Coppélia, una bambola a cui manca il cuore
di Giuseppe Pennisi
Al teatro alla Scala terminano in questi giorni le rappresentazioni de Les Contes de Hoffmann, capolavoro incompiuto di Jacques Offenbach, mentre a Roma è arrivataCoppélia di Léo Delibes, in replica fino all'8 febbraio. I due lavori hanno la loro origine nel racconto del poeta e scrittore tedesco Ernst T.A Hoffmann, Der Sandmann.
La stessa vicenda, ossia quella di un giovane che tradisce la fidanzata per una bambola meccanica credendola una fanciulla in carne e ossa, viene però trattata in modo molto differente. In linea con Hoffmann (che non la considerava una favola per bambini), Offenbach la tinge di atmosfera morbosa e crea un finale tragico. Delibes, suo contemporaneo, la tratta invece come una novella per educande a lieto fine in un'immaginaria Galizia dove tutti sono buoni e gentili e, pur se tra qualche malinteso, si vogliono bene. L'allestimento romano è una coproduzione con l'Opéra di Nizza e sfoggia Eric Vu-An, autore anche della coreografia, noto per i suoi successi al Festival di Avignone. I giovani danzatori del Ballet Nice Méditerrannée, l'uruguaiana Paola Acosta e l'italiano Alessio Passaquindici si alternano con la prima ballerina del Teatro dell'Opera Gaia Straccamore e con Alessio Rezza per dar corpo a una storia d'amore in cui i contrasti sono sempre sfumati. La concertazione di Koen Kessels mette in risalto le trovate di una partitura capace di ritrarre i personaggi con temi musicali caratterizzanti: scelta appropriate per filtrare la delicata partitura di Delibes. (riproduzione riservata)
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