Roma, Sala Santa Cecilia, 11, 13, 14 febbraio
All'Auditorium Parco della Musica: Il libro dei sette sigilli
Giuseppe Pennisi
È in pratica una prima italiana. L’oratorio Das Buch mit sieben Siegeln (Il libro dei sette sigilli, dall'Apocalisse di Giovanni) di Franz Schmidt, in programma l’11, 13 e 14 febbraio alla Sala Santa Cecilia del Parco della Musica a Roma è stato eseguito una volta sola, nel 2003 per l’inaugurazione del Festival “Anima Mundi” a Pisa.
Alla metà degli Anni Cinquanta c’era stata un’esecuzione in Vaticano alla presenza del Papa.
Ed è una prima importante.
La sera del 15 luglio 1938 la Vienna nazista tremò. Ascoltando il portentoso "Hallelujah!" che veniva dalla Sala d’Oro del Musikverein dove era in corso una serata di gala per i cinquant’anni dalla fondazione dell’Associazione degli Amici della Musica. Erano passate poche settimane dal referendum-farsa del 10 aprile con cui si era consumata l’annessione al Reich hitleriano e con l’oratorio Schmidt volle dare un carattere ecumenico all’appello all’Alto contro le dittature dare un chiaro e forte “non ci sto” a nome di tutta la cristianità. Per questo utilizzava il testo l’Apocalisse di San Giovanni nella traduzione di Martin Lutero.
Schmidt aveva dimestichezza con musica atonale e dodecafonia, ma scelse un linguaggio riconoscibile basato su Bruckner, un lessico musicale immaginifico, nobile, profondo e soprattutto di grande impatto emotivo. Richiede un enorme organico orchestrale e corale, un organista e tra le voci un tenore dalla tessitura altissima per dar corpo a San Giovanni.
Appartiene alla musica “obliata” di un periodo che si vuole accantonare come se non ci fosse mai stato. L’Accademia ha predisposto un cast di livello: la bacchetta di Leopold Hager; Günther Groissböck (La voce di Dio), Herbert Lippert (Giovanni), Maureen Mc Kay (soprano), Stephanie Atanasov (contralto), Timothy Oliver (tenore), Jacques-Greg Belobo (basso) in vari ruoli; all’organo Michael Schönheit.
All’"Hallelujah!" canteremo anche noi, il pubblico, perché le ragioni di ieri sono valide anche oggi in molte parti del mondo.
Solo un appello ecumenico all’Alto con quella che Benedetto XVI considera “la più alta delle arti” può risolverle.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento