ANDREA GABRIELLI/ Un regalo prezioso per terminare in musica il 2014
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Andrea Gabrielli
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In numerose famiglie si segue la prassi di alcuni ambienti americani di
scambiare i regali la notte del 31 dicembre. Oppure quella romana di farlo
nella notte tre il 5 ed il 6 gennaio in occasione dell’Epifania. Qualche snob
aspetta il Capodanno cinese che quest’anno è il 19 febbraio. Dietro lo snobismo
– attenzione- si cela sovente un modo raffinato per ‘riciclare’ doni avuti a
Natale, a Capodanno o per l’Epifania e di cui non si sa cosa fare. In breve,
c’è ancora tempo per scegliere doni.
Per chi vuole qualcosa a buon prezzo (20 euro) ma davvero prezioso
consiglio il volume con CD allegato, appena edito da Zecchini
Editore: Andrea Gabrielli Cessate Cantus curato da Giuseppe Clericetti
e con una postfazione di Carla Moreni, docente al Conservatorio di Brescia,
critico musicale de Il Sole – 24 Ore e Vice Presidente
dell’Associazione Nazionali Critici Musicali.
Chi è stato Andrea Gabrielli? Nacque a Venezia intorno al 1533 (e
non nel 1510 o nel 1520 come viene indicato nella maggior parte dei repertori
biografici): l'anno di nascita, infatti, può essere stabilito con buona
approssimazione in base al necrologio dei provveditori alla Sanità che attesta
il decesso di Gabrieli nel 1585 all'età "d'anni 52 incirca"
(documento pubblicato da Bryant - Morell, pp. 69 s.).
Più conosciuto come Andrea da Cannaregio, è probabile fosse nato
nell'omonimo sestiere di Venezia. Non molto si conosce sulla famiglia del
Gabrieli: che fosse figlio di un certo Domenico lo si apprende da un atto
notarile conservato nell'Archivio di Stato di Venezia, ove egli stesso si
qualifica "Andreas de Gabrielibus quondam Domini Dominici" (ibid.);
quanto alle presunte origini aristocratiche, queste non troverebbero alcun
riscontro nei documenti del tempo; è più probabile del resto che il suo nome
fosse legato a quei Gabrieli, residenti nel sestiere di Cannaregio e che alcuni
riferimenti coevi collocherebbero tutt'al più negli ambienti degli artigiani.
Fu attivo presso il Duomo di Verona attorno al 1550 al 1564.
Successivamente, lavorò per la Basilica di San Marco a Venezia. Ha
lasciato numerosi componimenti di musica sacra (mottetti, salmi, messe un Gloria
a 16 voci e altro) e profana (quasi 250 madrigali). Tra i suoi componimenti
strumentali vanno ricordate le toccate organistich, le canzoni, i ricercari e
la musica d'insieme. Ebbe tra i suoi allievi il nipote Giovanni Gabrieli e Hans
Leo Hassler.
Tutto può far pensare ad un testo pedante per pochi musicologi. Il
volume, che contiene il suo epistolario dal 1557-1585, ci presenta invece uno
spaccato insolito delle Venezia del Cinquecento. Il manoscritto torna alla luce
dopo quattro secoli non tratta solamente o principalmente di musica ma – in uno
stile terso che, sottolinea acutamente Carla Moreni, ricorda Italo Calvino.
Include di tutto: da dottrine eretiche a rimedi contro la calvizie, da
considerazioni di prassi esecutiva a trasporti ed abbandoni dedicati ad una misteriosa
amante. Il curatore Giuseppe Clericetti afferma che Gabrieli è un virtuoso
del plagio dato che le sue scorribande in tanti campi differenti potrebbe
essere frutto non del suo sacco ma di riscrittura. Forse dimentichiamo che
nella Venezia del Cinquecento le persone ‘colte’ erano realmente tali:
leggevano al lume di candela e non venivano inebetite da eccesso di talk
show.
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