InScena
Norma, il belcanto risuona alle Terme di Caracalla
di Giuseppe Pennisi
Quando la sacerdotessa comprende che
Pollione tenta di rapire Adalgisa dal tempio, chiama i Galli alla guerra e si
autodenuncia. Il lavoro finisce con Pollione sul rogo. L'opera è del 1831 e qui
le pulsioni nazional-risorgimentali si fondono con l'intreccio passionale e con
il tema dell'amicizia tra le due protagoniste femminili. Norma è l'apoteosi del
canto puro nella sua espressione sia lirica sia tragica. A un'orchestrazione
semplice si giustappongono una solennità statica e un canto lineare,
caratterizzato da una ricca vena melodica. Le difficoltà di esecuzione sono
principalmente vocali. Si sono spesso espressi dubbi se sia appropriato
rappresentarla all'aperto, ma occorre dare atto al Teatro romano di avere
curato con grande attenzione l'amplificazione: il belcanto trionfa senza che ci
si accorga della strumentazione. Altri punti forti sono la presenza, nei ruoli
principali, di due soprano (come voleva Bellini) e non di un soprano e di un
mezzo soprano come invalso nella tradizione. La californiana Julianna Di
Giacomo, un soprano lirico spinto di grande livello, e Carmela Remigio hanno
trionfato. Buoni Fabio Sartori (Pollione) e Riccardo Zanellato (il Re dei
Galli). Bravo il coro diretto da Roberto Gabbiani. Puntuale la concertazione di
Gabriele Ferro. La regia e l'impianto scenico (Andrea De Rosa e Carlo Savi) utilizzano
la magia delle rovine. Fortunatamente, l'intento di dare al lavoro
un'interpretazione psicoanalitica resta sulla carta. (riproduzione riservata).
Nessun commento:
Posta un commento