martedì 29 luglio 2014

Teatro dell’Opera, giriamo pagina in Formiche 26 luglio

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Teatro dell’Opera, giriamo pagina
26 - 07 - 2014Giuseppe Pennisi Teatro dell'Opera, giriamo pagina
Non si tratta di aprire le finestre o di mettere nuovi infissi per cambiare aria, ma di girare definitivamente pagina. Da anni il Teatro dell’Opera di Roma Capitale è controllato da una minoranza che impedisce agli altri di lavorare ed al pubblico di avere spettacoli di qualità. Siamo diventati lo zimbello della professione. Scrivo da Salisburgo dove è in corso il festival estivo ed i colleghi stranieri mi guardano con compatimento ed imbarazzo.
Bastano alcune cifre:
- Il Teatro fruisce della sovvenzione pubblica per spettatore pagante più alta al mondo, circa mille euro (anche senza tenere conto dei 50 milioni impegnati dal Governo per risanarlo)
- Il complesso orchestrale (oltre 90 che si vorrebbero portare a 110) è il doppio di teatri come la Deustche Oper, Berlin che ogni anno fa oltre 220 recite di opere e balletto (rispetto alle 70 del Teatro dell’Opera)
- Il personale fruisce di indennità inaudite in senso etimologico in quanto mai udite nel resto del mondo quale la trasferta per spettacoli alle Terme di Caracalla ed il privilegio di non suonare in due repliche successive, anche se a diversi giorni di distanza.
- Alcuni tra le maggiori voci e le principali bacchette si rifiutano di lavorare a Piazza Beniamino Gigli e dintorni dato che non si hanno certezze sui calendari degli spettacoli.
L’elenco potrebbe essere molto più lungo ma, a Salisburgo, cito a memoria. Comunque oltre due terzi delle maestranze si sono pronunciate contro lo sciopero ed il teatro è rimasto paralizzato a ragione della tirannia di una minoranza. Non c’è altra strada che la liquidazione, a cui sarebbe illegittimo accompagnare “cassa integrazione in deroga” od altre provvidenze. Chi perderà il lavoro si rivolta al piccolo gruppo che ha causato questa situazione. Se è vero che uno di costoro ha lavorato solo 62 giorni nell’anno scorso, la Procura della Corte dei Conti ha l’obbligo di aprire una procedura per il rimborso coatto dello stipendio, con pignoramento immediato dei beni.
Cosa fare? Riprendo la proposta che lancia circa quindici anni fa su Il Foglio e su Il Messaggero quando si era alle prese con una situazione analoga- proposta che allora ebbe il supporto di Franco Mannino e Giuseppe Sinopoli. Dato che frequento regolarmente il Teatro dal 1954 ed amo svisceratamente l’opera, ritengo che:
- Il Sindaco faccia qualcosa di equo ed efficiente e metta in liquidazione l’attuale fondazione  con licenziamento di tutti i dipendenti.
- A Roma non si faccia mancare l’opera ma si nomini un commissario ed un direttore  artistico (la  coppia Fuortes-Vlad va benissimo) per fare funzionare il teatro nelle more di concorsi internazionali per assumere chi ha davvero voglia di lavorare per la musica.
- Il commissario ed il direttore artistico dovrebbe operare come “impresari”, ingaggiando compagnie che vogliono e possono operare a Roma: Si potrebbe diversificare l’offerta (e quindi i prezzi). Ingaggiando compagnie a basso costo (ma di buona qualità) per spettacoli a biglietti accessibili a tutti, specialmente ai giovani (ci sono ottime compagnie stabili in Europa Centrali) ed invitando complessi come quelli di Monaco per tournée davvero speciali. Combinando innovazione con tradizione.
Si potrebbe iniziare con una vera operazione di rottura. Portare al Costanzi le quattro opere de “L’Anello del Nibelungo” di Richard Wagner – credo che il ciclo completo non si rappresenti, in forma scenica, a Roma dagli Anni Sessanta – dal Festival del Tirolo: per la quattro opere (tre cicli completi) con 130 orchestrali e 40 solisti (scene, costumi, effetti speciali) il contributo pubblico è pari a quello di cui fruisce in media una sola produzione al Costanzi ed i prezzi di posti con ottima visibilità ed acustica non superano 70 euro.

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