venerdì 17 agosto 2012

Nell'anima del Mito da Milano Finanza del 18 agosto


Musica
Nell'anima del MiTo
La sesta edizione cerca di trovare finalmente un fil rouge e intanto celebra Debussy
di Giuseppe Pennisi

La sesta edizione di MiTo dovrebbe essere quella della svolta. Almeno questo è ciò che appare leggendo il voluminoso programma. Da una manifestazione-labirinto, diventa una manifestazione «con un'anima», ossia con un nodo centrale a cui, in varia maniera, gli altri filoni si raccordano.
http://www.milanofinanza.it/artimg/2012/162/1785540/1-img766448.jpgSi presenta sempre con un festival grandioso: nei 19 giorni di evento, che ha luogo dal 5 al 23 settembre, si susseguono 190 appuntamenti nelle due maggiori città dell'Italia del Nord, Milano e Torino. I concerti sono 156, più di 4.100 gli artisti coinvolti, che hanno il compito di avvicinare alla musica un pubblico nuovo e sempre più vasto. MiTo ha sempre la caratteristica di essere un festival accessibile a tutti, grazie all'abbattimento dei prezzi e ai tanti concerti offerti gratuitamente, nonché di coniugare differenti stili, dalla musica antica al jazz e alla canzone d'autore passando per la grande musica sinfonica e giungendo alla contemporaneità, a lungo trascurata in Italia in generale, e al nord in particolare. L'obiettivo è diventare un evento culturale che rappresenti però anche un'occasione di intrattenimento e divertimento, di gioia dell'ascolto.
Da Debussy alla canzone d'autore. Quindi, come nelle cinque edizioni precedenti, non manca una buona dose di eclettismo nonché di eventi inseriti nel programma in quanto parte di più vaste tournée in Italia: per esempio, il concerto di Yuri Temirkanov con la Filarmonica di San Pietroburgo. C'è da augurarsi che venga presentato nudo e crudo nella sua bellezza, anche plastica, senza far ricorso ai filmati e agli altri audiovisivi che hanno accompagnato, disturbandola, la sua esecuzione alla Terme di Caracalla a Roma. Questa volta l'eclettismo ha un cuore ben preciso: i 150 anni dalla nascita di Claude Debussy. Molti concerti (a cominciare dai due inaugurali a Torino e a Milano) propongono la musica del compositore e intellettuale che tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento cambiò radicalmente sia il modo di concepire una partitura sia quello di intenderne i nessi con la cultura in senso lato (letteratura, teatro, visivo) del mondo in cui viveva e si esprimeva.
MiTo colma inoltre una lacuna: gran parte delle organizzazioni musicali italiane (dalle fondazioni alle varie associazioni di amici della musica) sembra avere dimenticato che nel 2012 cade un importante anniversario dalla nascita di Debussy, mentre il festival che si svolge a Milano e Torino mostra il ponte tra il maestro francese e la contemporaneità.
La schiera degli autori contemporanei presenti a MiTo include artisti molto differenti in lessico e stile ma uniti dal tratto comune di essere stati profondamente influenzati dalla poetica musicale di Debussy. Figurano in scena due ritratti dedicati allo spagnolo Luis De Pablo e alla finlandese Kaija Saariaho, contornati dalle musiche di Giacomo Manzoni, Sylvano Bussotti, György Kurtag, Claude Vivier, Fabio Vacchi, George Crumb, Filippo del Corno, Gilberto Bosco, Michele Dall'Ongaro, Giulio Castagnoli, Fabio Mengozzi, Stefano Pierin. Per certi aspetti anche la canzone d'autore (non certo, però, il jazz) ha tributi da pagare a Debussy.
Trait d'union con l'Oriente. In un programma che ha propria centralità in Debussy mancano, però, due appuntamenti importanti: Pelléas et Melisande e Le Martyre de Saint-Sébastien. Il primo non si vede in Italia dal 2005 quando venne importato un allestimento dell'Opéra Comique di Parigi (sala di piccole dimensioni). Era una messa in scena che quasi affogava nel grande palcoscenico della Scala ma che sarebbe stata perfetta al Teatro Carignano di Torino o al Dal Verme di Milano. Le Martyre, invece, nonostante lo splendido libretto di Gabriele D'Annunzio, si è visto l'ultima volta negli anni 90 a Napoli in un'edizione da manuale Bignami (quattro ore compattate in un'ora e un quarto) in cui La Fura dels Baus pareva cogliere solo gli aspetti omo-erotici (invece del decadentismo mistico). Sarebbe forse il caso di pensare a un'esecuzione da concerto in collaborazione, per la parti recitate, con qualche organizzazione musical-drammaturgica francese.
Un MiTo incentrato su Debussy permette, nella sezione educational (che non dovrebbe essere frequentata solo dai ragazzi delle scuole), di scoprire l'influenza che la musica asiatica, in particolare quella di Bali, ha avuto sia sul Novecento storico sia sull'innovazione europea. Due esempi sono la Turandot di Giacomo Puccini che cerca (e trova) in Debussy colori asiatici colti dal compositore francese nei suoi studi delle musiche orientali, e molti lavori di Giacinto Scelsi, grande cultore di Debussy e della scrittura musicale dell'Estremo Oriente, da cui ricavò le sonate per una nota sola.
La cosiddetta musica dello spirito (termine da preferire a quello di musica sacra che pare limitato alla tradizione cristiana) ha, come di consueto, un ruolo importante all'interno di Mito, che in questa edizione 2012 offre, tra l'altro, messe raramente eseguite di Hector Berlioz e Johannes Ockeghem. Debussy ha composto un numero limitato di lavori da considerarsi sacri in senso stretto ma è stato un ponte importante tra la musica dello spirito orientale e occidentale. Si deve a lui l'aver scritto che «la musica di Giava basata sul gamelan impiega un contrappunto a confronto del quale la tecnica di Palestrina pare un gioco da ragazzi». Il gamelan è un complesso strumentale indonesiano che comprende xilofoni, metallofoni, tamburi e gong e viene utilizzato soprattutto in cerimonie con una valenza spirituale. La frase fece, all'epoca, inalberare non pochi musicisti e musicologi, mentre oggi risuona in tutta la sua attualità e in tutta la sua verità.
Il rilievo dato a Debussy in MiTo 2012 e l'omaggio ai 400 anni dalla morte di Giovanni Gabrielli (maestro del contrappunto) non possono però non portare con sé una domanda: MiTo 2013 sarà imperniato su Verdi, Wagner e Britten, visto che dei primi due ricorre il bicentenario dalla nascita e del terzo il centenario? Sarebbe forse importante individuare già adesso un motivo conduttore della prossima edizione, sganciato però da una ricorrenza. Infatti, già i cartelloni delle fondazioni promettono stagioni colme di Verdi e di Wagner. Tanto che La Scala, l'Opera di Roma e il Festival di Spoleto hanno pensato di celebrare Britten addirittura con un anno di anticipo. (riproduzione riservata)




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