I LIBRI DEI MINISTRI- FABRIZIO BARCA
COESIONE TERRITORIALE IN TEMPO DI CRISI
Giuseppe Pennisi
Fabrizio Barca, unico componente del Governo che afferma di essere sempre stato un economista di scuola marxista, ha il difficile incarico di formulare, proporre, fare approvare ed attuare strategie di coesione territoriale in tempo di crisi. E di una crisi che ha le caratteristiche di essere lunga e profonda, nonché soprattutto parte di un più vasto processo di ristrutturazione dell’economia mondiale.
Un lavoro recente del Fondo monetario (IMF Working Paper No. 11/300) ,a firma di tre economisti italiani (due della Banca d’Italia), analizza l’impatto della crisi internazionale su sei Paesi dell’Europa meridionale orientale e contiene lezioni che possono essere utili anche per l’Italia: l’insegnamento principale è che nei Paesi che , prima della crisi, avevano avuto un forte afflusso di capitali dal’estero ed adottato politiche macroeconomiche espansive, ad una fase di crescita robusta ne ha fatto seguito una di forte vulnerabilità e di forte riduzione dei margini di manovra. Quindi, l’Italia, con tutte le sue difficoltà, è in una posizione migliore di altri Paesi dell’Europa meridionale.
Quale è il vantaggio comparato del nostro Paese ? Giovanni Federico dell’Istituto Universitario Europeo e Nikolaus Wolf della Università Humbolt di Berlino lo esaminano in un saggio di storia dell’economia (CEPR Discussion Paper No. DP8758) in cui passano in rassegna i 150 anni di crescita e trasformazione dall’unificazione. Il lavoro, basata su una ricca base di dati quantitativi sulla composizione di importazioni e esportazioni nel secolo e mezzo dalla proclamazione del Regno d’Italia, mostra come i vantaggi comparati sono cambiati profondamente. E come dovranno esserlo in futuro puntando su processi e prodotti ad elevato contenuto tecnologico e alto valore aggiunto. Lo conferma un volume collettaneo curato da Paolo Guerrieri e Sara Bentivegna The Economic Impact of Digital Technologies – Measring Inclusion and Diffusion in Europe appena uscito per i tipi di Edward Elgar Publishing di Londra.
Quale il ruolo , in questo contesto, degli investimenti in infrastrutture. Justin Yifu Lin dell’Università di Pechino e Doerte Doemeland della Banca Mondiale ne tracciano un quadro nel World Bank Research Working Paper No. 5940 sostenendo che occorre “andare oltre l’economia keynesiana” e proponendo un’”iniziativa internazionale per il supporto di infrastrutture tali da sbloccare strozzature alla crescita”. Nelle aree in ritardo di sviluppo sottolinea lo studio, i rendimenti degli investimenti in infrastrutture tendono ad essere più elevati che in quelle avanzate che dove invece provengono i beni in conto capitale, quali le macchine utensili, per realizzare le opere. Un programma ben articolo può, quindi, innescare un circolo virtuoso.
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