OPERA/ Il Bajazet di Francesco Gasparini: l'intervista alla regista
Paola Rota
Pubblicazione: venerdì 4 luglio 2014
Teatro dei Differenti
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NEWS Musica
L’evento di teatro in musica questa settimana è la
messa in scena (e registrazione) de Il Bajazet di Francesco
Gasparini. Nato a Camaiore nel marzo del 1661, fu imitato da Haendel,
ammirato da Bach, scrisse oltre 60 opere molto popolari all’epoca e contribuì
alla formazione di musicisti come Benedetto Marcello, Joachim Quantz e Domenico
Scarlatti. Il Bajazet del 1719 è una delle ultime sue opere,
scritta quando aveva quasi sessant’anni, ed è considerata la sua miglior
composizione insieme all’Ambleto di cui non è stata conservata la musica.
La produzione di Bajazet a Opera Barga nel
delizioso Teatro Dei Differenti (meno di 270 posti tra platea e palchi),
nell'ambito di un piccolo festival che con pochissimi mezzi dura da quasi
cinquant’anni, rappresenta la prima mondiale in tempi moderni. Il
cast, di appartenenza internazionale, è stato selezionato mediante audizioni
tenutesi presso il Teatro Verdi di Pisa. Hanno partecipato oltre 100 cantanti.
La protagonista femminile è il mezzo soprano polacco Ewa Gubanska, che poche
settimane dopo le audizioni ha vinto la prestigiosa Haendel Singing Competition
di Londra. A ricoprire il difficile ruolo che fu del famoso baritenore modenese
Francesco Borosini, è stato scelto il pluripreminato tenore Leonardo De Lisi.
Altra peculiarità della produzione è compresenza di tre controtenori italiani:
Filippo Mineccia, Antonio Giovannini, Raffaele Pe. L'orchestra è composta da 9
archi, 2 oboi (flauto), 2 corni, fagotto, tiorba e clavicembalo.
L’intreccio è tipico dell’opera barocca. Bajazet,
valoroso imperatore turco, è stato sconfitto dal tiranno turco-mongolo
Tamerlano, che lo tiene prigioniero nel suo palazzo assieme all'amatissima
figlia Asteria. La giovane ama riamata il principe greco Andronico, ma di lei
si è innamorato anche Tamerlano, già promesso sposo di Irene, principessa di
Trebisonda. Tamerlano, ignorando l’amore di Asteria e Andronico, si confida con
il principe e gli chiede di convincere Bajazet a concedergli la figlia
proponendogli in cambio la mano di Irene, liberandosi così dal suo impegno. All'arrivo
alla reggia, Irene scopre cosa sta succedendo e, su consiglio di Andronico, si
presenta a corte sotto mentite spoglie per impedire che i nuovi propositi
vadano a buon fine. Dopo una serie di eventi nella sala del trono viene
annunciato il fidanzamento tra Asteria e Tamerlano: Bajazet si oppone, Asteria
confessa pubblicamente di aver accettato di sposare Tamerlano soltanto per
ucciderlo, si riconcilia quindi con Bajazet e Andronico, ma viene tenuta
prigioniera a corte. Durante un banchetto Asteria tenta di uccidere Tamerlano
aggiungendo veleno in una coppa, ma Irene impedisce all’imperatore di bere e
rivela la propria identità. Bajazet si presenta a Tamerlano annunciando di
essersi avvelenato per sottrarsi alla sua tirannia, e gli promette di continuare
a tormentarlo dagli inferi. Anche Asteria e Andronico progettano il suicidio,
ma Tamerlano annuncia che sposerà Irene e lascerà Asteria e il trono di
Bisanzio ad Andronico.
Come e dove si possono muovere un principe greco,
un tiranno tartaro, un valoroso imperatore turco? Lo abbiamo chiesto alla
regista, Paola Rota.
"Per noi si possono
solo muovere in una rappresentazione, in un quadro che incornicia un palco nudo
che è la prigione, ma anche semplicemente lo spazio scenico. Le cornici
racchiudono e identificano uno spazio d'azione che non riesco a pensare come
realistico, l'unico luogo che sembra adatto a questi personaggi è un luogo
della mente che può prendere la forma di un quadro. Il nostro spazio, quello di
noi spettatori, è invece la contemporaneità, il teatro vuoto. Il nostro sguardo
si moltiplica e si confonde nell'andare indietro nel tempo, in un gioco di
rimandi e di stili teatrali che va dal periodo della scrittura dell'opera, il
Settecento, all'immaginifico Quattrocento nel quale è ambientata la storia.
Alla fine del secondo
atto, nel momento di maggior tensione del dramma, la protagonista Asteria si
rivolge con inquietudine prima al padre, poi all'amante, e infine alla
principessa Irene, sua rivale, domandando "chi sono"? «Padre dimmi
son più indegna figlia? Andronico son più l'infida amante? Amica son quella
superba donna?». Questa sembra essere la sua maggior preoccupazione. Chi è lei?
Come si deve rappresentare per venire accolta da chi le sta intorno? E chi è
Andronico? E quanta ambiguità c'è nel suo muoversi assieme all'amato
all'interno di quest'opera tragica? È da qui che siamo partiti nel pensare a
come mettere in scena questo Bajazet. È centrale in questo senso- precisa
Paola Rota- lo slittamento dei piani tra la volontà di autorappresentazione
dei personaggi stessi, che determina dolorosamente la loro identità, alla
possibilità per noi di rappresentarli cercando di rispettare la loro lontananza
geografica e temporale".
Pochi, ma significativi, elementi richiamano il
teatro barocco, tutti nel segno della leggerezza e della possibilità di
sparire. I costumi, che restituiscono l'idea dell'immaginifico tempo lontano
dell'ambientazione attraverso una sapiente reinterpretazione della cifra
barocca dell'epoca. I fondali all'antica, che definiscono via via gli ambienti
e gli spazi pittorici all'interno dei quadri e si trasformano in oggetti scena.
E le cornici, che sono il luogo delle identità riflesse, sono la reggia, il
potere, racchiudono l'idea che ogni personaggio si fa di sé, luoghi magici e
incantati di cui ognuno vorrebbe appropriarsi per dare la propria visione del
mondo.
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