lunedì 13 febbraio 2012

Come ristrutturare il debito ellenico in Avvenire 14 febbraio

Come ristrutturare il debito ellenico


DI GIUSEPPE PENNISI

L’ approvazione da parte del Par¬lamento greco del programma di austerità definito con l’Isti¬tuto per la finanza internazionale (l’Ifi, che rappresenta creditori che detengo¬no il 50% del debito greco con i privati) è un passo significativo per avviare a so¬luzione il problema immediato e con¬sentire al Paese di fare fronte alle sca¬denze di marzo, a partire dal rifinanzia¬mento di titoli per 14,5 miliardi di titoli. L’accordo è stato «benedetto», per così dire, anche dalle istituzioni europee e dal Fondo monetario, che quindi sono in parte responsabili dei suoi contenu¬ti e della sua applicazione. Un docu¬mento redatto da una squadra della New York University sottolinea come occor¬ra evitare che l’accordo della settimana scorsa e le misure sancite dal Parla¬mento domenica non diventino una «vittoria di Pirro» (al pari dell’intesa Gre¬cia- Ue del 9 maggio 2010) foriera di più seri problemi, soprattutto se le proteste di piazza ad Atene portano al collasso del consenso sociale minimo necessa¬rio a sostenere le istituzioni della Re¬pubblica.

Dato che per uno Stato sovrano non e¬sistono procedure fallimentari tali da tu¬telare sia creditori sia debitori (come si è visto su Avvenire del 12 febbraio), il no¬do consiste nel definire procedure di ri-strutturazione del debito greco tali non favorire, indirettamente, alcune catego¬rie di creditori rispetto ad altri. Sino ad ora la trattativa con l’Ifi riguarda princi¬palmente le grandi banche (in quanto esse sono i soci dell’istituto) e si basa

Dopo l’intesa sofferta, appare sensata la proposta del ministro delle Finanze Venizelos di lanciare un’offerta pubblica a tutti «i creditori privati»


sulla sostituzione di obbligazioni in es¬sere (garantite unicamente dal Tesoro greco) con obbligazione di valore no¬minale molto più basso (50% dell’at¬tuale) ma dotate di una garanzia multi¬laterale. Se questo fosse il risultato, ne potrebbero risultare indirettamente av¬vantaggiati i piccoli creditori che non partecipano alla trattativa ma i cui tito¬li (oggi trattati sul mercato secondario a non più del 30%- 40% del valore faccia¬le) potrebbero essere apprezzati. Oppu¬re gli hedge funds che hanno acquistato titoli greci al ribasso proprio pensando ad un loro apprezzamento in seguito ad un’intesa tra Grecia e Ifi.

In questo contesto, appare sensata la proposta del ministro delle Finanze, E¬vangelos Venizelos di lanciare, entro la fine di questa settimana, un’offerta pub¬blica «a tutti i creditori privati» per la ri-strutturazione del debito. In tal modo, si esce dall’impasse , dovuta al fatto di con¬cludere un accordo di ristrutturazione u¬nicamente con le grandi banche dell’I¬fi, tale da favorire terzi (specialmente quelli che hanno operato con un inten¬to puramente speculativo). In questo contesto, diventano davvero critiche le modalità e le specifiche dell’asta.

Non sappiamo se Venizelos e i suoi col¬laboratori siano al corrente del lavoro che è stato fatto al Trinity College di Du¬blino, sotto la guida di Constantin Gurd¬giev, sulle modalità di ristrutturazione del debito dell’Irlanda che hanno per¬messo alla piccola Repubblica di met¬tersi sulla strada per uscire dalla tenaglia della crisi. La pubblicazione dello studio è attesa per aprile; ne circola, però, già una bozza che andrebbe meditata non solo da chi ha l’onere di guidare la Gre¬cia in questa difficile fase ma anche dal¬¬l’Ifi, dal Fondo monetario e dalle auto¬rità europee. Anche una gara ben fatta e una ristrutturazione efficiente ed equa sono unicamente il primo passo. Il pa¬sticciaccio non si risolve, se non aiuta la Grecia a porsi sul sentiero di una cresci¬ta sostenuta.

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