i«falchi» Perché la Finlandia può far saltare l’euro-banco
DI GIUSEPPE PENNISI I l sottosegretario alle Fi¬nanze e il segretario alla presidenza del Consiglio della Repubblica finlandese sono stati ricevuti ieri con tut¬ti gli onori da importanti com¬ponenti del governo. In occa¬sione della visita, l’Agenzia del Demanio ha predisposto un documento con programmi di privatizzazioni molto più det¬tagliati, si dice, di quelli sino a ora resi pubblici. Non solo: va¬rie direzioni generali sono sta¬te mobilitate per studiare, con i finlandesi, se in Italia si pos¬sa replicare l’esperienza scan¬dinava di titoli di Stato nella veste di 'covered bonds', os¬sia di obbligazioni con garan¬zie reali (da cespiti tributari a parte del patrimonio). Nei cor¬ridoi di Viale Venti Settembre si ironizzava, ipotizzando e¬missioni di Btp garantite dal Colosseo o dal Teatro alla Sca¬la.
Abbiamo davvero tanto da im¬parare dalla Finlandia in ter¬mini di gestione della nostra finanza? Certo, abbiamo in co¬mune con la Repubblica scan¬dinava una struttura demo¬grafica tra le più anziane del mondo: in termini di invec¬chiamento della popolazione la Finlandia è terza dopo il Giappone e l’Italia. Il loro si¬stema bancario ha avuto una grave crisi una ventina di an¬ni fa e il Paese ne è uscito uti¬lizzando anche covered bonds garantiti dai fitti dell’edilizia di Stato. la Finlandia cresce an¬cora ma lentamente (attorno al’1%) e, secondo l’Ocse, sa¬rebbe sul punto di entrare in recessione. C’è una ragione, in ogni caso, per cui la delega¬zione finlandese è stata accol¬ta nei piani alti dei Ministeri: la piccola Finlandia è l’unico Sta¬to dell’eurozona che può far saltare il banco della trattativa per migliorare il funziona¬mento dell’unione monetaria e far sopravvivere l’euro rilan¬ciandolo. Tutti guardano a Ber¬lino, Parigi, Roma e Madrid, ma in ciascuna di queste ca¬pitali vengono i brividi a pen¬sare al tracollo dell’euro per i forti costi finanziari ed econo¬mici che ciascuno dei rispetti¬vi Paesi sarebbe costretto a pa¬gare. Ad un’analisi costi-ricavi, invece, Helsinki perderebbe ben poco se la moneta unica si sfasciasse. Verosimilmente ci guadagnerebbe. Con il risulta¬to di poter fare la voce grossa. Helsinki è diventata il perno del negoziato.
Torniamo agli aspetti finan¬ziari ed economici. Lo stock di debito pubblico del Paese è pari al 53% del Pil, inferiore nell’eurozona, dove la media è il 91%, solo a quelli di Esto¬nia e Lussemburgo. Dopo la crisi di poco più di vent’anni fa, le banche finlandesi sono ri¬sanate, i loro titoli (e quelli pubblici) si fregiano della mi¬tica 'tripla A'. Gli istituti, poi, non sono quasi esposti con Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna e i loro clienti sono principalmente a San Pietro¬burgo ed ad est di San Pietro¬burgo. Meno di un terzo del¬l’export del Paese va verso il re¬sto dell’eurozona: è soprattut¬to alta tecnologia che conti¬nuerebbe a viaggiare in quel¬la direzione anche se l’euro saltasse. Non dimentichiamo, poi, che il 'Gruppo Nordico' è sempre in vita nonostante Sve¬zia e Danimarca non siano en¬trate nell’euro e la Norvegia nell’Ue. Nelle riunioni mini¬steriali, svedesi, danesi e nor¬vegesi fanno notare ai cugini finlandesi come i loro tassi di crescita, senza euro, siano più alti di quelli di Helsinki.
