IL VERTICE MERKEL-MONTI: QUESTIONE DI OCCHIALI O DI SOSTANZA?
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Roma - Chi,
per dovere accademico, legge gli editoriali economici dei maggiori quotidiani,
la mattina del 30 agosto si è trovato seriamente disorientato e confuso sugli
esiti del ‘vertice’ Merkel-Monti – un vertice alla vigilia di un breve viaggio
del Cancelliere in Cina ed a pochi giorni della riunione di un Consiglio della
Banca centrale europea (Bce) dai cui risultati dipende, in gran misura, il
futuro e dell’istituzione e dell’eurozona. Mentre la stampa italiana sottolinea
una sostanziale convergenza di vedute tra il Cancelliere tedesco ed il
presidente del Consiglio italiano, quella straniera pone l’accento su profonde
divergenze di vedute: Angela e Mario sarebbero “at odds”, ai ferri corti o
quasi, secondo il “New York Times”. Toni, e titoli, analoghi appaiono nei
maggiori quotidiani della Repubblica federale. Dobbiamo pensare che i portavoce
di Palazzo Chigi (ed i giornalisti con cui parlano più spesso, nonché i
corrispondenti da Berlino delle principali testate italiane) si illudano che
basta un titolo leggermente incipriato per infondere fiducia a lettori
notoriamente scettici come quelli italiani? Oppure che la stampa anglo-sassone
e tedesca voglia ad ogni costo martellare i Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia,
Grecia e Spagna)? La risposta più semplice è che il bicchiere è mezzo vuoto o
mezzo pieno, secondo la prospettiva di chi lo guarda. È anche la risposta più
banale.
Non nascondiamoci dietro ad un dito: dietro baci, abbracci e complimenti volutamente esagerati ci sono questioni di sostanza di medio e breve periodo. Quelle di medio periodo sono analizzate molto bene in un lavoro dell’Università di Lipsia (il Working Paper No. 109, di cui sono autori Finn Marten Koerner e Holger Zemanek). Gli squilibri commerciali e finanziari all’interno dell’area dell’euro pongono l’unione monetaria “on the brink”, ossia sull’orlo di un baratro. Non vengono risolti dal fondo Salva Stati; lo sostiene con ricchezza di dati, Daniel Kapp nel Working Paper No. 349 della Banca centrale olandese (avvertendo che una base costi-benefici suggerirebbe di raddoppiarne la consistenza). Ho citato questi due lavori per mostrare come breve e medio periodo si intreccino. A Berlino, Monti ha cercato, in primo luogo, di dare una mano a Mario Draghi che il 6 settembre deve confrontare una difficile riunione del Consiglio direttivo Bce. Numerosi componenti del consesso – non solo i tedeschi, la delegazione finlandese a Roma il 28 agosto non ha utilizzato mezzi termini – sono irritati non solo con la sostanza (dare maggiori funzioni alla Bce rispetto ai Piigs in difficoltà) ma anche con lo stile di Draghi, che parla ( è stato utilizzato il termine “pontificare”) molto più dei suoi predecessori. I baci e gli abbracci del Cancelliere tedesco al presidente del Consiglio italiano vogliono dire che Berlino non intende mettere bocca in questa materia. Analogamente, guardando al medio periodo, alle affermazioni del Cancelliere secondo cui l’Italia non avrebbe bisogno di un “assist” europeo, il presidente del Consiglio ha risposto con un sorriso che vuol dire “Io speriamo che me la cavo”. (ilVelino/AGV)
Non nascondiamoci dietro ad un dito: dietro baci, abbracci e complimenti volutamente esagerati ci sono questioni di sostanza di medio e breve periodo. Quelle di medio periodo sono analizzate molto bene in un lavoro dell’Università di Lipsia (il Working Paper No. 109, di cui sono autori Finn Marten Koerner e Holger Zemanek). Gli squilibri commerciali e finanziari all’interno dell’area dell’euro pongono l’unione monetaria “on the brink”, ossia sull’orlo di un baratro. Non vengono risolti dal fondo Salva Stati; lo sostiene con ricchezza di dati, Daniel Kapp nel Working Paper No. 349 della Banca centrale olandese (avvertendo che una base costi-benefici suggerirebbe di raddoppiarne la consistenza). Ho citato questi due lavori per mostrare come breve e medio periodo si intreccino. A Berlino, Monti ha cercato, in primo luogo, di dare una mano a Mario Draghi che il 6 settembre deve confrontare una difficile riunione del Consiglio direttivo Bce. Numerosi componenti del consesso – non solo i tedeschi, la delegazione finlandese a Roma il 28 agosto non ha utilizzato mezzi termini – sono irritati non solo con la sostanza (dare maggiori funzioni alla Bce rispetto ai Piigs in difficoltà) ma anche con lo stile di Draghi, che parla ( è stato utilizzato il termine “pontificare”) molto più dei suoi predecessori. I baci e gli abbracci del Cancelliere tedesco al presidente del Consiglio italiano vogliono dire che Berlino non intende mettere bocca in questa materia. Analogamente, guardando al medio periodo, alle affermazioni del Cancelliere secondo cui l’Italia non avrebbe bisogno di un “assist” europeo, il presidente del Consiglio ha risposto con un sorriso che vuol dire “Io speriamo che me la cavo”. (ilVelino/AGV)
(Giuseppe Pennisi) 30 Agosto 2012 11:04
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