martedì 29 luglio 2014

I due alleati dell’Italia che Renzi “snobba” in Il Sussidiario 29 luglio


FINANZA E POLITICA/ I due alleati dell’Italia che Renzi “snobba”

Pubblicazione: martedì 29 luglio 2014
Matteo Renzi (Infophoto) Matteo Renzi (Infophoto)
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Lo “scambio politico” tra riforme e flessibilità è uno dei punti fondanti della strategia europea del Governo in generale, e del Presidente del Consiglio in particolare, per il semestre europeo in corso. Sinora - questa testata lo ha rilevato con fatti e cifre - questa strategia non ha portato molto a casa. Il “bottino europeo” (nullo piuttosto che poco) rende ancora più difficile un percorso di riforme che dovrebbe essere ispirato a largo consenso e mediazione. Da fiorentino, Renzi dovrebbe sapere che “la gatta frettolosa fa figli ciechi”. La sua potrebbe restare sterile.
I risultati nulli, ove non negativi, devono forse imputarsi al fatto che Renzi ha ascoltato troppi economisti specializzati in questioni europee e, privo di una formazione economica, non ha presentato il “caso” (dello “scambio politico”) nel modo più appropriato. Il Presidente del Consiglio non lo sa, ma proprio in questa materia ha due alleati di cui non credo si sia avvalso, nonostante uno dei due viva a pochi chilometri da casa sua.
Il primo è un giovane giurista olandese titolare di un’importante borsa di ricerca all’Istituto universitario europeo (Eui) di Fiesole. Si chiama Si chiama Thomas Beukers e risiede nelle colline toscane. Prima di approdare all’Eui, completato il dottorato di ricerca, ha lavorato per un paio di anni come consigliere giuridico del Governo dei Paesi Bassi. La sua specializzazione è la “flessibilità”. Il suo lavoro più recente è un saggio Flexibilization of the Euro area: challenges and opportunities pubblicato come Eui Department of Law Research Paper No. MPW 2014/01. Il lavoro (e gli scritti precedenti di Beukers) sostiene una tesi analoga a quella che questa testata supporta da tempo: da un paio di lustri si stanno mettendo pezze e rammendi, con protocolli intergovernativi aggiuntivi o interpretativi, a un Trattato di Maastricht che negoziato in fretta e furia, in seguito al crollo del muro di Berlino e dell’unificazione tedesca, non regge alla prova dell’esperienza. La nostra ipotesi era che il semestre italiano sarebbe stato una grande opportunità per proporre di riprendere in mano il Trattato di Maastricht una volta per tutte e aggiornarlo alla luce dell’esperienza. Naturalmente, lo “scambio politico” tra riforme e flessibilità va in direzione opposta.
I giovani giuristi, però, ne sanno una più del diavolo: una “clausola di flessibilità” (di cui Beukers fornisce una definizione articolata), aggiunta al Trattato in vigore, non solo non renderebbe più necessaria l’ondata di protocolli inter-governativi ma impedirebbe che cambiamenti desiderabili nell’area dell’euro vengano bloccati da Stati che fanno parte dell’Ue ma non dell’eurozona. È una tesi ingegnosa che i giuristi in forza a Palazzo Chigi dovrebbero esaminare con cura. Lo stesso Presidente del Consiglio non farebbe male a fare una gita a Fiesole per prendere un caffè con Thomas Beukers.
L’altro alleato possibile di Renzi è un economista romeno quasi coetaneo del nostro Presidente del Consiglio, Liviu C. Andrei. Insegna a Bucarest alla Scuola nazionale della Pubblica amministrazione. Le sue pubblicazioni sono principalmente in rumeno ma un saggio in ingleseEconomic Convergence, apparso in Internal Auditing and Risk Management Year IX No.2 June 2014, merita attenzione se non altro al fine di fornire suggerimenti tattici che potrebbero consentire di non tornare a casa a mani vuote da ogni riunione a Bruxelles.
Il lavoro analizza in modo stilizzato la “teoria dell’integrazione economica” formulata da Bela Balassa (fu mio professore) nel 1961, pochi anni dopo essere scappato dall’Ungheria. Spesso si dimentica che è una “teoria in stadi”: per giungere a un’area valutaria ottimale da un mercato comune si deve passare attraverso lo stadio della convergenza. Altrimenti all’area valutaria ottimale non si giunge mai e la moneta unica prima o poi scoppia. È una tesi antica ma su cui ha lavorato, quando era giovane, anche il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. Occorre - sostiene Andrei pensando agli Stati dell’Europa centrale e orientale diventati soci dell’Ue - tirarla fuori dal cassetto e porla tra i primi temi di dibattito.
Sta alla maestria di Renzi coniugare i marchingegni giuridici di Beukers con il “Balassa riscoperto” di Andrei. Potrebbe essere una pedina utile per rimettere il Continente vecchio sul percorso di crescita.


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