15% del montante su cui un domani verrà calcolata la pensione integrativa.
Quali famiglie hanno dovuto in ogni caso riorganizzare il
proprio tenore di vita? Antonio Bassanetti, Concetta Rondinelli, Lisa Rodano e
Filippo Scoccianti, economisti di Via Nazionale, affrontano il tema con
ricchezza di dati e di strumentazione econometrica. In breve, la crisi del
debito sovrano ha segnato uno spartiacque colpendo le famiglie relativamente
giovani (meno di 44 anni) tanto sui redditi (e sull’incertezza del posto di
lavoro) quanto sulla ricchezza (la riduzione del valore dell’abitazione appena
acquistata, a volte sceso al di sotto del mutuo contratto). Tutto ciò mentre
mediamente i consumi delle famiglie, quale che sia il metodo statistico
impiegato, espongono un aumento costante dal 1997 al 2011, da allora mostrano
un declino tanto più marcato per quelle relativamente giovani. Negli ultimi tre
anni queste ultime hanno mantenuto essenzialmente inalterate le spese per
l’alimentazione ma ridotto drasticamente quelle per abbigliamento, acqua,
elettricità e carburante, mobilio e servizi domestici, trasporti, vacanze,
divertimenti. Non sono cambiante sensibilmente le spese per comunicazioni e
istruzione, segno che anche a fronte di un relativo impoverimento i nuclei più
giovani sanno fare scelte intelligenti.
Quanti anni saranno ora necessari per tornare a livelli e
tipologie di consumi pre-crisi per le giovani famiglie? I documenti non lo
affermano apertamente, ma alcune simulazioni indicano cinque anni di crescita.
Se la crescita partirà, come ha fatto oltre le aspettative quella americana.
Giuseppe Pennisi
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