l’analisi
DI GIUSEPPE PENNISI I l «gioco del debito» è verosimilmente una delle attività a cui numerosi componenti dell’esecutivo si stanno dedicando in questi giorni di (relativa) vacanza. Il 10 agosto Avvenire ha riassunto un 'poker di proposte' e sottolineato le condizioni imprescindibili (politica di crescita economica ed impegno di lungo periodo delle forze politiche e, soprattutto, delle parti sociali) per l’attuazione del programma specifico che verrà approvato da Governo e Parlamento e messo in cantiere; in effetti, le proposte sono molto più numerose e altre sono state annunciate per la fine di agosto-inizio di settembre.
Le quattro presentate, tuttavia, sono le più caratterizzanti; le altre già sulla scrivania del presidente del Consiglio rappresentano principalmente variazioni sul tema. Forniscono sufficiente materiale per individuare alcuni criteri perché, questa volta, la riduzione del peso del debito abbiamo successo, in altri termini perché l’Italia vinca al tavolo del «gioco del debito ». In estrema sintesi, le proposte appartengono a due categorie: a) quelle che prevedono l’istituzione di un apposito fondo per la riduzione del debito tramite una batteria di misure che vanno dal riscatto dello stock esistente alle privatizzazioni; b) quelle che, invece, fanno ricorso a una varietà di strumenti ciascuno dei quali operato dalle strutture già esistenti e secondo le procedure e prassi in vigore, nonché, in alcuni casi,messi in concorrenza gli uni con gli altri. Ambedue hanno vantaggi e svantaggi. Gli aspetti più attraenti della prima categoria sono la chiara individuazione dell’istituzione responsabile per la riduzione del debito e, quindi, la sua accountability, il poterla chiamare in causa per i risultati, più o meno brillanti, ottenuti. Ci sono esempi anche recenti che hanno dato i frutti sperati, principalmente il Treuhandanstalt ( THA) tedesco per ripianare il debito dei Lander dell’Est e, in parallelo, avviarvi un processo di crescita. Altri riguardano il rientro dal debito previdenziale in numerosi Stati dell’America Latina. Lo svantaggio principale consiste nei tempi necessari per dare vita all’istituzione, ingaggiare il personale, definire le procedure operative. Da alcuni giorni circolano voci secondo cui verrebbe nominato un Commissario per gestire l’istituzione (da creare) oppure che il compito verrebbe affidato un vice-ministro ad hoc. Queste soluzioni sono certamente fondate sulla buona intenzione di fare presto e bene, ma la loro attuazione rischia di aggravare il problema, creando rivalità con la macchina amministrativa e le organizzazioni già esistenti ed imponendo un 'management a matrice', più volte tentato nel settore pubblico italiano senza, però, poter vantare grandi risultati.
Ove la nuova istituzione emettesse titoli garantiti dal patrimonio pubblico, ivi comprese le maggiori imprese a partecipazione statale – e quindi ad alto rating – ci sarebbe il pericolo di svalorizzare ulteriormente quelli attualmente in circolazioni nonché nuove emissioni ordinarie del Tesoro.
Le proposte che fanno ricorso ad una varietà di strumenti hanno anche esse vantaggi e svantaggi. Da un lato, non richiedono un nuovo assetto istituzionale e procedurale (ma, se del caso, ritocchi e ammodernamenti a quelli già in essere). Da un altro, possono innescare una salutare competizione tra istituzioni e tra strumenti. Da un altro ancora, consentono rimodulazioni mentre il programma è in corso. Presentano, però, il rischio di accavallamenti e frammentazione. Meriterebbe considerare la creazione non di una nuova istituzione ma di una «cabina di regia» presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (o presso la Presidenza del Consiglio) per una valutazione continua e dell’intero programma e delle sue componenti più significative al fine di proporre i riaggiusta menti che si ritengano utili al raggiungimento degli obiettivi. Si può argomentare che alcune 'cabine di regia' (ad esempio, quella per il Mezzogiorno e quella per i 'grandi eventi') hanno avuto esiti ben inferiori alla aspettative. Da esperienze come quelle citate avremmo già dovuto trarre le lezioni del caso.
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