L'“OPERA DA TRE SOLDI” DI BRECHT SBANCA IN UNA DOZZINA DI TEATRI
Roma - Due coproduzioni dello spettacolo girano l’Italia in queste settimane. Nell’allestimento di Luca De Fusco, ora a Brindisi e dal 19 a Roma, Massimo Ranieri e Lina Sastri si aggirano in un'affascinante Napoli in bianco e nero
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Roma - In tempi di restrizioni di bilancio, le coproduzioni sono uno strumento per ammortizzare costi, aumentare ricavi e far vivere il teatro in musica. Proprio in questi mesi, sono in tournée due coproduzioni di “Die Dreigroschenoper” - o meglio “Opera da tra soldi” dato che gli allestimenti sono in italiano - di Bertold Brecht e Kurt Weill. Una è partita dal Verdi di Trieste, è stata al San Carlo di Napoli e al Verdi di Brindisi. Si potrà vedere a Roma dal 19 al 29 febbraio prima che prosegua alla volta di Ravenna, Genova, Venezia ed altre città. Un altro allestimento gira invece per i teatri della Toscana. I lavori composti di Weill sui testi di Brecht sono quindi di nuovo al centro dell’attenzione, dopo una fase di relativo disinteresse dei teatri italiani rispetto alla vasta diffusione avuta dalla metà degli anni Cinquanta in poi. Un elemento dell’indifferenza degli ultimi anni è senza dubbio politico: con la loro ispirazione marxista (nonché vagamente qualunquista) si addicevano a una sinistra di lotta ma si confanno meno alle sinistre di governo. Altro elemento importante è la difficoltà di trovare cantanti attori con la vocalità appropriata e capaci di danzare. Il vero elemento discriminante, però, è se allestirle nella traduzione ritmica italiana (come avvenuto tra il 1955 e il 1980), utilizzare il tedesco con sopratitoli oppure l’italiano per le parti parlate e il tedesco per quelle cantate.
È una scelta non banale: il teatro in musica della prima metà del XX secolo è una ricerca incessante per plasmare suono e parola, anche se solo usando la lingua è possibile gustare appieno l’impasto parola-suono. Ambedue gli allestimenti in giro per l’Italia sono in traduzione ritmica italiana (uno è in parte in dialetto napoletano). Dei due, il più importante è quello prodotto dal Teatro Stabile di Napoli e dal Napoli Teatro Festival Italia in collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo (regia di Luca De Fusco, traduzione di Paola Capriolo). Protagonista, nel ruolo dell’astuto e fascinoso delinquente senza scrupoli, Mackie Messer, è Massimo Ranieri, che condivide la scena, fra gli altri, con Lina Sastri, nel ruolo della prostituta Jenny delle Spelonche. Ranieri nel corso delle tre ore dello spettacolo è interprete, cantante, ballerino, acrobata e mattatore. Gaia Aprea condivide il destino del marito Ranieri/Messer in un contrappunto ora leggero ora intimo di forte fascino, imprimendo al personaggio di “giovane moglie” i tratti dell’audacia dettati dalla passione. Lina Sastri è un’intensa Jenny delle Spelonche, che l’attrice restituisce, tra canzoni e brani recitati, con sapiente equilibrio di tenerezza e inquietudine, di mistero e determinazione, conquistando la scena a ogni passaggio.
Brecht aveva ambientato la vicenda, ispirata a un lavoro dell’inglese John Gay (“L’opera del mendicante”), nei bassifondi della Londra vittoriana. Firmate da Fabrizio Plessi, le scene dello spettacolo trovano il loro punto di forza in una parete di grandi monitor che disegnano un tappeto visivo di disegni, con immagini di una Napoli in bianco e nero dal secondo dopoguerra a oggi. Una dimensione atemporale accentuata anche dai costumi di Giuseppe Crisolini Malatesta, che nelle più svariate gradazioni del bianco e del nero evocano il fascino del cinema anni ’50. La musica di Kurt Weill, dalle atmosfere fumose dei cabaret della Repubblica di Weimar ai ritmi jazz d’Oltroceano, è mirabilmente interpretata dal vivo dall’orchestra diretta da Francesco Lanzillotta. (ilVelino/AGV)
(Hans Sachs) 06 Febbraio 2012 11:59
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