© RIPRODUZIONE RISERVATA A un’analisi costi-ricavi, Helsinki perderebbe ben poco se la moneta unica si sfasciasse Forse ci guadagnerebbe Così può fare la voce grossa
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DI GIUSEPPE PENNISI I l sottosegretario alle Fi¬nanze e il segretario alla presidenza del Consiglio della Repubblica finlandese sono stati ricevuti ieri con tut¬ti gli onori da importanti com¬ponenti del governo. In occa¬sione della visita, l’Agenzia del Demanio ha predisposto un documento con programmi di privatizzazioni molto più det¬tagliati, si dice, di quelli sino a ora resi pubblici. Non solo: va¬rie direzioni generali sono sta¬te mobilitate per studiare, con i finlandesi, se in Italia si pos¬sa replicare l’esperienza scan¬dinava di titoli di Stato nella veste di 'covered bonds', os¬sia di obbligazioni con garan¬zie reali (da cespiti tributari a parte del patrimonio). Nei cor¬ridoi di Viale Venti Settembre si ironizzava, ipotizzando e¬missioni di Btp garantite dal Colosseo o dal Teatro alla Sca¬la.
Abbiamo davvero tanto da im¬parare dalla Finlandia in ter¬mini di gestione della nostra finanza? Certo, abbiamo in co¬mune con la Repubblica scan¬dinava una struttura demo¬grafica tra le più anziane del mondo: in termini di invec¬chiamento della popolazione la Finlandia è terza dopo il Giappone e l’Italia. Il loro si¬stema bancario ha avuto una grave crisi una ventina di an¬ni fa e il Paese ne è uscito uti¬lizzando anche covered bonds garantiti dai fitti dell’edilizia di Stato. la Finlandia cresce an¬cora ma lentamente (attorno al’1%) e, secondo l’Ocse, sa¬rebbe sul punto di entrare in recessione. C’è una ragione, in ogni caso, per cui la delega¬zione finlandese è stata accol¬ta nei piani alti dei Ministeri: la piccola Finlandia è l’unico Sta¬to dell’eurozona che può far saltare il banco della trattativa per migliorare il funziona¬mento dell’unione monetaria e far sopravvivere l’euro rilan¬ciandolo. Tutti guardano a Ber¬lino, Parigi, Roma e Madrid, ma in ciascuna di queste ca¬pitali vengono i brividi a pen¬sare al tracollo dell’euro per i forti costi finanziari ed econo¬mici che ciascuno dei rispetti¬vi Paesi sarebbe costretto a pa¬gare. Ad un’analisi costi-ricavi, invece, Helsinki perderebbe ben poco se la moneta unica si sfasciasse. Verosimilmente ci guadagnerebbe. Con il risulta¬to di poter fare la voce grossa. Helsinki è diventata il perno del negoziato.
Torniamo agli aspetti finan¬ziari ed economici. Lo stock di debito pubblico del Paese è pari al 53% del Pil, inferiore nell’eurozona, dove la media è il 91%, solo a quelli di Esto¬nia e Lussemburgo. Dopo la crisi di poco più di vent’anni fa, le banche finlandesi sono ri¬sanate, i loro titoli (e quelli pubblici) si fregiano della mi¬tica 'tripla A'. Gli istituti, poi, non sono quasi esposti con Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna e i loro clienti sono principalmente a San Pietro¬burgo ed ad est di San Pietro¬burgo. Meno di un terzo del¬l’export del Paese va verso il re¬sto dell’eurozona: è soprattut¬to alta tecnologia che conti¬nuerebbe a viaggiare in quel¬la direzione anche se l’euro saltasse. Non dimentichiamo, poi, che il 'Gruppo Nordico' è sempre in vita nonostante Sve¬zia e Danimarca non siano en¬trate nell’euro e la Norvegia nell’Ue. Nelle riunioni mini¬steriali, svedesi, danesi e nor¬vegesi fanno notare ai cugini finlandesi come i loro tassi di crescita, senza euro, siano più alti di quelli di Helsinki.
© RIPRODUZIONE RISERVATA A un’analisi costi-ricavi, Helsinki perderebbe ben poco se la moneta unica si sfasciasse Forse ci guadagnerebbe Così può fare la voce grossa
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