La Scala
aspetta i «Soldaten» di Zimmerman
DA SALISBURGO
GIUSEPPE PENNISI
I l 'nuovo corso' del Festival di Salisburgo plasma anche il teatro in musica. Tra le opere spiccano il nuovo allestimento di Die Soldaten («I Soldati ») di Bernd Alois Zimmermann in coproduzione con la Scala, dove arriverà nel 2014. In Italia si ricorda il passaggio al Maggio Musicale Fiorentino negli anni 70 e un’esecuzione di alcuni numeri alla Sagra Musicale Umbra negli anni 80. È lavoro di estrema complessità, rappresentato la prima a Colonia nel 1965: richiede 40 solisti e tre orchestre, oltre a un impianto elettro-acustico.
Zimmermann (classe 1918) ha vissuto l’esperienza della guerra sul fronte orientale (Polonia, Russia); l’esperienza lo traumatizzò per tutta la vita, che si tolse nel 1970. Die Soldaten venne acclamata come una delle più importanti opere del Novecento. Nonostante fosse titolare della cattedra di composizione a Colonia, restò isolato nel mondo musicale tedesco in quanto distinto dalla cultura costruttivistico- marxista dominante a Darmstadt. Complesso il rapporto con l’Alto. La sua fede cattolica, che traspare in molte composizioni a livello tematico e tecnico, si trovò a lottare con una depressione sempre più profonda.
Die Soldaten è un lavoro con un forte contenuto spirituale ove non religioso. Tratto da un dramma di Jacob Lenz pubblicato nel 1776, ma rappresentato per la prima volta nel 1863, mostra la dissoluzione di una famiglia borghese a Lille, città di confine e, quindi, piena di caserme. Siamo in una fase di pace, ma per i soldati se non c’è un nemico da combattere, ci sono le donne da umiliare. In un mondo senza Dio, si è sempre in guerra. In questo contesto troviamo Maria, brava figliola di un commerciante, fidanzata a un sarto, ma attratta da un ufficiale aristocratico, ceduta da costui ad altri (sia nobili sia stallieri sia soprattutto truppe affamate di donne) e portata alla prostituzione nonostante gli sforzi del Cappellano. Nel quadro finale, dopo una guerra nucleare, sono morti tutti tranne Marie e suo padre, che non la riconosce ma le dà un’elemosina, mentre una voce dall’alto intona il Pater noster .
I 34 quadri di Lenz sono riassunte in 15 , ciascuna su una forma musicale (strofa, ciaccona, toccata, ecc.) – come nel Wozzeck
di Berg – ma alcune scene si svolgono in contemporanea e vari stili (dal serialismo a Bach, dalle canzoni popolari al jazz a sequenze dal Dies Irae) si fondono. Il canto è portato agli estremi delle possibilità umane pur facendo intendere ciascuna parola. Difficile vedere come La Scala potrà riprodurre l’allestimento scenico della Felsenreitschule, l’enorme cavallerizza invernale, con uno smisurato boccascena in cui le varie azioni vengono, a volte, rappresentate mentre nel fondo scena si esercitano 12 destrieri. A questo impianto di Alvis Hermanis e ai costumi di Eva Dessecker (novecenteschi) corrispondono tre grandi orchestre, una in buca e due nei lati della cavea dirette di Ingo Metzmacher, specialista in repertorio contemporaneo. L’azione è serrata: i 4 atti sono divisi da un solo intervallo, evitabile (l’opera dura meno di due ore) per non allentare la forte tensione. Impossibile citare anche solo i 12 protagonisti tra i 40 solisti. Tra tutti spicca il soprano americano Laura Aikin. Meritate le ovazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Andata in scena a Salisburgo con grande successo l’opera simbolo del secondo Novecento, arriverà a Milano nel 2014
«Die Soldaten» di Zimmerman a Salisburgo
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