MASSIMO RANIERI FA UN BRECHT NAPOLETANO
Beckmesser
In tempi di restrizioni di bilancio, le co-produzioni sono uno strumento per ammortizzare costi, aumentare ricavi e fare vivere il teatro in musica. Proprio in questi mesi, sono in tournée due co-produzioni di: “Die Dreigroschenoper” (o meglio “Opera da tra soldi” di Bertold Brecht e Kurt Weill in quanto allestimenti sono in italiano. La prima, curata prodotta dal Teatro Stabile di Napoli, è appena giunta dal San Carlo di Napoli all’Olimpico di Roma, prossime tappe l’Alighieri di Ravenna e La Fenice di Venezia. La seconda riguarda il circuito regionale toscano.
Soffermiamoci sulla prima. Il punto forte sono l’apparato scenico (una Napoli atemporale in bianco e nero) e l’abilità con cui Massimo Ranieri canta, balla e recita per le tre ore dello spettacolo. Nel vasto cast spiccano anche Gaia Aprea e Lina Sastri. Di livello la Parco della Musica Jazz Orchestra diretta da Francesco Lanzillotta nel fondere jazz e caberet della Belino del 1938. Per quanto Paola Capriolo abbia fatto il possibile per predisporre una nuova traduzione ritmica italiana, il teatro in musica della prima metà del XX secolo è una ricerca incessante di plasmare suono e parola l’uno sull’altra. Senza la lingua originale (che permette di gustare a pieno l’impasto parola-suono) ed i sopratitoli (che consentono di assaporare il testo), mancano aspetti di fondo del lavoro. Inoltre, le parti parlate sembrano dilatate (anche per aggiungere riferimenti all’attualità) rendono lo spettacolo troppo lungo e facendone perdere il ritmo e il mordente di satira politica. In questa veste, però, piace al pubblico; teatro stracolmo e grande successo.
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