di Giuseppe
Pennisi
Un agosto all’insegna del “taglia
debito”. Sono state presentate una dozzina di proposte nelle prime due
settimane. Altre ne arriveranno prima dell’inizio di settembre quando il
Governo farà una scelta (non si sa ancora bene sulla base di alcuni criteri) in
materia di misure straordinarie per ridurre il peso del debito pubblico sul
Pil.
Mentre economisti grandi e piccoli
si sentono già “salvatori della Patria” al pensiero che una delle loro idee
venga inserita nel pacchetto economico più sexy dell’anno, in un lavoro in
uscita come Working Paper No.12-12 del Peterson Institute for International
Economics, William R. Cline smonta l’esigenza di un “taglia debito” per
l’Italia. Cline è uno dei maggiori specialisti di economia internazionale;
numerosi studenti europei utilizzano i suoi testi; ha avuto ruoli importanti
dell’Amministrazione Usa ed al Fondo monetario. Quindi, occorre quanto meno
ascoltarlo. Nel lavoro, rigorosamente quantitativo, Cline traccia ben 243
scenari, sulla base di cinque variabili di base (crescita , tassi d’interesse,
avanzo primario, capitalizzazione dei servizi finanziarie e privatizzazioni).
Utilizzando tecniche di calcolo delle probabilità, stima le ipotesi più
verosimili di rapporto debito:Pil nel 2020. La conclusione: se si continua
sulle linee tracciate dagli ultimi Governi, siamo in sicurezza a ragione del
forte saldo primario programmato. I mercati lo sanno ma guardano alla
frammentazione e all’instabilità politica. Quindi,entrano in fibrillazione più
di quanto economia e finanza suggerirebbero. Miele per le orecchie di
Governi (nazionali e locali) abituati a spendere e a spandere? Mica tanto: lo
spread resterà alto e prima o poi si dovrà ricorrere ad un taglia debito (forse
ancora più forte di quelli delineati in questi giorni) se non ci sarà un
ricompattamento del quadro politico tale da far presagire stabilità.
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