Una
riscoperta barocca per Opera Barga
Posted by rivistamusica
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GASPARINI Il Bajazet L. De Lisi, F. Mineccia, G.
Bridelli, E. Gubanska, A. Giovannini, B. Mazzuccato, R. Pè, G. Canciripi;
Orchestra Auser Musici, direttore Carlo Ipata. Regia Paola Rota, scene
Nicolas Bovey, costumi Gianluca Falaschi, luci Riccardo Tonelli e
Nicolas Bovey
Opera Barga, 11 Luglio 2014
Opera Barga, piccola iniziativa privata avviata circa
cinquanta anni fa da una coppia di inglesi amanti della buona musica, ed ora
guidata dal loro figlio, Nicholas Hunt, colpisce ancora e fa centro: dopo avere
riscoperto le opere di Vivaldi, averci condotto nei percorsi meno noti del
Barocco e portato in Italia opere contemporanee raramente eseguite nel nostro
Paese, con un budget limitatissimo ha messo in scena per due sere (10-11
luglio) Il Bajazetdi Francesco Gasparini. L’opera, che è stata incisa per
Glossa e tra qualche mese si vedrà a Lucca, è la grande riscoperta di questa
estate 2014, tanto che alcuni musicologi in teatro l’hanno paragonata alla
messa in scena al Rossini Opera Festival de Il Viaggio a Reims, avvenuta
esattamente trenta anni fa.
In primo luogo, chi è stato Gasparini (1661-1727),
appena citato nelle storie della musica maggiormente in circolazione nel nostro
Paese, ma trattato nella traduzione italiana di quella di Friedrich Blume? Poco
si sa della sua biografia: nato a Camaiore nel marzo del 1661, formatosi
probabilmente a Roma, lavorò con successo in varie città italiane ed a Londra.
Nella città eterna ebbe un ruolo centrale sia come didatta (Händel lo considerò
suo ispiratore e guida ed è noto che Bach lo ammirò ed imitò) sia come maestro
di cappella presso il Marchese Ruspoli. Contribuì alla formazione di musicisti
come Benedetto Marcello, Joachim Quantz e Domenico Scarlatti e scrisse oltre
sessanta opere (alcune in più versioni per andare incontro ai gusti di
differenti teatri e Paesi) che furono molto popolari all’epoca ma sparirono dai
repertori nella seconda metà del Settecento. Gasparini venne considerato dai
contemporanei tra i maggiori compositori dell’epoca non solo per il suo apporto
al teatro in musica , in una fase di transizione, ma anche per la sua
vastissima e – si dice – molto raffinata produzione di musica sacra in cui
diede sfoggio di tecniche compositive complesse
De Il Bajazet esistono tre versioni: quella
rappresentata a Barga andò in scena a Reggio Emilia nel 1719 ed è l’unica
rimasta quasi integrale: se ne è persa la sinfonia – a Barga si è utilizzata
quella dell’Ambleto,opera tratta da un dramma preso dalle stesse fonti
dell’Hamlet skakespeariano. È, quindi, tra le ultime opere di Gasparini,
quelle in cui si superano parte delle convenzioni barocche e vengono introdotte
caratteristiche melodiche e ritmiche che anticipano il teatro in musica delle
generazioni successive. L’azione scenica è altamente drammatica, non un mero
pretesto per una serie di arie tripartite e quindi anche il libretto è
particolarmente curato: quello della versione di Reggio Emilia è a doppia firma
(Agostino Piovene ed Ippolito Zanelli) e vede una sottile progressione
psicologica dei personaggi, tramite recitativi accompagnati molto intensi ed
arie premonitrici dei futuri sviluppi dell’opera lirica (Ti sento, sì del
mezzosoprano, Forte e lieto del baritenore). Ma andiamo alla produzione
de Il Bajazet a Opera Barga nel delizioso Teatro dei Differenti (meno di
270 posti tra platea e palchi), un teatro di dimensioni, quindi, da un lato
analoghe a quelle delle sale per cui Gasparini operò e compose e, dall’altro,
tale da non costringere i cantanti sforzare le voci permettendo invece di fare
comprendere ogni parola agli spettatori). L’orchestra (Auser Musici, diretti da
Carlo Ipata) è composta da nove archi, due oboi, due corni, un fagotto, una
tiorba, un flauto e clavicembalo (e gran parte degli strumentisti sono donne):
Ipata non solo gestisce molto bene l’equilibrio tra buca e palcoscenico ma il
complesso, specializzato in musica barocca, sa rendere con puntualità i colori
musicali della vicenda sottolineandone le innovazioni.
Il cast è stato selezionato mediante audizioni
tenutesi presso il Teatro Verdi di Pisa, cui hanno partecipato oltre cento
cantanti. La protagonista femminile (Irene, innamorata di Tamerlano) è il mezzo
soprano polacco Ewa Gubańska , vincitrice della prestigiosa “Handel Singing
Competition” di Londra. A ricoprire il ruolo di Bajazet che fu del famoso
baritenore modenese Francesco Borosini, è stato scelto Leonardo De Lisi.
Giuseppina Bridelli ha il ruolo drammaticissimo della figlia di Bajazet,
Asteria, prigioniera assieme al padre di Tamerlano. Altra peculiarità è la
compresenza di tre controtenori italiani per ruoli scritti per castrati:
Filippo Mineccia (Tamerlano), Antonio Giovannini (Andronico, amante di
Asteria), Raffaele Pè (Leone, generale fedele a Bajazet). Il cast è giovane e
capace e si destreggia bene nella difficile scrittura vocale. Spiccano De Lisi
e la Gubańska e tra i tre controtenori Mineccia e Giovannini – ambedue dotati
di un’estensione molto vasta (anche se non necessariamente al limite di quella
dei castrati della prima metà del Settecento).
L’intreccio è tipico dell’opera barocca: una gamma di
intrighi sino al lieto fine dopo circa quattro ore in teatro. Scene essenziali
di Nicolas Bovey: pedane e scale per delineare i luoghi dove si dipana la
vicenda, cornici per inquadrare momenti specifici e fornire prospettive (pur in
un palcoscenico poco profondo), tele dipinte, molti giochi di luci. Costumi
orientaleggianti di Gianluca Falaschi. La regia di Paolo Rota mette l’accento
sulla recitazione. Il futuro ci dirà se le due recite a Barga sono l’inizio di
una Gasparini Renaissance.
Giuseppe Pennisi
© Rudy Pessin
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