LE MIRE D'ORLANDO SULL'UNICA ECCELLENZA DI PALERMO: IL TEATRO MASSIMO
Giuseppe Pennisi
Dal balcone di Palazzo delle Aquile, il neo- Sindaco di Palermo Leoluca Orlando (eletto dal 70 per cento circa dei votanti , con 103mila preferenze personali in una consultazione in cui il tasso di astensione è stato del 60 per cento) vede non sono ‘la fontana delle vergogna’ (in cui naiadi nude scappano dal caldo svolazzando nell’acqua) ma una città di 655 mila abitanti piena di problemi: un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 30 per cento, la perdita di 1500 unità locali di imprese nel corso del 2011, una flessione del 20 dei flussi turistici (ed una riduzione del 5 per cento della durata media dei soggiorni), un’emergenza ambientale (anche per lo scarso coordinamento delle aziende - Amat, Amia, Ampap gas e Sispi - partecipate dal Comune da lui guidato) che preoccupa lo stesso Commissario europeo, Janez Potocnik, oltre agli ormai endemici di criminalità grande e piccola evocati dallo stesso Pontefice Benedetto XVI nella sua visita pastorale nel capoluogo della Sicilia. Ove la situazione non fosse abbastanza complicata, a Ferragosto, il Vice Sindaco e Assessore al Bilancio, Ugo Marchetti, (ex Generale della Guardia di Finanza e ora magistrato della Corte dei Conti), ha alzato i tacchi, fatto protocollare una lettera di dimissioni e se ne è andato, sbattendo delicatamente, la porta.
Con tanti grilli per la testa, il Sindaco che fa? Va a teatro. Al magnifico Teatro Massimo, capolavoro architettonico di Gian Battista Basile, che, alla fine dell’Ottocento, numerose capitali europee tentarono di imitare, senza peraltro riuscirci. Per un economista melomane, il Sindaco fa bene ad andare a teatro non solamente perché la musica – lo disse lo stesso Palestrina ai cardinali e vescovi convenuti al Concilio di Trento - sublima gli animi ed aiuta a prendere decisioni di migliore qualità ma anche perché il Massimo costituisce un vanto per Palermo, un esempio dalla cui gestione prendere esempio per rimettere in senso municipalizzate grandi e piccole. Soprattutto da sette anni, da quando è gestito da un professore d’economia del locale ateneo, Antonio Cognata. E’ l’unica fondazione lirica italiana che, pur avendo ereditato ben 27 milioni di debiti dalla gestione precedente, chiude i bilanci in attivo (come dimostrano i dati del Cerved) con il risultato che lo stock di debito è sceso a 16 milioni. Il miglioramento d’efficienza è stato effettuato tramite una forte riduzione delle spese correnti per il personale (straordinari, indennità varie) ed un’aggressiva politica di coproduzioni con i più importanti enti lirici internazionali. Soprattutto, le maggiori riviste internazionali specializzate del settore- dall’americana “Opera News” alla francese “Opéra Magazine” , alle britanniche “Opera”, “Opera Now” e “Music and Vision”, alla giapponese “Ongakunotumo” – seguono “Il Massimo” tanto quanto “La Scala”: uno dei maggiori critici musicali nipponici Yasuo Takasaki lo considera nella ristretta rosa dei tre-quattro migliori teatri europei in termini di equilibrio tra innovazione e tradizione, di livello delle produzioni e di capacità di portare opere importanti (mai prima messe in scena nel Paese); per il 2013, bicentenario della nascita di Wagner, una folta delegazione di appassionati giapponesi sta programmando una visita a Palermo in occasione della messa in scena (per la prima volta in Italia in diversi decenni) della nuova produzione di un intero Anello del Nibelungo in un’unica stagione. Potrebbe essere la svolta nel turismo di cui Palermo ha tanto bisogno. Sono sempre i giapponesi ad avere studiato con cura il programma del Massimo per portare le giovani generazioni a teatro al fine di replicarlo, con gli adattamenti del caso, in Estremo Oriente.
