lunedì 14 luglio 2014

Non basta il lavoro per garantirsi un futuro in Avvenire 15 luglio



Non basta il lavoro per garantirsi un futuro


GIUSEPPE PENNISI Non solo disoccupazio­ne. Anche nel nostro Paese si stanno aggra­vando i fenomeni dei

working poor e della in-work po­verty .

Il primo riguarda coloro le cui retribuzioni sono così basse che es­si e le loro famiglie restano al di sot­to della soglia di povertà. Il secondo coloro che, pur lavorando, riman­gono ai margini e hanno alta pro­babilità di scivolare nella povertà o perché hanno compensi erosi da un’inflazione relativa, composta principalmente dai generi di prima necessità come abitazione e cibo, o perché sono a rischio di perdere l’im­piego. Secondo i dati della Com­missione Europea, già nel 2012 il 29,9% della popolazione italiana e­ra a rischio povertà ed esclusione so­ciale; tra i 28 dell’Ue ci superavano solo Romania e Grecia. Oggi, la pro­porzione supera il 30%. Sempre nel 2012, nell’Unione oltre il 12% degli occupati era da considerarsi

working poor (con un aumento significativo rispetto al 9,3% segnato nel 2000): la crisi ha colpito particolarmente queste fasce sociali. In Italia la quota dei working poor (sul 10% degli occupati, pre­valentemente i giovani) è inferiore alla media europea grazie in parti­colare alla bassa dispersione sala­riale prevista nei contratti nazionali di lavoro e a livelli salariali 'mediani' contenuti e in linea con la media con­tinentale. Sta cre­scendo pericolosa­mente, e veloce­mente, invece, la in-work poverty a ragione della riduzione delle ore la­vorate (soprattutto per la cassa in­tegrazione), della modesta intensità di lavoro all’interno delle famiglie (molto elevata la proporzione dei nuclei monoreddito), della scarsa efficacia dei meccanismi di prote­zione sociale nel ridurre il rischio di povertà. Questi temi, che dovrebbe­ro essere centrali nell’azione di Go­verno, sono analizzati in dettaglio in uno studio commissionato dal Cnel al Centro di ricerche per i pro­blemi del lavoro e dell’impresa del­l’Università Cattolica del Sacro Cuo­re. A differenza di altri lavori in ma­teria, l’analisi contiene un ventaglio di proposte puntuali per contrasta­re il fenomeno tanto degli individui (riduzione del cuneo fiscale, intro­duzione di un salario minimo le­gale) quanto delle famiglie (come disegnare gli incentivi per fare en­trare nella forza lavoro coloro che, delusi, la hanno abbandonata). Se ne mostrano vantaggi e limiti pro­prio per facilitare scelte da chi ha responsabilità politica.

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Sta crescendo pericolosamente, e velocemente, la 'in-work poverty'

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