Pare , però, che Orlando non frequenti il Massimo per migliorare la qualità delle scelte sulla città ma perché, assediato da una folla alla ricerca di poltrone, voglia utilizzarlo come certi Sindaci (un po’ in tutta Italia) facevano con i vecchi enti lirici comunali. Chi lo aiuta in questo campo avrebbe trovato due di quelle che, traducendo dal greco, Ettore Romagnoli chiamava “questioni di lana caprina” e su questa base, far decadere l’attuale Consiglio d’Amministrazione ed innescare un giro di nomine. Al Collegio Romano sono perplessi: appena evitato il commissariamento dell’indebitatissimo Maggio Musicale Fiorentino, come si fa prendere provvedimenti straordinari nei confronti di una fondazione che , con i conti in attivo da sette anni, sta ripianando il debito pregresso secondo il calendario concordato? Alla Farnesina sono nervosi per il colpo ulteriore che ciò darebbe all’immagine internazionale dell’Italia; già alcuni direttori d’orchestra stranieri avrebbero fatto sapere che, senza certezze del quadro normativo, non verrebbero più a concertare in Italia. Pure Oltre Tevere sono inquieti perché il Massimo è l’unico teatro che ha proposto opere liriche di contenuto spirituali.
In effetti, quella del Massimo non è una “questione di lana caprina” locale, ma riguarda i nodi essenziali delle politica della musica e del teatro in musica in Italia ed ha implicazioni internazionali. Da come finirà, vedremo se nel 2013 (bicentenario anche della nascita di Verdi) torneremo ad avere il prestigio che meritiamo nel mondo della lirica (forma di espressione artistica nata in Italia) o se verremo considerati dei pariah che utilizzando “la musa bizzarra e altera” (cosi il musicologo Herbert Lindenberger chiama l’opera) per mediocri gioch
6 commenti:
Gentile Pennisi, come lei saprà da anni professori d'orchestra e artisti del coro chiedono l'allontanamento del sovrintendente e, soprattutto, del direttore artistico, per via della contrazione della produzione che sottoimpiega le maestranze. La egregia gestione del teatro, tanto millantata dai giornali di economia e, come leggo, anche da lei, andrebbe riletta in termini più ampi, che riguardano la valorizzazione del lavoro, la produttività, la ricaduta dell'economia del teatro sulla città. intendo dire che se spendo poco e contraggo la produzione, facilmente risparmio...magari faccio poche opere ma costose...
Insomma: non è tutto oro quel che luccica, mi creda. E soprattutto: Cognata era in scadenza naturale e con un'abile mossa degna della peggiore destra si è fatto prorogare il contratto dalla precedente amministrazione. Anche solo questo fatto mi fa schierare decisamente dalla parte di Orlando!
sonoa salisburgo e non ho i dati ma il Massimo guidato da Cognata ha livelli di produzione inferiori solo alla Scala. Ha poi portato ordine rigore in campi dove imperavano le assenze per malattia
vorrei aggiungere in un'Italia dove si devono tagliare deficit e debito pubblico per le fondszioni liriche il dilemma è risanamento e chiusura. Nel secondo casa, le maestranze sono le più danneggiate. A Genevo e soprattutto a Firenze sono già in corso licenziamenti e cassa integrazione 'in deroga'. A Parma l'orchestra del Regio è senza stipendio da mesi e va verso la liquidazione. Prospettivs da evitare
Non so che dati abbia ma che il Massimo abbia livelli di produttività inferiori solo alla scala lo nega il rapporto ministeriale pubblicato in primavera (che assegna al San Carlo in secondo posto dopo la Scala) e l'appena pubblicata relazione della corte dei conti che trova online. Io al Massimo ci lavoro e posso assicurarle che sta prendendo un granchio. Per questo la sua insistenza ad affermare falsità mi sembra quanto meno fuori luogo.
vorrei aggiungere una cosa anche io sulla vicenda del Regio di Parma: l'orchestra lasciata a casa NON è interna al Regio, ma ad esso legata da convenzione. Parma, come lei ben sa, non è una Fondazione lirico sinfonica, ma un teatro di tradizione. Quindi NON può e NON deve essere paragonata ai casi di Genova e Firenze (aggiunga pure Napoli viste le recenti soluzioni prospettate dalla sovrintendente e subito ritirate per sommossa dei lavoratori e ntervento del sindaco). Se le interessa capire bene come sono andate le cose a Parma legga il dettagliato (quello sì assai documentato) blog di Luigi Boschi che trova online, dove il suo collega ha riscostruito con assoluta chiarezza tutta la storia del Regio che segue da vicino negli ultimi 5 o 6 anni, essendo lui di Parma.
La prego di non essere generico nell'affrontare la questione della produzione di opera lirica oggi in Italia poichè si tratta di un settore in crisi e molto delicato.
grazie
quando rientro dall austria leggero il rapporto della corte dei conti. quello del ministero lo conosco. so bene che Parma non ha una fondazione e l'orchestra è legata al teatro da labile fondazione.Ma un fatto è inelubibile : l'Italia è al verde e le fondazioni o chiudono in pareggio o in attivo i bilanci e riducono il debito o chiudono i battenti
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